DOMENICA XXVII DEL TEMPO ORDINARIO

Pubblicato in Domenica Missionaria

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Se aveste fedequanto un granellino di senape

Ab 1, 2-3. 2, 2-4

2 Tim 1,6-8. 13-14

Lc 17,5-10


 

Tutti i testi della liturgia di questa domenica ci parlano della fede. Essa ha un’importanza tanto grande perché è il fondamento di tutta la vita cristiana.

San Tommaso: “il fondamento di tutto l’edificio della vita cristiana è la fede”.

Sant’Agostino: “l’anima è morta quando manca la fede, perché la fede è l’anima della tua anima”.

Mentre sant’Ambrogio dice: “dalla fede procede la carità, dalla carità la speranza, le quali rifluiscono l’una nell’altra come in un’orbita divina”.

Perciò dobbiamo essere consapevoli dell’enorme importanza della fede per la nostra vita.

Gesù ha educato i suoi discepoli a essere convinti dell’importanza della fede, per questo essi gli chiedono: “aumenta la nostra fede!”. È una bella domanda perché i discepoli qui non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi ma chiedono la grazia della fede, che è fondamentale per tutta la vita: la grazia di riconoscere Dio e di stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio e della speranza (Albert Vanhoye).

Per suscitare ancora di più il desiderio della fede nel cuore dei discepoli Gesù risponde: “se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe”. L’immagine usata da Gesù è vivacissima: il gelso ha radici resistenti, ben abbarbicate alla terra, le tempeste non le possono sradicare; la fede, invece, anche se ridotta ad un frammento microscopico, lo può sradicare.

Anche questo insegnamento di avere la fede quanto un granellino di senapa era rimasto impresso negli apostoli. Dicendo di avere la fede quanto un granellino di senapa questo ci porta a pensare alla qualità della fede e non tanto alla quantità.

La fede rende possibili le cose umanamente impossibili. Nel Vangelo quando un malato si presenta a Gesù con un atteggiamento di fede e gli chiede la guarigione Gesù lo guarisce e gli dice: “la tua fede ti ha salvato”.

La fede è la sorgente della salvezza. Nel caso del malato guarito da Gesù si tratta della salute fisica, ma nello stesso tempo anche della salvezza spirituale (Lc 7,50), dell’unione con Dio (Albert Vanhoye).

Gesù stesso ha detto: “tutto è possibile per chi crede” (Mc 9,23). I miracoli di cui parla sono quei cambiamenti inattesi che si realizzano in coloro che credono; sono quelle trasformazioni imprevedibili che si verificano nella società e nel mondo quando ci si fida realmente della parola del Vangelo e lo si pone in pratica.

Pio XII nell’enciclica sul Sacro Cuore dice che il mondo potrebbe guarire dai suoi mali se il cuore di Gesù fosse più venerato. Giovanni Paolo II in una omelia diceva che Gesù ha detto a santa Faustina Kowalska che il mondo troverà la pace quando gli uomini si rivolgeranno con fiducia alla sua divina misericordia.



Ancora, l’immagine: “se aveste fede quanto un granellino di senapa...” sembra suggerire che la fede è una realtà intima, che non ha nulla di appariscente, non compie gesti spettacolari, vive e si inserisce nella quotidianità più ordinaria: però ha in sé la forza di rendere straordinario tutto ciò che fa nella semplicità e nell’umiltà, cercando di attuare la volontà di Dio in tutto ciò che compie. In questo senso direi che la fede compie miracoli tutti i giorni e tutti i momenti, e non soltanto in certe situazioni di particolare importanza che, del resto, nella vita dei cristiani non mancheranno mai (Settimio Cipriani).

José Maria Escrivà, il fondatore dell’Opus Dei dice che c’è del santo, del divino in tutto ciò che si fa; bisogna scoprire le profondità divine che ci sono nella nostra vita quotidiana. Ben si affianca la frase di santa Teresina: “all’estasi preferisco la monotonia della vita quotidiana”. “Così anche la Beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede” (Lumen Gentium, n. 58).

La beata suor Maria Assunta Pallotta, faceva lavori semplici come la cura del pollaio e soleva dire: “prego Dio di diffondere ovunque nel mondo questa purità di intenzione che consiste nel compiere le nostre più ordinarie azioni per amor di Dio”. Quando morì Dio volle rivelare la santità di quell’umile suora con un profumo particolare intorno al suo corpo.

Nulla è impossibile a Dio: di questa fede sono vissuti i santi come Francesco, che poteva predicare agli uccelli, farsi ascoltare dai pesci, ammansire i lupi...

“È vero che non possiamo vederlo con gli occhi del corpo, ma Dio ci si rende visibile per la fede. Non lo tocchiamo con le nostre mani, lo tocchiamo in ognuna delle sue opere” (Teresa de los Andes).

Chiedono a Gesù una fede grande: “aumenta la nostra fede!” e Gesù fa l’elogio della fede piccola.

Ma è importante capire che la fede non è nell’ordine dell’avere, ma del vivere e, precisamente, dell’amare. La fede non si possiede, ma si vive. La fede è un’avventura guidata dall’amore (Luigi Pozzoli).

“Togli il velo che mi imbarazza, purifica la mia vista. Chi potrà seguirti là dove tu andrai, Signore Gesù? Chi potrà, tra i mortali, seguire l’eterna sapienza?” (Gerlac Peters).

 

La parabola dell’agricoltore che Gesù aggiunge subito dopo, illustra il senso della vera fede e dimostra come non sia cosa facile possederla. Gesù ci invita a essere umili. Porta l’esempio di un servo che ha lavorato nei campi e torna a casa. Il padrone gli chiede ancora di lavorare.

Gesù prende questa immagine dalla vita sociale del tempo; non dà alcuna valutazione morale su tali abitudini sociali, solo se ne serve per farne delle applicazioni per il Regno di Dio da lui annunciato e instaurato.

Il padrone della parabola trova naturale esigere dal servo questa disponibilità completa; non si ritiene obbligato verso di lui perché ha eseguito gli ordini ricevuti.

Gesù ci fa prendere coscienza che di fronte a Dio noi ci troviamo in una situazione simile: siamo servi di Dio; non siamo creditori nei suoi confronti, ma sempre debitori perché dobbiamo a lui tutto: la vita, la forza, ecc.

Chi ha fede è libero da ogni forma di grettezza: ama e basta. Gesù insegna l’atteggiamento che devono tenere i suoi discepoli nel compiere i propri doveri. Gesù vuole che il discepolo metta da parte qualunque egoismo, anche spirituale. Entra nel Regno di Dio chi ama in modo incondizionato e gratuito come il Padre che sta nei cieli. Il prodigio più grande della fede è quello di rimuovere una religione di tipo mercantile per ospitare una religione della gratuità che ci porta a servire il Signore con la gioia del cuore.

È bello poter dire: “siamo servi inutili. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare” e dirlo senza rivendicare alcun diritto ma con la gioiosa persuasione che tutto è grazia (Luigi Pozzoli).

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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