Ecco il mio figlio prediletto
Is 45,1-5.9-11;
Tt 2,11-14; 3,4-7;
Lc 3,15-16.21-22
Oggi si parla del battesimo di Gesù, ma prima del suo battesimo ci furono quei trent’anni di silenzio nei quali Gesù si è calato fino in fondo nella situazione umana. Gesù ha imitato l’uomo perfettamente, lo ha imitato nel nascere, nel vivere e nel morire. Quel periodo di trent’anni nella casa di Nazareth deve insegnarci che Gesù ha vissuto il ‘terribile’ quotidiano della vita. Gesù all’età di trent’anni ritenuto il figlio di Giuseppe (Lc 3,23), lasciò la sua casa di Nazareth, salutando con rincrescimento sua madre, per iniziare la sua vita pubblica.
Per primo si portò da Giovanni Battista che stava battezzando presso il fiume Giordano riconoscendo in lui il precursore annunziato dai profeti, l’inviato da Dio a preparare la strada al Messia, e con forza annunciava la venuta del Signore che in persona avrebbe pascolato con dolce premura il suo gregge radunando le pecore disperse.
Gesù quando giunse per essere battezzato si fermò in mezzo a tutti, in mezzo ai peccatori, come uno di loro; infatti egli era venuto per cercare e salvare ciò che era perduto, egli è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Dopo il battesimo Gesù si mette a capo dei peccatori per guidarli alla salvezza.
Il battesimo di Gesù è un avvenimento importante nella sua vita; tutti e quattro gli evangelisti ne parlano. Il battesimo è la consacrazione definitiva di Gesù al servizio di Dio e al servizio degli uomini che fino ad allora stavano sotto il potere del diavolo. Gesù si fa battezzare come per dire il suo ‘sì’ all’opera della nostra salvezza; il battesimo è l’inizio del suo viaggio, viaggio che culminerà sul Calvario.
Gesù riceve il battesimo come segno della propria missione di morire e risorgere per noi, così da poterci dare il battesimo nello Spirito Santo (Albert Vanhoye); per questo egli chiamerà ‘battesimo’ la sua stessa passione e morte “ho un battesimo in cui devo essere battezzato, e come mi sento teso fino a che non sia compiuto!” (Lc 12,49), (anticipazione del mistero pasquale). San Luca non descrive il battesimo di Gesù, ma ne parla come di un fatto già avvenuto “quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera...”. L’evangelista intende dire che la rivelazione divina avvenuta in quel momento coincide con la preghiera di Gesù, cioè la sua profonda e intima relazione con Dio.
“Il cielo si aprì” l’aprirsi dei cieli al battesimo di Gesù inaugura un’era nuova, quella dell’effusione dello Spirito e della vittoria sul peccato (nell’umanità di Gesù Dio si fa vicino all’umanità di peccatori).
“E scese su lui lo Spirito Santo (la tenerezza del Padre che si piega sul Figlio) in apparenza corporea come di colomba”, descritto così per salvaguardare la trascendenza dello Spirito - lo Spirito è oltre ogni capacità umana di rappresentazione, di raffigurazione. L’aspetto della visibilità dello Spirito è in vista dell’investitura messianica di Gesù: prima del battesimo Gesù visse nel silenzio della casa di Nazareth, dopo il battesimo inizia il suo ministero. Gesù, generato per opera dello Spirito Santo, scende su di lui lo Spirito in vista del suo mini45 stero che è appunto quello di battezzare in Spirito Santo e fuoco (Lc 3,16).
La colomba di Noè con il ramo di ulivo (Gn 8,11) riecheggia la fragranza di odore di soavità del Signore che verrà, questa Colomba mostra il Signore che si è ormai fatto presente. La colomba ha segnalato la fine del diluvio, e la Colomba che si posa su Gesù vorrebbe indicare che in lui emerge il mondo nuovo, la nuova creazione di Dio trasformata dallo Spirito.
“E vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. È la voce di Dio Padre che proclama apertamente al mondo che Gesù di Nazareth è il suo figlio divino. Prediletto: amandolo di più Dio fa sì che il figlio da lui prediletto ci ami anche di più. In lui si è compiaciuto per la sua obbedienza e prontezza nel dire di sì all’opera della nostra salvezza.
La parola del Padre non precede il battesimo ma lo segue: non è solo parola di rivelazione - ma ‘parola di conferma’, conferma il modo con cui Gesù ha deciso di essere Figlio di Dio, facendosi solidale con i suoi fratelli peccatori; così consente a Dio di mostrare agli uomini, attraverso Gesù, di come egli voglia essere il loro Padre, il Padre che perdona la colpa e che riplasma, come un vasaio, l’opera delle sue mani, per dirlo con le parole della preghiera di Isaia (Is 64,7).
Gesù è sceso nel Giordano per santificare le acque del battesimo e per benedire ogni creatura e tutto il mondo: oggi cielo, terra e mare esultano perché Gesù è battezzato nel fiume Giordano, il mondo è santificato. San Tommaso d’Aquino afferma che Gesù “volle essere battezzato per consacrare con il suo battesimo il battesimo con il quale noi saremmo stati battezzati” – anche in una lezione liturgica si legge: “con le acque santificate nel fiume Giordano, Gesù nel fonte battesimale riformò nuovamente la nostra natura umana che era decaduta”. 46 È venuto a compiere l’impresa divina di cancellare con la grazia il male del mondo.
Il battesimo cristiano coincide con il dono dello Spirito Santo, inaugurato a Pentecoste con la discesa dello Spirito in forma di fuoco. Il battesimo è fondato sulla morte e risurrezione di Gesù: sulla morte perché si ottiene la remissione dei peccati, sulla risurrezione perché si nasce a una vita nuova (nel battesimo ci investe la salvezza operata da Gesù). Prima della sua ascensione Gesù annuncia agli apostoli il dono dello Spirito e lo presenta come il compimento della promessa del Padre “promissum Patris”, “Giovanni battezzò con acqua ma voi sarete battezzati in Spirito Santo di qui a non molti giorni” (At 1,5).
Nel fonte battesimale nascono i figli di Dio tramite una nuova nascita, opera dello Spirito Santo. Origene diceva che l’uomo deve essere corpo anima e Spirito Santo. San Basilio Magno e san Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa (2 gennaio) scrivevano “e mentre altri ricevono i loro titoli dai genitori, o se li procurano essi stessi dalle attività e imprese della loro vita, per noi invece era grande realtà e grande onore essere e chiamarci cristiani. San Luciano (7 gennaio) interrogato con i suoi profondi studi rispondeva sicuro; di nuovo interrogato rispondeva solo “sono cristiano” – “mirabile risposta, scriveva san Gerolamo, infatti non appartiene a nessuna città, perché sua patria è la Gerusalemme celeste; non ha parenti in terra, perché tutti gli abitanti del cielo sono suoi parenti”. Al momento del nostro battesimo anche su di noi il cielo si è aperto, e Dio ci ha accordato la stessa compiacenza che nutre per il suo figlio; e questo amore non solo mai ce lo tglie, fossimo pure colpevoli, ma lo conserva e lo rinnova.