Da questo momento inizia il grande viaggio verso Gerusalemme che dopo quaranta giorni si concluderà con la passione sul monte santo. E durante il viaggio Gesù prepara quei dodici focosi galilei allo scandalo della passione, preannunziata per ben tre volte. L’episodio della trasfigurazione, con la sua sfolgorante manifestazione e la sua prospettiva dolorosa, costituisce come uno spartiacque tra il progressivo sviluppo della fede che culmina nella confessione di Pietro e il progressivo avvicinarsi alla passione, che culmina nella glorificazione del Cristo. Marco situa la trasfigurazione al centro dei suoi 650 versetti: rappresenta un momento storico, emblematico.
La trasfigurazione è un momento significativo per lo spazio in cui avviene: li portò su un alto monte a pregare e una nube luminosa li avvolse. Monte e nube: due segni biblici, che intendono definire dove ha luogo e come si manifesta la divinità. La nube, luminosa giorno e notte, nel cammino nella tenda, nel tempio è segno della presenza divina. Una nube avvolge Maria all’avvento del Cristo, una nube avvolge Gesù sul Tabor e sul monte degli ulivi. La montagna, l’Oreb – Sinai è lo spazio ove dio stabilisce la sua alleanza con Mosè, con Elia. Sull’Oreb, per tre volte, la voce di Dio scuote il cuore di Abramo: sacrificami tuo figlio, il tuo unico figlio, il figlio che ami. E sul Tabor, dopo la prospettiva della passione, risuona la voce del Padre: il mio Figlio prediletto, in lui mi sono compiaciuto. E sul monte degli ulivi, Gesù conclude la sua missione inviando gli apostoli alle genti.
La trasfigurazione è un momento emblematico: di fianco a Gesù splendente vi sono Mosè ed Elia che parlano della sua dipartita, esodo, passione. È necessario soffrire per entrare nella gloria. Stolti, non capite questo, dirà ai discepoli di Emmaus. Associamoci con serenità e fiducia alla sua passione, invitano le nostre Costituzioni (33).
La trasfigurazione è un momento impegnativo. Culmine di tutto il racconto è la voce che esce dalla nube. La voce del Padre è segno di autenticità divina; lo è stata al battesimo, lo sarà a Gerusalemme:Questi è il mio figlio in cui mi sono compiaciuto, ascoltatelo.
Ascoltatelo: è l’ascolto biblico, che vuol dire obbedire, cioè adesione, nel gioioso convincimento che quando l’uomo ascolta entra nell’ambito della luce e diventa, come scrive Lutero di Maria, vangelo di grazia. Dalla parola ascoltata, scrive Magrassi, il cristiano riceve orientamento e sostegno e riesce a dare un significato più profondo al suo agire: lampada ai miei passi la tua parola, mi fa vivere, mi illumina.
Chi si chiude alla Parola come il faraone, indurisce il cuore: sclerocardia, dice l’originale greco. E un cuore sclerotico, non più docile all’ascolto, rallenta il flusso vitale, impoverisce lo spirito, provoca una caduta di tensione verso il bene, apatia, morte.
L’ascolto della Parola del Figlio di Dio ha la capacità di trasfigurare, rende l’animo gioioso, sereno, cordiale, disponibile a gesti di perdono, di riconciliazione, di bontà, di fraternità, di solidarietà.
Una capacità però che nasce da un ascolto non distratto, che penetra il significato della Parola di Dio, che come Maria la sviscera nel suo cuore.
Scrutamini scripturas, invitava il fondatore; afferrare il senso letterale, penetrarne lo spirito.
La trasfigurazione avviene nel tempo della preghiera; ce lo dice Luca e lo conferma Pietro: sulla montagna santa per pregare… e mentre pregava… trasfigurazione, metamorfosi nel testo greco. L’uomo della preghiera va al di là delle cose contingenti, le cambia di aspetto. La preghiera ci aiuta a scoprire la cifra d’eternità insita nella storia umana e le vicende terrene si trasfigurano. In un romanzo di Bellow, romanziere ebreo-canadese, il protagonista confessa: “quasi giornalmente provo una fortissima impressione di eternità”. Ecco il miracolo della preghiera viva: farci cogliere negli stracci della vita un’impressione di eternità, un presagio di Dio. Nel turbamento di Maria e nel tormentato discernimento di Giuseppe, nell’angoscia dei due genitori di Gesù, nell’assurdo susseguirsi di situazioni tragiche, come è stato possibile il cammino difficile di questa coppia voluta dal Padre eterno per realizzare il mistero dell’incarnazione?
Giovanni Paolo II osservava: “La fede di Maria si incontra con la fede di Giuseppe e insieme camminano nella loro peregrinazione di fede, obbedendo alla voce dell’angelo. Fiat, dice Maria, si faccia di me quello che hai detto e parimenti, Giuseppe, fece come l’angelo gli aveva ordinato: “Prese con sé la sua sposa”.