I DOMENICA DI AVVENTO

Pubblicato in Domenica Missionaria

advent

Essere Pronti

Is 2,1-5

Rm 13,11-14

Mt 24, 37-44

 

Con la prima Domenica di Avvento incomincia l’annonuovo della Chiesa. L’anno della Chiesa è chiamatol’anno liturgico: la liturgia è l’insieme delle celebrazioni- dei riti che si fanno per glorificare Dio e santificarel’uomo. L’anno liturgico della Chiesa non è come un circolochiuso, ma come una spirale che sempre si innalzae si allarga; un anno che ci accompagna in un progressivoingresso nel mistero di Cristo. San Gregorio Nissenodiceva: “quaggiù si va di inizio in inizio fino all’iniziosenza fine”.

 

All’inizio di questo Avvento si legge nella prima letturaquesta visione del profeta Isaia, che è come una promessadivina. Il profeta è un innamorato del tempio cheSalomone ha edificato sul colle di Sion. I profeta conoscebene il pellegrinaggio che i pii ebrei compiono regolarmentea Gerusalemme, ma ora vede che da pellegrinaggiodi Israele diventa pellegrinaggio universale.

Che cosa hanno di particolare quel tempio, quella città,quel colle perché l’insieme dei popoli sia attirato versodi loro? “Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemmela parola del Signore”. Dalla parola del Signorepossono uscire solo forze di giustizia e di pace, di fraternitàe di amore. Tutte le genti hanno fame e sete dellagiustizia, e la giustizia si trova nelle vie del Signore. Il male sulla terra proviene dal fatto che ciascuno sceglie lapropria via, e le vie fondate sull’egoismo non possonodare al mondo armonia e pace, ma provocano necessariamenteconflitti e guerre.

Invece se ciascuno cercasse presso Dio la buona viaci sarebbe l’armonia fra tutti; cesserà allora, per sempre,il bisogno delle armi, scomparirà ogni volontà di aggressione.È un sogno che secoli di storia non hannoancora realizzato, ma è anche un sogno che secoli diguerre non sono riusciti a cancellare.

San Tommaso d’Aquino “con la venuta di Gesùl’umanità è libera per sempre, e non c’é alcun male chepossa interrompere tale bene”.

Il vero tempio di Dio non è quello di Gerusalemme,che è stato distrutto come aveva previsto Gesù, ma è Cristostesso. Egli infatti ha detto: “distruggete questo Tempioe in tre giorni lo farò risogere” (Gv 2,19).

 

Il tempo di Avvento è attesa del Natale di Gesù, ma laspiritualità dell’Avvento ci fa spingere lo sguardo piùavanti alla venuta del Signore, alla fine di tutto: “verrànella sua gloria e nella nostra gioia” (Paolo VI); sarà iltrionfo definitivo del Signore e di quanti hanno credutoe sperato in Lui.

La necessità di riscoprire questa visione della vita èstata ribadita recentemente dai vescovi italiani “è offuscatose non addirittura scomparso nella nostra cultural’orizzonte escatologico, l’idea che la storia abbia una direzione,che sia incamminata verso una pienezza che va aldi là di essa”. Il tema è di bruciante attualità: si tratta dicapire il senso della storia, il futuro del mondo e il destinodi ogni persona.

“L’Avvento è perciò un appello ad accogliere laqualità ‘eterna’ che ha già il nostro presente, qualitàche fiorirà sempre più verso la pienezza finale. Infatticon l’incarnazione del Cristo, Dio ha dato consistenza al nostro tempo, l’ha quasi conquistato alla sfera divina,strappandolo dalla miseria, dal peccato, dal nulla.L’uomo è invitato già da ora ad entrare in questo filoininterrotto di salvezza” (G. Ravasi).

Dobbiamo amare questo mondo creato e salvato daCristo e dobbiamo aiutarlo a trasformarsi in preparazionealla festa della sua definitiva liberazione.

San Bernardo ci aiuta a cogliere tutta la ricchezza diquesto tempo liturgico quando dice: “nella prima venutadunque egli venne nella debolezza della carne, in questaintermedia viene nella potenza dello Spirito, nell’ultimaverrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermediaè, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima:nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell’ultimasi manifesterà come nostra vita, in questa è nostroriposo e nostra consolazione”.

 

Matteo è l’unico evangelista a indicare la venuta gloriosadi Cristo per concludere i tempi e giudicare l’umanitàcon il termine greco “parusia” che significa “presenza-visita”: segna l’intervento grandioso del giudice supremonella storia verso cui è protesa la speranza e l’attesadei credenti.

La “parusia” quando verrà è nascosto a tutti, nessunolo sa “neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio,ma solo il Padre” (Mt 24,36). “Questa certezza di fedenon può essere sottomessa a una data cronologica, ilVangelo non ammette curiosità” (Salvatore Garofalo).Ma l’obbedienza al monito di Gesù di vigilare ci devefare evitare la stanchezza e la sonnolenza: non mollaregli ormeggi della fede e andare alla deriva – non fare darottame, che non è degno come uomo e tanto menocome cristiano.

Al tempo di Noè “mangiavano e bevevano, prendevanomoglie e marito” erano affacendati in molte cose, tuttaviaera come gente che dormiva perché avevano perso il senso dell’essenziale, e ciò perché non vivevano più instato di attesa. La gente viveva senza fare attenzione aisegni dei tempi, senza essere veramente disposta a riconoscerela volontà di Dio e a compierla “non si accorserodi nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così saràanche alla venuta del Figlio dell’uomo”.

Gesù ama darsi durante la vita pubblica il titolo di“Figlio dell’uomo” espressione semitica che indica unoappartenente alla famiglia umana, ma in stretta familiaritàcon Dio e quindi lascia intravvedere una ricchezza disignificato. Così la venuta del Signore è come un nuovoinevitabile diluvio e troverà scampo chi non si lasceràtrovare sprovveduto e distratto, quella venuta infatti saràimprovvisa e non consentirà facili recuperi – questa serietàdel Vangelo sulla vigilanza è dettata dal desiderio edall’amore di salvezza per tutti.

Ciò che conta è molto semplice: il Signore viene, e questoè tanto decisivo che dei due uomini che sono nel campo,uno sarà preso e l’altro lasciato, così delle due donneche sono a macinare; quello che viene “preso” è colui chesa vegliare ed è salvato (questo prendere e lasciare dice laseparazione del bene dal male): vegliare significa vivere lavita presente con l’apertura al futuro (si dice che san Bernardoviveva come uno che ha la faccia rivolta verso Gerusalemme),con l’attesa di qualcuno che sempre viene.

Gesù viene tutti i giorni e questo è quello che Gesùvuole dire quando ci esorta a vigilare poiché non sappiamoin quale giorno verrà “perciò anche voi state pronti,perché nell’ora che non immaginate il Figlio dell’uomoverrà”; realizziamo questa salvezza che ora ci è più vicinaattraverso i molteplici incontri con Lui.

Vegliare nell’attesa di qualcuno significa esprimereconcretamente fino a che punto egli è atteso – vegliarenell’attesa di Gesù significa dirgli che noi lo amiamocome il tesoro più caro della nostra vita. “O Gesù, unicoamore di tutte le creature” (S. Gemma Galgani).

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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