Domenica di Pentecoste

Pubblicato in Domenica Missionaria
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Egli battezzerà,
nello Spirito Santo


At 2,1-11;

Gal 5,16-25;
Gv 15,26-27; 16,12- 15


La Pentecoste rappresenta la conclusione trionfale del mistero pasquale: Gesù è morto e risorto per noi e oggi
manda lo Spirito Santo che è l’abbraccio di Dio al mondo, l’abbraccio di Dio agli uomini.

Lo Spirito è il dono supremo a coronamento dell’opera compiuta da Gesù qui in terra in nome del Padre.

All’interno del fluviale discorso-testamento di Gesù nell’ultima cena si incontrano ben cinque promesse dello Spirito che il Cristo presenta alla luce della Pasqua imminente (Gv 13,31 - 17). Una parte di questo discorso di Gesù lo abbiamo oggi, e dichiara innanzitutto che lo Spirito gli renderà testimonianza, e darà ai discepoli la capacità di rendere testimonianza a Gesù conferendo loro una forza straordinaria – e dichiara che lo Spirito di verità guiderà i descepoli alla verità tutta intera perché possano penetrare nell’infinita ricchezza della Rivelazione e ne possano essere trasformati e animati – “la Rivelazione è perfettamente una: essa prende la sua origine dal Padre, viene attuata dal Figlio e si perfeziona nello Spirito” (D. Mollat).

Gesù resta sempre l’unico rivelatore del Padre ma lo “Spirito di verità” fa penetrare la rivelazione del Cristo nel cuore dei credenti in pienezza totale. Lo Spirito Santo esercita un’azione interiore essenziale per la fede, la speranza e la carità cristiane.

È una forza intima, che porta luce-calore, e rende tutto vivo, mantenendolo sempre in relazione con il mistero di Cristo.

Von Balthasar “lo Spirito Santo è soffio alito, non vuol essere visto ma essere occhio veggente della grazia in noi, è la luce che non si può vedere se non sull’oggetto illuminato. Lui solo conosce le profondità di Dio e come Cristo sia totalmente rivolto verso il Padre e interamente esistente per gli uomini”.

Quando il mondo fu creato lo Spirito di Dio aleggiava sulla creazione e ogni cosa assunse il suo vero aspetto e il suo posto, ci fu armonia e ordine – le erbe e i semi germogliarono sulla terra e in cielo incominciarono a brillare gli astri, e Dio si compiaque della sua creazione. “Questo Spirito di Dio riempie l’universo, e tutto ciò che è creato in lui riconosce la fonte della propria identità, in Lui trova la propria trascendente espressione, a Lui si volge e lo attende, lo invoca con il suo stesso essere” (Giovanni Paolo II).

Al sesto giorno Dio disse “facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza...” (Gn 1,26) – e Dio plasmò l’uomo con il fango della terra, ed anche qui intervenne lo Spirito di Dio come già aveva aleggiato sulle acque primordiali – difatti “Dio soffiò nelle sue narici uno spirito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” un essere capace di dialogare con il suo creatore, di essere suo amico, ma anche di ribellarsi a Lui.

E l’uomo si portò, sciaguratamente, su questa seconda possibilità e peccò, così divenne da oggetto di compiacenza, motivo di disgusto per Dio. Ma Dio non si arrese di fronte al male, la sua misericordia decretò di riformare ancora più mirabilmente l’opera della sua creazione. E per questa creazione-umanità nuova stabilì di inviare un nuovo Adamo, il suo Figlio unigenito, nato da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. “Gesù per tutta la sua vita fu assistito dal dolce e a Lui consostanziale Spirito Santo” (san Giovanni Crisostomo).

Quando ebbe terminata la sua opera qui in terra, fu esaltato in cielo alla destra del Padre.

Qui in terra aveva lasciato la sua Chiesa: undici apostoli e poche decine di seguaci, che vivevano nascosti impauriti, senza sapere cosa fare e cosa volesse dire andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo.

Il giorno di Pentecoste, mentre erano raccolti con Maria nel cenacolo, lo Spirito Santo fece irruzione su di loro – e quel piccolo numero divenne la Chiesa, il corpo mistico di Cristo vivificato dallo Spirito Santo – si ebbe completata la “cosa nuova” (Is 43,19), che Dio andava annunziando dall’Antico Testamento.

Erano le nove del mattino, si sentì un rumore come di
vento impetuoso e su ognuno si posò una lingua di fuoco, e gli apostoli furono trasformati: la loro mente si riempì di una luce soprannaturale, il loro cuore si colmò di amore, la loro volontà prese una energia divina e uscirono a predicare. Le loro parole furono raccolte dalle orecchie degli ascoltatori come se parlassero nella di loro propria lingua: così il dono della fede è stato dato a tutti i popoli, “Pentecoste celebra il mistero dell’unità divina della Chiesa ed insieme la sua molteplicità umana” (Giovanni Paolo II).

Parlavano con tanta confidenza e dolcezza di Gesù che la gente diceva “ma costoro sono ebbri di mosto”. Quei pacifici conquistatori si divisero il mondo per portare ovunque l’avvenuta salvezza.

La Pentecoste segna il giorno di nascita della Chiesa
“la Chiesa è visibile dai primordi del mondo, è stata preparata in modo mirabile nell’Antico Testamento specialmente nella storia del popolo ebreo – è apparsa ufficialmente davanti alla moltitudine con la discesa dello Spirito Santo e sarà perfetta alla fine del mondo dove tutti gli eletti da Adamo e Abele fino all’ultimo eletto si raduneranno al Padre nella Chiesa” (Vaticano II).

Lo Spirito Santo è il grande maestro della Chiesa “il popolo in cammino è guidato dallo Spirito Santo” – Egli fa vibrare la Chiesa intera nell’attesa della venuta gloriosa dello Sposo alla fine dei tempi.

La più grande delle divine promesse: l’invio dello Spirito
sulla terra e in tutti gli uomini “su ogni carne” come dice il profeta Gioele (Gl 3,1) e ripreso da san Pietro negli Atti degli Apostoli – quindi ognuno è umanità sacra e inviolabile.

Tutta l’opera di Gesù si può riassumere: Egli battezzerà in Spirito Santo” (Gv 1,33).

È questo lo Spirito che per mezzo dei profeti il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve, perché ricevessero il dono della profezia. Perciò Esso discese anche sul Figlio di Dio, divenuto Figlio dell’uomo, abituandosi con Lui a dimorare nel genere umano, a riposare tra gli uomini e ad abitare nelle creature di Dio, operando in essi la volontà del Padre e rinnovandoli dall’uomo vecchio alla novità di Cristo (sant’Ireneo).

La Pentecoste è il riconoscimento del primato dello Spirito e della grazia. L’uomo lasciato a se stesso produce solo “opere della carne”; ma se egli lascia irrompere in sé lo Spirito, come ci insegna Paolo (Gal 15,22) ecco che si producono i “frutti dello Spirito”.

È un po’ la testimonianza di Pascal che col suo celebre “memoriale” che egli aveva intitolato “Fuoco” – dall’età di trent’un anni fino alla morte a trentanove anni si cuciva e scuciva nel vari abiti questa pergamena volendo che diventasse il “fuoco” della sua vita: “Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti. Certezza, certezza. Sentimento, Gioia, Pace. Dio di Gesù Cristo. Dio mio e Dio vostro. Il tuo Dio sarà il mio Dio. Obblio del mondo e di tutto fuorché di Dio. Egli non si trova se non per le vie indicate dal Vangelo”.

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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