MATERNITÀ DI MARIA

Pubblicato in Domenica Missionaria
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Madre di Dio,
madre della Chiesa


Nm 6,22-27;

Gal 4,4-7;
Lc 2,16-21

Oggi iniziamo un nuovo anno, e lo iniziamo sotto la protezione di Maria. La liturgia, infatti, ce ne fa celebrare la maternità divina. Otto giorni dopo la nascita di Gesù, ricordiamo sua Madre, e chiediamo a Lei di ottenere la pace (oggi ricorre anche la Giornata Mondiale della Pace, iniziata da Paolo VI nel 1968).

I pastori andarono dunque senza indugio a verificare quanto è stato detto loro dall’angelo, poi hanno annunziato ad altri la loro gioia (a questo punto inizia la tradizione) e quanti li ascoltavano rimanevano essi pure meravigliati.

“Maria da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. Maria presentata come donna di fede in cammino, che cerca di progredire nella comprensione di quel progetto divino che aveva accolto con disponibilità fin dall’inizio, senza però comprenderlo in pienezza. Luca la presenta come la sorella che ha compiuto un cammino di fede non diverso dal nostro – “così anche la Beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce” (Lumen Gentium, 58).

Si può dunque pensare che Maria abbia talvolta provato difficoltà nel fare il suo atto di fede “ma mille difficoltà non fanno un dubbio” precisava il cardinal Newmann – anzi, data la natura della fede cristiana, c’è da supporre che per se stessa la fede crei difficoltà nel credente; “la fede è la più alta passione dell’uomo, nessuno può andare oltre. Il credere è continua ricerca, è inquietudine dell’eterno” (Kierkegaard).

Maria è per noi modello di interiorità: un atteggiamento questo che è tanto importante per la nostra vita; una vita interiore autentica consente di progredire nelle virtù, nelle relazioni con gli altri, nell’amore. Là dove manca l’interiorità la vita diventa superficiale e non riesce a superare le difficoltà, i conflitti e le tensioni. Con la sua interiorità, Maria non soltanto è modello per noi, ma è anche Madre nostra, perché ci dà la capacità di trasformarci profondamente (Albert Vanhoye).

Paolo VI “Oh! silenzio di Nazareth, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete aspirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri”. Il Vangelo ricorda poi la circoncisione di Gesù “quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione gli fu messo nome Gesù”. La circoncisione era l’atto ufficiale di ingresso al popolo eletto, quindi Gesù si è fatto veramente solidale con il suo popolo e ha accettato di essere sottomesso alla legge.

Nell’Antico Testamento abbiamo nel testo ebraico il nome Jahvè (io sono colui che sono, Es 3,14) rivelato da Dio a Mosè, che gli ebrei non pronunciano per rispetto profondo e sostituiscono con il termine Adonai (che significa Signore). Se Dio voleva entrare in dialogo con l’uomo doveva dirgli come voleva essere chiamato, doveva indicare il suo nome, rivelare la sua identità. Lo ha fatto: scegliendo il nome di suo Figlio, Dio ha detto chi egli è. Nell’Antico Testamento non permetteva che si pronunciasse il suo nome perché solo in Gesù ci avrebbe detto chi era. Disse l’angelo a Maria “ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1,31) – e l’angelo disse a Giuseppe in sogno “Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21).

Gesù significa Salvatore. Ora in questa circoncisione appare il vero salvatore che recupera a sé nell’alleanza del suo sangue quel popolo e quell’umanità a cui egli si sta vincolando attraverso il rito della circoncizione (Gianfranco Ravasi).

Nel Vangelo di Luca specialmente gli emarginati, coloro che sono in balia delle forze del male sono coloro che chiamano Gesù per nome: sono gli indemoniati, i lebbrosi, il buon ladrone “Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). San Pietro ai capi religiosi del suo popolo “nessun altro nome infatti sotto il cielo è stato concesso agli uomini, per il quale possano essere salvati” (At 4,12).

Quindi siamo ammoniti da questa festa: il nostro primo dovere è riconoscere che abbiamo bisogno di essere salvati. Una preghiera molto popolare nella chiesa orientale è ripetere spessissimo “Gesù, Salvatore!”. Per accogliere veramente il mistero del Natale, ripetiamo questa invocazione con umile fiducia, e con grande riconoscenza per il dono della salvezza.

Questo nome lo ripetono tutte le creature come direbbe la frase di santa Gemma Galgani “Oh Gesù, unico amore di tutte le creature”. Mentre per noi uomini ci è di esempio san Paolo “guardiamo il glorioso san Paolo che non si stancava di avere in bocca il nome di Gesù, come colui che lo teneva impresso nel cuore” (santa Teresa d’Avila).

Maria è Madre di Dio (Concilio di Efeso, 431) e Madre della Chiesa (così proclamata da Paolo VI durante il Concilio Vaticano II, il 21 novembre 1964, mentre accanto a lui il suo cerimoniere cardinal Dante piangeva).

“Quando venne la pienezza dei tempi Dio mandò il suo Figlio nato da donna...” Gesù volle avere bisogno di Lei per la sua nascita, dopo la sua nascita, durante la vita privata, anche nella vita pubblica, perfino dopo la sua morte e risurrezione, si servì di Lei per sé e per la sua opera. Il Vangelo è la storia di un Dio uomo, nato da una Madre Vergine e dimorante con essa. Dio volle che suo Figlio nascesse da una vergine perché voleva che Gesù fosse suo figlio non solo a riguardo della natura divina, ma anche della natura umana; voleva tenere il suo pieno nome di Padre su Gesù vero Dio e vero uomo. È Madre di Dio e Madre della Chiesa. Nel mistero dell’Annunciazione rispondendo di sì all’angelo Gabriele acconsentiva di diventare madre di Gesù e anche madre nostra.

Infatti dice san Pio X: “nello stesso seno, dunque, della castissima Madre, Cristo prese la carne e, insieme, si unì un corpo spirituale formato da coloro che avrebbero creduto in Lui. In tal modo si può dire, che Maria portando nel suo seno il Salvatore, abbia anche portato tutti coloro la cui vita era contenuta in quella del Salvatore. Tutti noi, dunque, che siamo uniti a Cristo e, al dire dell’apostolo, “membra del corpo di Lui, della Sua carne e delle Sue ossa” siamo usciti dal seno di Maria e a somiglianza di un corpo unito al suo capo. Quindi, per una ragione tutta spirituale e mistica, noi siamo chiamati figli di Maria, ed Ella è Madre di tutti noi”.

E perché la Madonna possa appellarsi Madre spirituale degli uomini in senso stretto, in modo diretto e immediato, occorre che alla maternità divina si aggiunga la corredenzione, la sua partecipazione immediata al sacrificio redentivo del Figlio. Specialmente a redenzione avvenuta fu proclamata solennemente la nostra adozione a figli “donna, ecco tuo figlio” - san Giovanni secondo la tradizione rappresentava i credenti, anche ognuno di noi era ai piedi della croce, il divino agonizzante vide anche noi e ci affidò a sua Madre con la stessa efficacia con cui gli affidò Giovanni.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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