1 Cor 12,31 - 13,13
Lc 4,21-30
Idigin questa luce i nazaretani diventano simbolo di tuttoIsraele che “cerca i segni” (1 Cor 1,22), che vuole miracoli,pro e prove riducendo così la fede a magia edeconomia. Gesù che si è presentato come il profeta definitivo,cioè la voce ultima e perfetta lanciata da Dio all’umanità,secondo una prospettiva cara a Luca, appellaalla sorte dei grandi profeti del passato, Elia ed Eliseo,costretti a cercare altrove quella fede che il popolo elettonon voleva offrire a Dio (Gianfranco Ravasi).Elia in un tempo in cui il cielo fu chiuso per treanni e sei mesi e ci fu una tremenda carestia, quandoebbe bisogno di sostentamento, non fu mandato aduna donna israelita ma ad una vedova di un paese pagano,a Zarepta di Sidone. Per questa vedova egli ottenneda Dio un grande miracolo: ella aveva soltantoun po’ di olio e un po’ di farina con cui preparare unultimo pasto per lei e per suo figlio, poi sarebberomorti; invece, grazie al profeta, la farina della giaranon venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì; così lavedova e suo figlio e il profeta poterono mangiare sinoal termine della carestia.“Così c’erano molti lebbrosi in Israele al tempo delprofeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman,il Siro”, anch’egli proveniente da territorio pagano.C’è già l’elogio per la fede dei pagani contrastante conl’accusa di freddezza, fatta ai figli del popolo eletto.Se andassimo a rileggere gli episodi qui richiamati,vedremmo di quanta fede dettero prova la vedova di Zarepta(1 Re 17,7) e il generale Naaman il Siro (2 Re 5,14).La fede allarga e dilata i confini della presenza dell’azionedi Dio.
Quando Gesù inizia ad aprire lo scrigno della suaidentità, a dischiudere il segreto del suo mistero, intornoa Lui c’è disorientamento. La gente pensava persino chebestemmiasse arrogandosi poteri e qualità che secondoloro non gli appartengono. (La divinità di Cristo è statamal sopportata dai suoi contemporanei. Dio non provocaun leggero mal di testa: l’incontro con Dio è semprepericoloso, sconvolgente).Purtroppo i cittadini di Nazareth non accettanoquesto insegnamento di Gesù. Anzi, vedendo smascheratele loro intenzioni segrete, sono pieni di sdegnoverso di Lui. Luca riferisce che i concittadini “silevarono, lo cacciarono fuori della città e lo condusserofin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata,per gettarlo giù dal precipizio”. Ma non è ancoragiunta l’ora di Gesù; perciò “Egli, passando in mezzoa loro se ne andò”.‘Se ne andò’: ecco l’incredulità allontana il Signore –ecco Gesù vero padrone e signore, vincitore del male edella morte anche prima della risurrezione.È un messaggio di consolazione e di speranza cheLuca vuole dare ai cristiani delle sue comunità i quali sitrovano a dover affrontare opposizioni-persecuzioni.La cosa difficile è sperare: nonostante una sequenzadrammatica di sofferenze, di isolamento e di contestazione,Geremia annunzierà per tutta la sua vita la Parola(vedi prima lettura) – nonostante il rifiuto dei concittadiniGesù inizia il suo ministero di speranza e di salvezza –nonostante il silenzio frequente di Dio e degli uomini ilcredente deve anche lui continuare il suo itinerario scegliendola via difficile ma fruttuosa, quella dello sperare.
Gli Atti parlano di limpidezza, coraggio, pazienza,perseveranza per lasciare irrompere il Nuovo portato dalSignore Gesù. Tutta la novità di cui noi abbiamo bisognoè condensata nella carità, nella singolare forza di amarecome Gesù ci ha amati.Il fine dell’uomo è vivere nell’amore, in unione conDio che è amore.L’apostolo poi fa l’elogio dell’amore autentico, cheviene dal cuore di Dio, passa per quello di Cristo e giungeai nostri cuori.La carità è il carisma-dono che riassume e autenticatutti gli altri. “La via migliore di tutte” (1 Cor 12,31). Neiconfronti della stessa fede e speranza è più grande perchéle comprende, le esige e le porta a compimento.E l’amore è il carisma più difficile: paziente, benigno,non invidioso, non egoista, impegnato a capire tutto, atutto sperare e a tutto perdonare.È un amore che, come quello di Dio, come quello diCristo, si volge non solo a chi è giusto, ma anche, e conun’attenzione maggiore, a chi non è meritevole. È unamore che non rispetta i nostri confini, ma ci porta fuori,verso chi è lontano, diverso, perduto.Poi Paolo aggiunge un’altra cosa: che tutto passerà esolo l’amore rimarrà: quando amo faccio qualcosa dieterno.“Hai incominciato ad amare? Dio ha iniziato ad abitarein te” (sant’Agostino).