III DOMENICA DOPO PASQUA

Pubblicato in Domenica Missionaria


Con Gesù tutto cambia
At 5,27b-32. 40b-41
Ap 5,11-14
Gv 21,1-19

Gesù dopo la sua risurrezione rimase ancora quaranta giorni qui in terra con i suoi apostoli. Il Risorto aveva dato appuntamento ai suoi nella sua e loro terra, la Galilea, e gli undici erano puntualmente tornati in attesa.
Una sera Simon Pietro con altri sei compagni decidono di andare a pescare, quindi ritornano al loro vecchio lavoro, ma quella volta la loro fatica, durata tutta la notta, risultò infruttuosa, e Gesù si manifesta ad essi in un modo molto discreto, si inserisce nella loro vita quotidiana in modo del tutto naturale.
Gesù risorto si presenta sulla riva nel primo chiarore dell’alba, ma non è subito riconosciuto come una volta; adesso, da risorto, si fa riconoscere attraverso qualche segno, come sarà adesso la pesca miracolosa e la preparazione di un improvvisato banchetto con pane e pesce arrostito. Gesù non si può più vederlo con la familiarità degli occhi - dei sentimenti, ma con la via della fede.
Vedono uno sconosciuto che rivolge loro una domanda “figlioli, non avete nulla da mangiare?”. ‘Figlioli’ afferma l’esistenza di un legame con loro.
Poi questo personaggio sconosciuto con autorevolezza dà loro un consiglio “gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete” li smuove dal loro fallimento e facendo loro riprendere il largo per la pesca.
Così vanno a pescare sulla parola di Gesù, gettando la rete dalla parte destra che nel linguaggio biblico è simbolo della benedizione divina - il luogo degli eletti.
L’obbedienza alla parola che li ha raggiunti viene ricompesata da una pesca assolutamente mirabile. Con Gesù tutto cambia. Il primo peccato aveva creato un’opposizione tra l’uomo e la natura, nel mondo nuovo inaugurato dalla risurrezione sembra che la natura obbedisca docilmente all’uomo: i pesci accorrono verso quella rete che prima avevano fuggito (Luigi Pozzoli).
L’esclamazione del discepolo amato attraversa l’aria del lago in quel luminoso mattino primaverile “è il Signore”: in quel personaggio che li aspetta sulla riva, egli ravvisa ormai un volto noto, una storia conosciuta ed amata, una vicenda che sente come perdurante e presente. Dice che è ‘il Signore’ cioè uno a cui la sua vita appartiene totalmente.
Simon Pietro sconvolto e commosso da quella rivelazione si getta subito in mare per raggiungere più presto il maestro. Gli altri discepoli vengono a riva con la barca trascinando la rete piena di pesci, mossi dalla parola che ha dato loro speranza e coraggio scorgendo la vera identità di colui che li ha inviati nuovamente a pescare.
Quando tutti sono a terra, vedono un allegro fuoco di brace sul quale sono ad abbrustolire pesce e pane. Gesù risorto ha preparato per loro un pasto, e questo evoca l’eucaristia, pasto che è stato preparato su un fuoco di brace, sul fuoco della sua sofferenza.
Gesù poi chiede inaspettatamente agli apostoli un po’ del pesce che hanno appena preso. Non vuole essere il solo a donare, ma vuole che anche gli apostoli abbiano la gioia e la dignità di contribuire a questo pasto; l’amore deve essere reciproco e andare nei due sensi: non soltanto da Gesù a noi, ma anche da noi a Gesù (Albert Vanhoye).
Pietro risale sulla barca per trarre a terra la rete piena di centocinquantrè grossi pesci. Giovanni insiste sul ruolo del ministero che, concretamente, è avvicinare a Gesù e portare a Lui il frutto della vita della comunità. Presero centocinquntatrè pesci: anche san Gerolamo ricordava che gli scienziati greci e romani facevano risalire a quella cifra tutte le specie dei pesci, quindi tutti furono pescati, e niente rimase di non pescato; ogni classe di persone è tratta a salvamento fuori dal mare di questo mondo.
Pesci ‘grossi’, cioè maturi: in quanto la vita cristiana donata da Gesù porta ad autentica maturità l’uomo, permette alla persona di diventare veramente se stessa.
“E benché fossero tanti, la rete non si spezzò” è una allusione all’unità del popolo di Dio, generato dal mistero pasquale di Cristo; malgrado le tensioni il male non riuscirà a trionfare, lacerando l’unità profonda di quel popolo. Nell’ultima cena c’è la preghiera di Gesù al Padre perché i suoi discepoli siano una cosa sola.
“Gesù disse loro: venite a mangiare”: la scena assume via via contorni familiari, e il banchetto approntato con il cibo già imbandito fa capire quanto il risorto abbia a cuore la comunità dei discepoli. I discepoli partecipano al banchetto in un silenzio adorante. Gesù aveva predetto nell’ultima cena “in quel giorno non mi domanderete più nulla” (Gv 16,23); cioè condividono la consapevolezza del discepolo amato, e cioè il riconoscimento di Gesù come il Signore.

Nel Vangelo c’è un misterioso accostamento tra Pietro e Giovanni.
Sant’Agostino vede nei due discepoli le due facce della Chiesa: una nel lavoro dell’azione, l’altra nel premio della contemplazione: la prima è simboleggiata dall’apostolo Pietro, l’altra in Giovanni. Intenzione dell’evangelista Giovanni è di mettere in luce il rapporto tra la Chiesa gerarchica- ministeriale e la Chiesa della santità-dell’amore.
Il primato è della santità-dell’amore, ma la santità è per la Chiesa che è presieduta da Pietro. Sant’Ignazio di Antiochia definisce la Chiesa di Roma “colei che presie88 de alla carità”. C’è la dipendenza della santità dal ministero e la dipendenza del ministero dalla santità; Pietro ha bisogno di Giovanni che tiene il capo sul cuore di Cristo per sapere i desideri di Cristo stesso.

Gesù domanda per tre volte a Pietro “Simone di Giovanni, mi ami?”. Con tre risposte umili e allo stesso tempo generose, Pietro ripara il suo triplice rinnegamento. Il Signore gli ha offerto la grazia di riparare lo sbaglio che aveva fatto per eccessiva fiducia in se stesso. Ma Gesù non ama riportare nessuno al suo passato di colpa, ma offrire la prospettiva di un futuro diverso, che abbia la bellezza della vita risorta (Luigi Pozzoli).
Allora Gesù gli dice “pasci i miei agnelli” e gli affida il suo gregge. Così comprendiamo che la responsabilità che il Signore affida a Pietro è basata sull’amore di Pietro verso di Lui. Egli è l’eterno vivente, Cristo è presente in ogni momento: se ha bisogno di Pietro lo fa per ‘visibilizzare’ la propria presenza e la propria presidenza nella comunità dei credenti. È l’autorità stessa di Cristo risorto che si esercita per mezzo di Pietro.
Il successore di Pietro sa che nella sua persona e nella sua attività è la grazia e la legge dell’amore che sostengono, vivificano e adornano tutto e, di fronte al mondo intero nello scambio di amore tra Gesù e lui, Pietro, figlio di Giovanni, la Santa Chiesa trova il suo appoggio come sopra un sostegno invisibile e visibile: Gesù invisibile agli occhi della carne e il Papa vicario di Cristo visibile agli occhi del mondo intero (Giovanni XXIII).
Mentre Gesù conferisce a Pietro la presidenza pastorale su tutta la Chiesa gli preannuncia velatamente il futuro martirio. C’è dunque uno stretto rapporto tra il servizio di Pietro e la sequela di Cristo che va fino al martirio “il significato immediato che qui emerge è che Pietro viene assunto in un servizio totale, dove non ha più importanza la sua volontà ma quella del suo Signore” (W. Marxsen).
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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