Sap 1,13-15. 2,23-25. Dio non ha mai ordinato cicute e trabocchetti ma solo cose utili e buone.
2 Cor 8,7-9.13-15. Chi ha molto che non gli avanzi niente e chi ha poco che non gli manchi niente.
Mc 5, 21-43. La bambina risuscitata e la anziana guarita. Gesù non è mai d'accordo con chi precipitosamente annuncia che non c'è niente da fare.
Ci avvicina a Gesù la fede. Il papà della bambina moribonda, capo della sinagoga, crede che Gesù è l'ultima speranza. Anche la donna crede in Gesù dopo aver provato tutte le altre strade. Gesù non si offende se lo cercano dopo gli altri. Succede il miracolo quando la fede arriva alla commozione di Gesù. Soltanto così si guarisce. La cultura cosiddetta cristiana dovrebbe dare cammino alla fede per incontrare l'amore che salva. Una espressione pastorale vuota di carità diventerebbe esibizione e sceneggiata.
Almeno vale sempre qualcosa la carità anche se non è animata dalla fede. E grazie a Dio tantissimi sono caritatevoli, anche se la fede classica, quella della Chiesa, non la sanno dire, ancor meno spiegare e neppure da che parte si comincia a praticarla. Purtroppo a volte la nostra testimonianza di fede sembra quella sfilza di medaglie che i generali russi mettevano in mostra. Faceva dubitare che fossero tutte meritate e conquistate e certamente invece di commuovere facevano ridere. La fede vera riesce a commuovere. Gesù si commosse e risuscitò la bambina. Gesù si commosse e guarì la donna. ''La tua fede ti ha salvato''. Ti salva la fede che commuove Gesù. Si commuove Gesù se gli fanno una gran festa o una bellissima processione? O se fanno un congresso? O un concerto? O suonano le campane? Un ladro compagno casuale di Gesù nel patibolo commuove con pochissime parole e riceve una promessa meravigliosa. Un bicchiere d'acqua fresca commuove Gesù. Un pezzo di pane dato a chi ha fame commuove Gesù. Il servizio a una madre incurabile commuove Gesù. La pazienza di essere sempre cenerentola prima e dopo la mezzanotte commuove Gesù. Un capo della sinagoga, non trovando soluzione e risposta nella istituzione che rappresenta, si rivolge a Gesù perché avverte che lui davvero ha un messaggio di liberazione con nuove prospettive di vita e salvezza. Una terminologia sbagliata ha reso la parola “liberazione’’ come slogan da combattimento. Il messaggio di Gesù è liberazione vera perché non giustifica nessuna schiavitù.
Con il dono della libertà siamo pronti ai vari passi: liberarci dall’odio, dalla violenza, dalla colpa, dalla sicurezza egoista, dalle convinzioni che escludono gli altri. Poi ci impegniamo con la capacità di crescere, di assumere pienamente l’identità di figlio di Dio e accettare un compito, un servizio, una missione. Tutto con meravigliosa disponibilità a un privilegio: associazione speciale con il Regno, con la vita divina e la fraternità umana, ascoltando la Parola con apertura e speranza e con l’entusiasmo di andare per strade nuove, oltre gli orizzonti consueti. Diventa proprio un impegno deciso a non tenere più catene, ad essere persone libere. Diceva Mosè al Faraone: per adorare il nostro Dio dobbiamo essere liberi.