IV Domenica del tempo ordinario

Pubblicato in Domenica Missionaria
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Insegnava loro
come uno che ha autorità




Dt 18,15-20;

1 Cor 7,32-35;
Mc 1,21-28

È con Mosè che incominciano ad esserci i Profeti che sono “portavoce” dei voleri di Dio e “coscienza critica” permanente della fedeltà del popolo alle leggi dell’Alleanza; il profeta è una figura importatissima per Israele in quanto strumento del dialogo tra il popolo e Dio.

Mosè aveva predetto “il Signore tuo Dio susciterà per te un Profeta pari a me” (Dt 18,15), è Gesù il profeta promesso che oggi vediamo a Cafarnao, proprio là dove la gente vive e lavora, là dove l’uomo sente più pesante la fatica di vivere; e inizia la sua predicazione proprio là dove la gente si riunisce abitualmente, al sabato in Sinagoga. Marco annota che “insegnava” ma non dice nulla sul contenuto di questo insegnamento, descrive semplicemente l’effetto che Gesù ebbe sugli ascoltatori e poi spiega che stupore e meraviglia erano prodotti dalla differenza che intercorreva tra Gesù e gli Scribi.

“Che è mai questo? una dottrina nuova insegnata con autorità, comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono” – l’evangelista Marco sottolinea soprattutto l’autorità con cui Gesù parla, il potere straordinario con cui Egli agisce persino su Satana: la folla è pervasa da stupore e da timore religioso dinanzi al divino che si manifesta in Gesù; l’indemoniato, in forza della parola di Gesù, viene subito liberato dalla presenza dello spirito devastatore, viene restituito alla sua libertà e dignità di uomo.

Gesù insegna come uno che ha autorità, così si rivela come il Figlio di Dio, e non come un semplice uomo che deve basare il suo insegnamento su tradizioni precedenti. “Una dottrina nuova insegnata con autorità” sottolinea Marco, questo lo si può vedere in modo più esplicito nel Discorso della montagna dove Gesù afferma “avete inteso che fu detto agli antichi... ma io vi dico...” (Mt 5,21) l’insegnamento di Gesù è veramente nuovo.

I Giudei ne erano stupiti e dicevano “come mai costui conosce le scritture, senza avere studiato?” Gesù rispose “la mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato” (Gv 7,15) – nel Canton Ticino, a Locarno, c’è il Santuario della Madonna del Sasso: la Madonna tiene il Bambino in braccio e c’è la scritta “in gremio Matris, sapientia Patris” (è tra le braccia della Madre ed è la sapienza del Padre). Nel Vangelo di Giovanni c’è una testimonianza riferita a Gesù che dice: “colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio” (Gv 3,34) – Gesù è la parola definitiva di Dio “avendo Dio a diverse riprese e in diversi modi parlato ai nostri padri nei Profeti, in questi ultimi giorni ci ha parlato nel Figlio, che Egli ha costituito erede di tutto, per mezzo del quale ha anche fatto i secoli” (Eb 1,1) – Gesù che è nato, morto e risorto, che siede alla destra del Padre e che è nell’Eucaristia, è la parola definitiva di Dio. E questa autorità nell’insegnare continua nella Chiesa – con autorità e infallibilità la Chiesa ci propone le verità da credere. Nel Concilio Vaticano I (1870) è stata proclamata l’infallibilità del Papa quando parla “ex cathedra”. Nell’atto di fede diciamo “mio Dio credo fermamente tutto quello che voi avete rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere...”

Santa Teresa d’Avila “per qualunque verità che insegna la Chiesa sarei disposta a dare la vita mille volte...”. Paolo VI “cercate di essere intelligenti, di essere svegli, di capire le cose, e perciò lasciatevi guidare dall’informazione più adeguata, anzi suprema e perfetta, per condurre nel miglior modo la vostra vita, cioè la Parola di Dio, l’istruzione religiosa, la scienza dell’esistenza terrena e della vita riservataci per l’eternità. La risposta è unica, assoluta, irrefutabile: sia in voi salda questa fede: sappiate che quanto il cristianesimo vi insegna come vero, è vero – quel che il cristianesimo vi insegna come vitale, è vivo – quanto il cristianesimo vi insegna come importante, è importante – ciò che il cristianesimo vi insegna come necessario, è necessario. Scelgo e credo – sono sicuro che fondandomi sulla parola di Cristo della quale la Chiesa è garante e maestra non mi sbaglio; sono sicuro che dando a Cristo la mia adesione io non l’affido a un capitano di ventura o ad uno che sarà sconfitto: la offro a colui che è stato e sarà sempre il vincitore della vita e della morte”.

Oltre ad ascoltare una dottrina nuova insegnata con autorità, hanno visto una potenza nuova, irresistibile, esercitata a danno del maligno. San Marco pone come primo miracolo del suo Vangelo la guarigione dell’indemoniato: “Che c’entri con noi Gesù nazareno? Sei venuto a rovinarci! io so chi tu sei: il santo di Dio”. Gesù risponde con una sola parola “taci” e poi lo scaccia.

Noi sappiamo quanto l’evangelista Marco ci tenesse al segreto messianico “difatti Gesù non permetteva ai demoni di parlare perché lo conoscevano” (Mc 1,34).

Il demonio percepisce in Gesù una presenza straordinaria divina, e teme in lui il misterioso personaggio che
potrebbe strappargli l’immenso potere che esercitava sugli uomini fin dai primordi del mondo.

La semplicità e l’immediatezza con cui Gesù libera quel povero uomo dalla presenza del demonio, dimostrano che la parola di Gesù è efficace e portatrice di salvezza, come lo è la parola creatrice di Dio.

Con la venuta di Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio, è ormai venuto nel mondo il Regno di Dio, sono iniziati i tempi ultimi della salvezza: Dio ha iniziato a sconfiggere il male e a esorcizzare il mondo con l’azione liberatrice esalvifica di Gesù – Gesù è venuto a liberare gli uomini dall’influsso degli spiriti cattivi, per dare loro la vera libertà dei figli di Dio (Albert Vanhoye).

“Il Santo di Dio” si trova in questa espressione e così pure nella confessione di Pietro quando Gesù disse ai dodici “forse anche voi volete andarvene?” – “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,69). “Il Santo di Dio” gli uomini avvertono in Gesù una particolare presenza di Dio che lo isola dalla nostra esistenza di peccato e, nello stesso tempo, lo mette a nostra disposizione per vincere in noi e negli altri ogni sorta di male.

L’identità di Gesù sarà pubblicamente riconosciuta sul Calvario, dopo la sua morte in croce, con questa confessione del centurione “veramente quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39).

E lì alla croce che Cristo accetterà quella “fama” che ora rifiuta e che si diffonde a sua insaputa. “La fede in Cristo, scriveva Pascal, è autentica non in quanto nasce da un miracolo ma in quanto è generata dalla croce”.

“Se vogliamo sapere chi è Dio dobbiamo inginocchiarci ai piedi della croce” (J. Moltmann).


Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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