Ger 23,1-6. Il profeta si lamenta dei pastori irresponsabili. Le vittime sono persone affidate con tutte le regole ben chiare e dettagli ben specificati per raggiungere il bene e il benessere.
Ef 2,13-18. La società accettava tranquillamente le separazioni: tra gentili e giudei, tra uomini e donne, farisei e pubblicani, laici e sacerdoti. Da tutte le parti c'erano muri. In Gesù tutti si incontrano.
Mc 6,30-34. I discepoli riferiscono sulla missione. La consegna era di presentare un vangelo che impegnava tutti a un cambiamento fondamentale giustificato dall’amore Divino.
Siamo invitati a riflettere valutando l’esperienza degli Apostoli che fanno pratica di missione. Al ritorno c’è la revisione con Gesù. Il percorso sarà stato sentiero anche per incontrare il Vangelo? Gli incontri, il dialogo, le riflessioni portavano il segno caratteristico di Gesù e lo presentavano? Facevano vedere il Vangelo come cammino per crescere, per conoscere di più, per alimentare la speranza e avere un cuore forte ed arrischiarsi ad essere discepoli franchi e chiari, gioiosi e ottimisti, animatori e testimoni della verità piena di amore? Quando gli itinerari sono troppo definiti, con tutti i dettagli già previsti, non c’è più spazio per accogliere nel territorio profondo della identità personale, la famosa libertà di essere come vorrebbe Gesù, e graduare tutta l’esistenza secondo la Parola di Cristo. Il credente è invitato ad aprirsi all’altro, a superare le barriere congiunturali e costruire la propria vita comunitaria in modo fraterno. Niente di più difficile. Per far questo bisogna essere disposti a dialogare. Lo vediamo ogni giorno che è molto difficile il dialogo in famiglia tra sposi, tra fratelli, tra genitori e figli. Non si è più fortunati nelle comunità religiose diventate diversamente solitarie dove sono molti i fratelli e sempre meno gli amici. Le parole più comuni sono: separato, lontano, distante, in disparte, estraneo, remoto, ritirato.
Essere servitore di Gesù deve far vedere l’immagine e somiglianza con Gesù. Però uno se non impara a dialogare e non si apre al colloquio, si paralizza in una stanza virtuale, insonorizzata, e diventa una conchiglia senza accesso. Se continuiamo in trincea significa che il nostro servizio non ha connessioni con la fonte e la nostra fede rimane senza amore di Dio. Al contrario se regolarmente torniamo alla fonte originale, al discernimento con Gesù, alla preghiera con lui, prendiamo coscienza che Gesù non è così come facciamo credere con i nostri comportamenti. Dialogo cristiano è soprattutto e primariamente dare il benvenuto e entrare assieme nell’amore di Dio, e diventare esperienza condivisa con dialogo sincero.
Si sbriciola la rappresentazione di un Dio impassibile, isolato nella propria beatitudine, protetto da una devozione che pensa ancora ai sovrani e alle maestà da proteggere mantenendo lontani i sofferenti che chiedono compassione e misericordia. Viene proprio da dire: che sfortuna grande essere così lontani da Dio e così vicini agli incaricati.. Sulla croce Gesù ci rivela fin dove può arrivare l’amore di Dio per noi. In effetti l’amore di Dio prende il colore di tutti le situazioni dell’essere creato. C’è in Dio dolore come c’è amore. Non è un dolore che disfa o priva di qualche cosa, ma un dolore per amore che vuole identificarsi con l’essere amato.