At 12,1-11;
Sal 33;
2 Tm 4,6-8.17-18;
Mt 16,13-19
Nella Seconda Lettura di questa domenica, S. Paolo ci dice che siamo viventi per Dio per il Battesimo in Gesù Cristo. Essere viventi per Dio comporta di tradurre le nostra vita in una luminosa testimonianza, in una risposta, in un’accoglienza del messaggio che il Signore ci comunica. S. Paolo parla anche della possibilità di “camminare in una vita nuova” che nasce dall’accogliere in noi la resurrezione di Gesù. E’ nuova rispetto al vecchio della tristezza, dell’egoismo, del ripiego su noi stessi, dell’indifferenza, della mediocrità, della volgarità, dell’ira, del risentimento, della gelosia, della vendetta, … e conduce alla nascita dell’ “uomo nuovo” alla luce e nella prospettiva di Cristo Risorto. Essere viventi per Dio comporta esternare visibilmente e tangibilmente un’attestazione per gli Altri, manifestare luce nei nostri occhi, mani aperte alla generosità e alla pacificazione, piedi in movimento verso i malati, i poveri, i disperati. Nel Vangelo, Gesù ricalca con forza il significato dell’espressione “vivere per Dio”, cioè essere degni di Lui, prendere la propria croce e seguirLo. Seguire il Signore equivale proprio a camminare in questa strada luminosa, anche se molte volte è in salita e richiede sforzo, coraggio, decisione radicale contro le tentazioni e i freni che possiamo incontrare sul percorso. Gesù parla di trovare la vita e perderla e dice: “Chi avrà perduto la propria vita per causa mia la troverà”. Perdere la propria vita significa non vivere per le cose della tenebra e del peccato, non lasciarci irretire dall’orgoglio e dall’egoismo, ma andare oltre nella via del dono, della preghiera e della generosità. Trovare la propria vita vuol dire capirne il senso profondo, scoprire la felicità e la gioia che stanno nel superamento della stanchezza, nella fatica del dono di noi stessi. Se oggi molti matrimoni sono in crisi e purtroppo molte coppie, anche giovani, si separano è perché non si dona la propria vita, non si va oltre la conflittualità e l’egocentrismo, non si è pronti a perdere per far vincere la pace nella famiglia. Le parole di Gesù oggi sono molto forti e ci stimolano alla decisione per Dio. Non possiamo più, in questo terzo millennio, non schierarci: o ci indirizziamo verso le tenebre e il male e scegliamo come padre il Satana oppure ci rivolgiamo a Gesù e imbocchiamo la strada non facile del Calvario, che è segnata dalla profonda gioia del dono e di una vita aperta agli Altri e capace di comunicare speranza. Proprio il Vangelo odierno si apre con queste parole: “Disse Gesù ai suoi discepoli …”. I suoi discepoli sono coloro che gli appartengono, che vogliono seguirLo, che ascoltano la sua voce e a loro Gesù chiede il coraggio di una donazione completa, del superamento di ogni possessività, di una apertura a tutta prova nella sua sequela sulla strada del dono e del perdono. Nel mondo attuale, così abituato al consumismo, alla ricerca di se stesso, al pensare solo ai propri interessi e al fatturato, queste parole suonano quasi come una pazzia o come qualche cosa di utopico e non concreto, eppure nella vita e sul volto di tanti Santi e Sante, nella vita e sul volto di tante persone che conosciamo, vediamo che questa decisione radicale per Gesù è possibile e si può applicare nella quotidianità delle esperienze e degli atteggiamenti, vediamo come chi segue il Signore diventa per gli Altri uno strumento di pace e di speranza. Proprio in questo sabato, dopo i Primi Vespri, e quindi già nel giorno liturgico della domenica, si celebra, alla Certosa di Pesio, l’ordinazione sacerdotale di un nostro missionario, padre Daniele Giolitti, un giovane che si è deciso per il Signore, per la Missione. Sappiamo che i Superiori lo hanno destinato alla nostra nuova missione in Mongolia. Non è semplice lasciare tutto e andare in una terra lontana, dove il clima freddo non facilita certo la vita, dove la lingua, per noi italiani, non è facile da imparare, ma è veramente l’incarnazione di questo Vangelo prendere la propria croce e seguire il Signore. Lasciamoci scuotere da tutte quelle persone che ci danno un buon esempio e cerchiamo di comprendere come la vita di ciascuno di noi è breve e merita di essere spesa nel dono e nella comunicazione dell’Amore e della speranza perché si traduca, domani, nella gioia eterna e nella felicità senza fine della grande festa di nozze del Paradiso.
La Madonna Consolata che ci è Madre desidera con tutta se stessa aiutarci perché diventiamo viventi per Gesù e possiamo darne luminosa attestazione.