DOMENICA III DEL TEMPO ORDINARIO

Pubblicato in Domenica Missionaria

Oggi questa parola
 si è compiuta
Nm 8,2 -4a.5-6. 8-10
1 Cor 12,12-14. 27
Lc 1,1-4. 4,14-21


All’inizio del suo Vangelo Luca spiega che molti hanno già fatto un racconto degli avvenimenti che riguardano Gesù, “così, dice, ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza...” Luca usa il linguaggio tipico dello storico che cerca di raccogliere tutte le fonti disponibili e le vaglia criticamente: proprio perché la salvezza si è manifestata in ‘fatti’ accaduti è necessario un approfondimento rigoroso che mostra la solidità della tradizione apostolica.
Luca mostra chiaramente l’importanza che ha per lui la tradizione apostolica: i testimoni e ministri della parola sono i dodici (At 6,4 e 13,31). È assolutamente necessario continuare a fare riferimento a quella parola normativa che gli apostoli hanno trasmesso, non solo perché su essa si fonda la fede cristiana, ma perché in essa si può ascoltare e accogliere la parola di salvezza di Dio per ogni uomo in ogni tempo.
Sant’Ireneo di Lione: la Chiesa disseminata in tutto il mondo custodisce diligentemente la fede ricevuta dagli apostoli e i loro successori come se abitasse un’unica casa; la crede come se avesse una sola anima, un solo cuore; la insegna, la predica come se avesse una sola bocca. Come il sole, creatura di Dio, nell’universo è uno solo, così anche la predicazione della verità splende e illumina tutti gli uomini che vogliono venire alla conoscenza della verità.
 Luca scrive una cinquantina di anni dopo i fatti e unico fra gli evangelisti, dice espressamente di non apparte124 nere al gruppo di coloro che hanno conosciuto personalmente Gesù di Nazareth.
Ma quanto avvenuto allora, diventa “successo tra di noi” può considerarsi contemporaneo, perché è sempre attuale nella Chiesa, comunità dei credenti che accoglie il dono di Dio manifestatosi nel Figlio.
 E il terzo Vangelo viene dedicato a un ‘illustre Teofilo’. Teofilo significa: amico di Dio - amante di Dio. Ma di preciso non sappiamo nulla di lui, può essere simbolo di tutti noi che non abbiamo presenziato a quegli avvenimenti; ognuno di noi è importante, anche noi siamo ‘Teofilo’ a cui è dato il Vangelo con i suoi valori eterni.

Il Vangelo di oggi racconta l’inizio del mistero di Gesù: dopo il battesimo, le tentazioni, egli ritorna in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e incomincia a insegnare nelle sinagoghe.
San Luca anzitutto mette l’accento sulla potenza dello Spirito che opera in Gesù. L’insistenza sull’opera e la presenza dello Spirito che già si aveva nei racconti dell’infanzia, ritorna anche nelle prime scene del Vangelo.
“Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi” questo non solo per l’apprezzamento della grandezza e dell’eccezionalità del maestro ma anche, in certa misura, il riconoscimento della potenza dello Spirito divino che opera in Lui. E san Pietro “conoscete le notizie di Gesù di Nazareth come Dio lo unse di Spirito Santo e potenza, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo perché Dio era con Lui” (At 10,38).

Il brano odierno ci presenta un suo insegnamento a Nazareth, la città in cui è cresciuto.
Gesù entra di sabato nella sinagoga: il sabato è il giorno sacro per gli ebrei, in cui si radunano per la preghiera, l’ascolto della parola di Dio e del commento. Gesù si alza a leggere per una lettura ordinaria della Bibbia che però diventa straordinaria. Gli viene dato il rotolo del profeta Isaia (sant’Ambrogio dice che Gesù prese in mano il libro di Isaia per indicare che Lui stesso aveva parlato per mezzo dei profeti) e apertolo trova il passo in cui è scritto “lo Spirito del Signore è sopra di me: per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione...”. “Arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette”.
Tutti rivolgono lo sguardo a Lui e attendono il suo commento. Esso è molto semplice “oggi si è adempiuta questa scrittura che avete udito con i vostri orecchi”. Non commenta il testo del profeta, ma ne proclama la realizzazione - si realizza in Lui. Con Gesù la parola non è più racchiusa in un libro, ma è vivente, è l’incandescenza di un volto: “parola vivente e stabile di Dio” (1 Pt 1,23).
In Gesù Dio si è avvicinato all’uomo con una prossimità radicale, inaudita, insuperabile: il regno di Dio che Egli annunzia non è altro che questa prossimità che coincide con il segreto del suo essere e apre ad ogni uomo le porte di un avvenire insperato. San Paolo dice che ciò che frammentariamente ci ha detto per mezzo dei profeti ora ce lo ha detto tutto nel suo Figlio (Eb 1,1). “Ci ha portato ogni novità per il semplice fatto che ha portato
la propria persona” (sant’Ireneo).

L’opera del Messia descritta in quei versetti da Isaia ha avuto inizio già da quel momento ‘oggi’, essendo in atto nella persona di Gesù e nella sua opera.
Tutto il tempo dell’Antico Testamento fu una preparazione alla venuta di Gesù, un far salire Gesù al vertice della storia, Gesù è venuto nella pienezza dei tempi (gli esperti che hanno spedito una sonda nello spazio per esplorare l’universo, dicono che il creato ha avuto inizio da tredici a quattordici miliardi di anni fa’).
“Oggi si è adempiuta questa scrittura” perché Gesù è Dio che visita la sua terra e i peccati dell’uomo, perché con la grazia cancella il male dal mondo, perché con il fuoco dell’amore rinnova tutte le cose.
“L’amico dello sposo esulta alla voce dello sposo, ora la mia gioia è al colmo” (Gv 3,29) con la sua visita riempie tutti i tempi di gioia.
“Oggi” vuol dire che Gesù è il contemporaneo di ogni uomo – noi siamo collocati nell’oggi della sua parola e della sua grazia: ‘della sua parola’, perché Egli che è in cielo continua a parlarci tramite la Sacra Scrittura, “il Risorto è nella sua parola è Lui stesso che parla ogni qualvolta in chiesa le Sacre Scritture sono lette” (Concilio Vaticano II), e ‘della sua grazia’ di cui sono segni i sacramenti (i sacramenti sono gemmazioni del suo essere qui adesso).

Quanto ha detto di sé Gesù nella sinagoga di Nazareth, lo ribadirà nel discorso della montagna, ed è sulla base di questa dichiarazione di fondo che Luca costituisce il suo ritratto di Gesù misericordioso e amico dei poveri e dei peccatori: Luca è chiamato l’evangelista della mansuetudine di Cristo – dovremmo continuamente inseguire questo tema e questa fisionomia di Gesù perché divenga tema e fisionomia dominante del discepolo di Gesù (Gianfranco Ravasi).
Il ministero pubblico di Gesù svilupperà i temi annunciati a Nazareth, quelli entrati negli ‘occhi fissi’ e nelle ‘orecchie aperte’ dei testimoni.
Parole, gesti e segni non faranno che ridire il gioioso Vangelo di una liberazione destinata a cambiare il volto del mondo.
Guardiamo l’atteggiamento dei testimoni: i loro occhi “stavano fissi sopra di Lui”. Non ci sono altri liberatori, altri salvatori. Solo Gesù Figlio di Dio è stato mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio (Lc 4,18).
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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