1 Gv 3,1-2.21-24;
Lc 2,41-52
Celebriamo oggi la festa della Sacra Famiglia. Maria, Giuseppe e Gesù sono uniti tra loro da un amore intenso, profondo, basato su quello che ricevono da Dio. Le nostre famiglie devono seguire questo esempio, vivendo un amore familiare forte, basato sull’amore che riceviamo da Dio.
Giuseppe e Maria che abitando a Nazareth distavano da Gerusalemme circa tre giorni di cammino vi salivano ogni anno per celebrarvi la Pasqua. È in occasione di uno di questi pellegrinaggi che accadde il fatto narrato nel Vangelo di oggi.
Gesù salì con loro quando aveva dodici anni, cioè nell’anno che precedeva il riconoscimento della maturità religiosa del giovane ebreo, fissata a tredici. A tredici anni in Israele si diventa adulti e si è tenuti all’osservaza di tutti i precetti della legge. Questo rende anche comprensibile la permanenza di Gesù nelle adiacenze del Tempio, dove i ‘maestri’ tenevano le loro lezioni sulla legge per i giovani che dovevano essere riconosciuti ‘adulti’ nella fede, con il diritto di poter leggere il testo sacro nelle sinagoghe. Gesù si fermò a Gerusalemme perché desideroso di scoprire la volontà del Padre nei libri santi del suo popolo. Lo smarrimento di Gesù portò come un’aria di tempesta nella vita tranquilla della famiglia di Nazareth. Dopo tre giorni di spasimo lo ritrovarono “seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava”. E sua madre gli disse “figlio perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io angosciati ti cercavamo” ed Egli (dagli occhi chiari, semplici, puri, dice santa Caterina da Genova), rispose: “perché mi cercavate, non sapevate che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Maria e Giuseppe rimangono stupiti, non comprendono le parole di Gesù. Sono così abituati a vederlo obbediente a casa che non capiscono come egli abbia potuto prendere questa iniziativa.
“Sua Madre serbava tutte queste cose nel suo cuore” Maria capisce ora che anche per Lei deve iniziare quel faticoso itinerario di fede che le farà scoprire il mistero nascosto del suo ragazzo e che le farà perdere sempre più il Figlio come suo possesso per averlo come dono salvifico di Dio ai piedi della croce.
È la prima grande autorivalazione che Gesù fa del suo destino: coincide con la scelta di fare la volontà del Padre, per essere disponibile in modo totale a compiere fino in fondo il progetto di Dio – ed è proprio il mistero pasquale che viene anticipato nell’episodio dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù: avviene proprio durante la festa di Pasqua, e il ritrovamento è al terzo giorno. Anche questo è significativo: non c’è famiglia su cui non si abbatta qualche volta la tempesta: incomprensioni, conflitti, errori, insuccessi, malattie e morte. Alessandro Manzoni dice “è qui soprattutto che la fiducia in Dio raddolcisce i dolori, compagina di più i vari membri della famiglia e ricarica di speranza in attesa di giorni migliori” - “Dio turba le gioie delle sue crature ma per darne delle più grandi”.
Sembra che Luca voglia dirci proprio questo quando chiude il suo burrascoso racconto dicendo “scese con loro e tornò a Nazareth, ed era sottomesso ad essi” il dolore e la sofferenza non arrestano la vita, visti in Dio, al contrario, la rendono più dinamica e più feconda.
Di nuovo a Nazareth Giuseppe continuò con gioia a dirigere i suoi cari; vivevano una vita di umiltà e di pace; Gesù insegnava a Maria e Giuseppe la strada migliore per piacere a Dio; di solito ogni casa ebrea aveva un armadio dove sono riposte le carte della sacra Scrittura, Gesù spiegava a loro come le profezie un giorno diverranno realtà.
“E Gesù intanto cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”: questa è una di quelle frasi del Vangelo che manifestano meglio la realtà dell’incarnazione. Gesù ha assunto veramente la nostra esistenza umana, dal momento del concepimento fino alla morte, percorrendo tutte le tappe necessarie della crescita umana. Gesù cresceva non soltanto in età, ma anche in sapienza e in grazia davanti a Dio e agli uomini. Così egli ci appare autenticamente uomo: ha condiviso la nostra situazione e ha conosciuto tutte le difficoltà e le gioie, le speranze e le aspirazioni che sono caratteristiche della crescita umana (Albert Vanhoye).
Il mistero dell’incarnazione ci rivela che il Figlio di Dio si è fatto in tutto simile a noi fuorché nel peccato; come avviene per ogni essere umano, la crescita di Gesù dall’infanzia fino all’età adulta (Lc 2,40) ha avuto bisogno dell’azione educativa dei genitori. Il Vangelo dice che a Nazareth era sottomesso a Giuseppe e a Maria; Maria e Giuseppe si sono aiutati a rendere la casa di Nazareth un ambiente favorevole alla crescita e alla maturazione personale del Salvatore dell’umanità.
Giuseppe iniziandolo al duro lavoro di carpentiere, ha permesso a Gesù di inserirsi nel mondo del lavoro e della vita sociale.
La Madre ha introdotto Gesù nella cultura e nelle tradizioni del popolo di Israele; ma sarà Lui a rivelare fin dall’episodio del ritrovamento nel Tempio la piena consapevolezza di essere il Figlio di Dio inviato a irradiare la verità nel mondo seguendo esclusivamente la volontà del Padre.
Maria e Giuseppe emergono perciò come modelli di tutti gli educatori; la loro esperianza educatrice costituisce un punto di riferimento sicuro per i genitori chiamati, in condizioni sempre più complesse e difficili, a porsi al servizio dello sviluppo integrale della persona dei loro figli perché vivano un’esistenza degna dell’uomo e corrispondente al progetto di Dio.
Ogni uomo ha diritto all’educazione, e i genitori sono i primi e principali educatori. Col sacramento del matrimonio si provvede alla crescita esterna del consorzio cristiano e, ciò che più importa, alla retta e religiosa educazione della prole, senza la quale la Chiesa andrebbe incontro a gravissimi pericoli (Pio XII).
Pio XI: “l’educazione cristiana è un beneficio che supera tutti gli altri, immensamente e senza confronto. Per quante buone fortune uno abbia nel corso della sua esistenza, nessuna uguaglierà in preziosità e grandezza quella dell’educazione cristiana ricevuta in modo accurato”.
Giuseppe Tovini, padre di undici figli: “i figli senza la fede non saranno mai ricchi, i figli con la fede non saranno mai poveri”. Se si vuol costruire una famiglia ideale non si deve trascurare il rapporto con Dio. La fede può diventare una benedizione anche per gli affetti; la gioia di credere diventa per la famiglia gioia di amarsi, di soffrire insieme, di sperare insieme.
Gesù è venuto a dare inizio ad una umanità nuova: la prima cellula è la famiglia di Nazareth - che la famiglia sia secondo il piano della sua creazione e della sua redenzione. Giovanni Paolo II ha aggiunto nelle Litanie della Madonna quella di “Maria, regina della famiglia, prega per noi”.