Attorno alla Parola - Corpus Christi

Pubblicato in Domenica Missionaria
{mosimage}Tre gli interrogativi che la liturgia ci pone in questo mese; tre indovinelli, tre enigmi e, direi, la caccia ad un triplice tesoro nascosto.

Conoscete voi la forza misteriosa dello Spirito santo che è in voi? Siete riusciti ad intravedere il grande mistero di un dio in tre Persone? E domenica, festa del corpo e Sangue di Cristo, il terzo interrogativo: quale tesoro è mai nascosto in quel cerchietto di pane che ricevete nella comunione?

Domenica scorsa abbiamo riportato un episodio. Un prete dubbioso stava celebrando nelle catacombe ed ecco alla consacrazione vide staccarsi dal soffitto tre gocce, cadere nella patena e fondersi in uno splendido diamante. L’episodio, vero o no, è significativo.


L’eucaristia è come uno splendido diamante in cui si rende presente Gesù Cristo e quindi l’inseparabile presenza delle tre persone della Ss. Trinità.

Nella santa Messa, dopo la solenne invocazione dello Spirito, avviene qualcosa di strepitoso, di straordinario. Il sacerdote dice: Questo è…; questo è…”. Parole che la nostra distrazione rendono sbiadite, parole da riscoprire. A quelle semplici parole quei cerchietti di pane, quel vino nel calice, misteriosamente, miracolosamente si trasformano nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo. Un miracolo che i teologi chiamano transustanziazione, cambiamento di sostanza. Da quelle parole del sacerdote, sotto le apparenze del pane e del vino, noi adoriamo il Cristo presente in corpo, sangue, anima e divinità. Una presenza che non è percepibile con i nostri sensi ma che è pur sempre reale, una presenza concreta anche se in modo misterioso, sacramentale. Realtà inequivocabile.

Ma come può avvenire tutto questo? Non aspettatevi spiegazioni soddisfacenti. È un mistero e il mistero non si può spiegare, ma solo credere, fiduciosi sulla parola stessa di Gesù. Nell’ultima cena, quasi come un testamento, egli ci lascia in modo divino il suo corpo e il suo sangue. Prese il pane e disse: questo è il mio corpo; prese il calice del vino e disse: questo è il mio sangue. E agli apostoli trasmise lo stesso potere, invitandoli con le parole: fate questo in memoria di me.

Ed il sacerdote nella Messa ogni volta ripresenta misticamente questo meraviglioso prodigio: “Questo è il mio corpo…” e si genuflette in adorazione; “questo è il mio sangue…” e nuovamente si genuflette in adorazione davanti alla rinnovata presenza del Signore Gesù.

E così tu che ti accosti alla comunione fa una genuflessione o un devoto inchino; presenta la tua mano destra come un trono per la mano sinistra e all’invito “il Corpo di Cristo”, rispondi con fede: Amen, sì, è veramente il Corpo di Cristo e nel cavo della mano, attentamente, ricevi il Corpo del tuo Signore Gesù Cristo.

Nella storia dei primi martiri africani, un episodio può forse aiutarci in questa riflessione eucaristica. Nel 304, durante l’impero di Roma, presso Cartagine, ad Abilina, nella casa di Emerito, la piccola comunità cristiana si raduna con Saturnino per la celebrazione festiva del “Dominicum”, cioè l’eucaristia del Signore, nel giorno del Signore. Forse per una soffiata, la polizia romana, vigile su ogni assembramento, irrompe nella casa e trascina il gruppo sovversivo davanti al tribunale. Il processo si basa su tre capi di imputazione.

Perché avete organizzato questa riunione?, domanda il questore di Roma. A nome di tutti risponde Saturnino: perché Cristo è il nostro salvatore. Perché hai permesso a costoro di entrare in casa tua? Risponde Emerito, il padrone di casa: perché questi sono i miei fratelli e la casa è di tutti. Lo sapete bene che questi assembramenti sono proibiti e prevedono la condanna a morte? Con decisione e coraggio il gruppo con Saturnino risponde: noi cristiani non possiamo vivere senza il “Dominicum”. Non tanto senza comunione, ma soprattutto senza il sacrificio domenicale della fraternità.

Tre affermazioni che, mi sembra, esprimono bene tutta l’identità e la motivazione del mistero eucaristico, che è memoriale, convito, sacramento: memoriale della morte e risurrezione di Cristo, convito ecclesiale di fraternità, sacramento permanente della presenza del Signore.

Osserva Sant’Ireneo: “Tu esci dall’eucaristia con le labbra grondanti di sangue”.

Nel libro iconografico “La femme à la coupe”, l’autore evidenzia come nel medioevo sovente Maria Santissima è raffigurata ai piedi della croce che alza la coppa per raccogliere il sangue di Cristo. Tutta la tradizione riconosce l’intimo legame che unisce Maria alla croce e all’eucaristia. E i santuari mariani, Lourdes, Fatima…, diventano catalizzatori eucaristici: l’eucaristia è il vertice di tutte le manifestazioni.

Nella terza apparizione, l’angelo della pace che prepara i tre pastorelli di Fatima, li invita a pregare: Santissima Trinità vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, anima e divinità di Gesù Cristo”; ed ai ragazzi porge il calice e l’ostia per una mistica comunione.

Concludo con una commovente testimonianza di P. Cormak che ricorda il suo duro carcere di cinque anni. “Tuttavia ebbi la grande gioia di poter celebrare segretamente la Santa Messa, nella piccola casa dove eravamo confinati. Il pane e il vino ci erano trafugati dentro i medicinali. Io mi alzavo alle prime luci; mettevo su un pezzo di cartone un frammento di ostia e una goccia di vino. Avendo il piccolo messale in grembo, tenevo il gomito sinistro appoggiato alla fronte. Una tazza di caffè e una sigaretta accesa, davano l’impressione di una colazione. Offrendo il sacrificio in quelle condizioni voi apprezzate veramente cosa significhi il sacrificio della Messa”.
Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 21:54
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