Domenica II di Avvento

Pubblicato in Domenica Missionaria
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Il predicatore del
messaggio di salvezza


Bar 5,1-9;

Fil 1,4-6.8-11;
Lc 3,1-6

L’evangelista Luca all’inizio del suo Vangelo dice di voler redigere un’opera storicamente veritiera (la nostra fede è anche fede storica); egli intende riferirsi a fatti concreti; l’intervento di Dio nella storia dell’umanità è avvenuto in un momento e in un luogo ben definiti.

“Nell’anno decimo quinto dell’impero di Tiberio Cesare (l’imperatore Augusto era morto nel 14 d.C., Tiberio ha regnato da 14 al 37) mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode Tetrarca della Galilea...” davanti alla parata di questi potenti si erge la potenza della Parola di Dio che scende su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto, a determinare la nuova svolta della storia, nel segno della salvezza – in questa cornice storico-geografico-religioso-politica si avvera l’ora predetta dai profeti e desiderata dai Giudei, ora di portata universale, che salva tutti “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.

Tutto inizia nel deserto alle porte della Terra Promessa. L’annuncio del Vangelo parte proprio dal luogo in cui Mosè si era fermato, avendo condotto Israele fino alle soglie della terra promessa per prenderne possesso, Israele liberato dalla schiavitù d’Egitto.

Giovanni da giovinetto fu condotto nel deserto dallo Spirito del Signore, là si cibava poveramente, viveva nella preghiera fino al giorno in cui è uscito per predicare la venuta del Signore.

Un giorno si diffuse la fama di un uomo straordinario che viveva nel deserto, vestiva pelli di cammello, di nome Giovanni che significa ‘Dio è misericordioso’, predicava la conversione e dava il battesimo di penitenza. E la gente si riversava da lui.

Era da secoli che il popolo eletto non provava il brivido della presenza e della parola di un profeta come Giovanni; da solo seppe suscitare nel popolo, già in attesa della salvezza, una profonda emozione. Ebbe la capacità di far capire che il Messia era vicino, alle porte. La forza del suo annuncio gli veniva dalla sua umiltà “io non son degno di sciogliere i legacci dei suoi calzari”, dalla sua austerità e coerenza, le parole di Dio più che sulla bocca Giovanni le aveva nel cuore. Il suo era un messaggio di gioia e di consolazione per tutti.

“Egli percorreva tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”.

Era di uso fare le abluzioni, farsi battezzare quando si aspettava un grande personaggio; il farsi battezzare voleva dire rendersi pronti a riceverlo.

Ma Giovanni ha un battesimo suo proprio: il suo battesimo portava alla conversione del cuore annunciando nello stesso tempo il perdono dei peccati da parte di Dio, il suo battesimo era segno di un radicale mutamento interiore che agevola l’accogliere il Messia e il Regno di Dio che viene a instaurare; l’atto di umiliazione che comporta l’immersione nelle acque diventa così segno di un cambiamento di mentalità e supplica a Dio perché intervenga a salvare.

Nella redazione di Luca la figura di Giovanni risulta non solo come colui che battezza, ma soprattutto come predicatore del messaggio di salvezza e profeta della redenzione.

Per chiarire meglio il compito che Giovanni è chiamato a svolgere, Luca cita una frase del profeta Isaia “voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.

La salvezza viene da Dio ed è solo opera sua, ma può essere ottenuta da chi toglie gli ostacoli che si frappongono alla sua venuta. La vera dottrina della grazia vuole rispettare, appunto, la parte che spetta a Dio e la parte che spetta all’uomo; la parte di Dio si intreccia con quella dell’uomo, per salvare l’uomo Dio ha bisogno dell’uomo.

Sant’Agostino che parla molto della grazia, dice che abbiamo bisogno della grazia come i pesci hanno bisogno dell’acqua – da parte nostra è rimasto di pregare “chi rimane in me e io in lui fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). Per questo san Tommaso dice “l’uomo senza la grazia è niente”.

I burroni da riempire, i monti e colli da abbassare, i passi tortuosi da raddrizzare, stanno a significare la parte che l’uomo deve mettere perché Dio abiti e operi in lui. Giovanni voleva una trasformazione morale, un ritorno ai pensieri e alla volontà del Dio dell’Alleanza che invia il Messia, e così poter entrare nelle vie della salvezza.
“Ogni burrone sia riempito”, o meglio, sarà riempito: quindi non si tratta di ordini impartiti da Dio, ma di una promessa che Egli fa, e sarà opera sua. Infatti le preghiere liturgiche dicono: Signore, fa’ che portiamo frutti di vera conversione per accogliere il Tuo regno che è vicino – prepara nel nostro cuore la via al Tuo Verbo che viene, perché si riveli in noi la sua gloria.

“Il Verbo di Dio ha abitato nell’uomo e si è fatto Figlio dell’uomo per abituare l’uomo a percepire Dio, e per abituare Dio ad abitare nell’uomo, secondo il benevolo desiderio del Padre – il Verbo infatti si è fatto quello che siamo noi per fare di noi quello che Egli è” (sant’Ireneo di Lione).

Ma a san Luca interessa specialmente il versetto di Isaia “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Anche il vecchio Simeone tenendo in braccio il bambino Gesù benedisse Dio dicendo “lascia o Signore che il tuo servo vada in pace secondo la Tua parola perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza preparata da Te davanti a tutti i popoli...” (Lc 2,30).

Pure san Paolo a Roma parlando ai più in vista tra i Giudei, terminando il discorso disse “sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l’ascolteranno” (Atti 28,28).

L’evento salvifico che all’inizio del Vangelo viene annunciato sulle sponde del Giordano come futuro, alla fine degli Atti è mostrato realizzato in Roma, ai confini estremi della terra – da Gerusalemme parte una luce che rompe le tenebre planetarie.

“Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” – il testo originale dice “ogni carne vedrà la salvezza di Dio” - ‘carne’ in senso biblico non sono i muscoli ma tutto l’uomo considerato nel suo aspetto di essere debole, fragile, esposto a tanti fallimenti. L’uomo è carne perché si ammala, commette errori, soffre solitudine e abbandono, invecchia e muore.

Ecco ora la promessa: in ogni debolezza dell’uomo si manifesterà la salvezza di Dio; non vi sarà abisso di colpa tanto oscuro e profondo che non venga visitato e illuminato dal suo amore.

Luca colloca questa affermazione all’inizio del suo Vangelo, quasi come titolo della sua opera: Dio vuole che la sua salvezza sia offerta a tutti, nessuno sarà escluso.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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