IV DOMENICA DI AVVENTO

Pubblicato in Domenica Missionaria

angelogiusep

Dio con noi

Is 7,10-14

Rm 1,1-7

Mt1,18-24

 

Ci introduce alla predica di questa domenica la profezia di Isaia ad Acaz re di Giuda “Il Signore stesso vi darà un segno – ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emanuele: Dio-con-noi”. Il nostro Dio è un Dio che interviene sempre per la nostra salvezza, un Dio che non aspetta che noi ci muoviamo, ma che ci viene incontro per primo con una generosità infinita.


Secondo le usanze ebraiche c’era il fidanzamento che aveva grande forza e valore perché riservava definitivamente la fanciulla al suo promesso sposo; però la cerimonia solenne delle nozze avveniva di solito un anno dopo il fidanzamento, e la riunione degli sposi nella loro nuova casa dove la sposa era accompagnata con festoso corteo.

A Nazaret l’angelo Gabriele era apparso a Maria nell’intervallo tra l’impegno del fidanzamento e la cerimonia nuziale. La Madonna sapeva che il suo matrimonio con Giuseppe era di carattere spirituale, sapeva che Dio le dava Giuseppe come suo sposo per difendere la sua verginità e per essere in unità con lui nell’allevare Gesù figlio di Dio.

Maria amò il suo sposo con tutto il cuore pieno di riconoscenza e stima; san Giuseppe fupreziosa, alla persona più amata). sempre preso da pensieri di ringraziamento e di amore ogni volta che ri22 cordava dentro di sé e vedeva con i suoi occhi di essere stato scelto come sposo di Maria e padre putativo di Gesù.

Durante l’anno di fidanzamento, dopo che la Madonna era andata a stare tre mesi con la sua cugina Elisabetta e prima di andare a vivere insieme con Giuseppe, diventarono in Lei manifesti i segni della maternità – così si esprime il testo evangelico: “sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta”.



San Giuseppe venne a sapere di questo stato della sua sposa e fu preso da tanta angoscia, e lui che seguiva sempre la via della giustizia pensò di sciogliere segretamente il contratto-fidanzamento. Giuseppe ha capito che in Maria c’è un piano divino, e come tutti i giusti della Bibbia voleva ritirarsi davanti alla grandezza del divino, ritenendosi solo povero (ma Dio è con i poveri che costruisce la storia della salvezza) – “decise di licenziarla in segreto” Giuseppe cerca soltanto di fare la volontà di Dio e decide la cosa più dolorosa per lui: licenziare Maria in segreto (era come il sacrificio di Abramo quando gli fu chiesto di sacrificare il suo figlio Isacco – rinunciare alla cosa più preziosa, alla persona più amata).

“Decise di licenziarla in segreto” voleva ritirarsi dall’esistenza di Maria (come Pietro “allontanati da me o Signore che sono un uomo peccatore”, o come il centurione di Cafarnao “o Signore io non son degno che entri sotto il mio tetto”). Mentre pensava a questo, l’angelo intervenne ad assicurare Giuseppe e, trattandolo come un antico patriarca, gli comunica in sogno il disegno divino. L’angelo invita Giuseppe ad assumere la funzione che gli compete, perché necessaria per il compimento del disegno divino.

Giuseppe, liberato da quell’angoscia, con gioia riceve Maria sapendo di ricevere con Lei in casa sua Dio stesso. A Giuseppe travagliato dal dubbio e indeciso sul da fare, un angelo del Signore spiega la misteriosa gravidanza di Maria affermando che proprio Maria è la vergine predetta dal profeta “ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emanuele: Dio-con-noi” (la venuta di Gesù inaugura una presenza permanente che penetra e permea l’intera estensione dello spazio e l’intera durata del tempo).

In quell’annuncio netto dell’angelo è colpito da due cose: l’essere chiamato figlio di Davide, ed essere designato ad imporre il nome al bambino: “Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo, essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. La missione di Giuseppe è introdurre Gesù nella stirpe di Davide, nella discendenza di Davide; a lui Dio aveva promesso che il Messia sarebbe nato dalla sua progenie.

Il concepimento è opera divina, ma quel figlio è suo di fronte alla legge, e quindi giuridicamente figlio di Davide.

San Giuseppe non ha mai dubitato, ha cercato nel silenzio di capire e di adorare – un angelo e un sogno lo aiutano a vedere nell’oscurità (già monaci avevano come simbolo il gufo e la civetta perché con i loro occhi grandi vedono nelle tenebre). San Giuseppe è come l’uomo dagli occhi grandi per scrutare dentro l’invisibile, e dopo aver intuito si chiude nel silenzio e adora.



Il messaggio angelico aiuta Giuseppe a capire che il bambino di Maria è concepito per opera dello Spirito Santo e lo invita a collaborare al piano divino (il silenzio di Giuseppe è un silenzio colmo di stupore perché qualcosa dell’opera di Dio veniva affidato anche alle sue povere mani). La concezione virginale di Gesù è “la più grande opera compiuta dallo Spirito Santo nella storia della creazione e della salvezza” (Giovanni Paolo II).

“Quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo” si attua nella incarnazione la suprema grazia – la grazia dell’unione “ipostatica”, cioè dell’unione della natura umana e della natura divina nella persona del Verbo. Tale unione è fonte di ogni altra grazia (il Verbo prese un corpo e un’anima come il nostro corpo e la nostra anima, unì la sua divinità con questo corpo e quest’anima e divenne il Dio-Uomo).

Dio ha voluto che suo figlio nascesse da una vergine perché voleva che Gesù fosse suo figlio, non solo a riguardo della natura divina, ma anche a riguardo della natura umana – e voleva tenere il suo pieno nome di Padre su Gesù che è vero Dio e vero Uomo. La Madonna fece il proposito di verginità che riassume e sorpassa la migliore spiritualità dell’Antico Testamento – già accennata dai profeti – distaccarsi dalle cose della terra per abbandonarsi totalmente alla volontà di Dio, per consacrarsi totalmente al suo servizio.

San Sofronio, vescovo di Gerusalemme “nessuno come te si avvicinò tanto a Dio – nessuno come te è stato partecipe della grazia di Dio – nessuno poté ricevere in se stesso Dio – nessuno poté godere della presenza di Dio”.

 

Quello che nascerà è l’Emanuele, il Dio-con-noi: se è vero che Dio è l’Emanuele, il Dio-con-noi, è ugualmente vero che noi siamo con Dio: siamo nella pienezza della sua vita e del suo amore.

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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