Attorno alla Parola: VII domenica TO

Pubblicato in Domenica Missionaria
{mosimage}In queste domeniche il vangelo secondo Marco, cioè secondo il suo punto di vista, ci coinvolge nelle sue discussioni galilaiche, a volte accese, con i dottori della legge che lo accusano di linguaggio blasfemo, di comportamenti trasgressivi, di irreligiosità, tanto da ritenerlo un pazzo o un indemoniato.

Chi pretendi di essere tu, domandano gli scribi. Gesù “entra di nuovo a Cafarnao”, sua seconda patria, nella casa di Pietro, dove si doveva trovare a suo agio. L’angusta casa di pescatori, ora racchiusa in un santuario, è subito invasa dalla folla ed anche la porta resta bloccata. Tutti sono attenti alla parola di Gesù.

Per nulla interdetti dall’assembramento, quattro uomini dalla scaletta esterna salgono sul tetto, tolgono il terriccio, foglie, fieno e pali e calano un lettuccio con un paralitico, e con fede attendono un miracolo. Sconcertata, forse indignata, la folla guarda a Gesù, in attesa di una sua reazione.


Gesù, osserva Marco, vede sola la fede dei quattro, anzi dei cinque, e la loro fiducia; eppure pare deludere la loro aspettativa. Perché fa aspettare il gesto miracoloso? Perché non aiuta il paralitico a rialzarsi con un bel gesto di delicatezza come aveva fatto in quella stessa casa con la suocera di Pietro? E invece dice: Figlio, ti sono rimessi i peccati.

La cosa sembra sorprendere anche alcuni scribi, diremmo oggi rigorosi fondamentalisti o formalisti. Si sono resi conto che la frase di Gesù non è una semplice constatazione di un perdono, ma che in forza di quelle parole un vero perdono è stato accordato da Gesù stesso. Osservano perciò: Solo dio può rimettere i peccati e quindi sentenziano gravemente: Gesù bestemmia. E giustamente, perché non sanno porsi ulteriori interrogativi. E se Gesù fosse veramente il Messia, il figlio di Dio?

Certo anche Isaia lo aveva detto, l’abbiamo sentito nella prima lettura: Io, io cancello i tuoi peccati e non me ne ricordo più. Ogni perdono scaturisce da Dio, e Gesù afferma: “Figlio mio i tuoi peccati ti sono perdonati”. Si annulla la distanza tra Cristo e Dio; Gesù compie un gesto divino perché è Dio ed a lui è stato dato ogni potere.
Gesù quindi tenta di sfatare l’obiezione degli scribi con una doppia argomentazione, un doppio segno: uno spirituale ed uno fisico.

Gli scribi, seduti, pensano in cuor loro e Gesù legge nei loro cuori e li provoca ad esprimersi. Ma chi può scrutare i pensieri del cuore se non Dio? Gesù che conosce i pensieri del cuore dimostra di essere Dio. E come seconda argomentazione li sfida: è difficile controllare il poter che ha di perdonare i peccati, è facile però constatare l’efficacia della sua parola che ridà agilità a chi giace paralizzato. Gesù non ha paura di esporsi all’insuccesso ed offre la prova indiscutibile, controllabile, la prova dei fatti. “Ebbene, io vi farò vedere che ho il potere sulla terra di perdonare i peccati. Si voltò al paralitico e disse: ti ordino, alzati, prendi la tua barella e torna a casa.

Tre ordini secchi, tre verbi, cui immediati corrispondono tre verbi che ne verificano l’efficacia: lo storpio saltò su come un grillo, raffazzonò il suo pagliericcio e schizzò via come un cerbiatto, impazzito dalla gioia.

E marco, sempre pittoresco e polemico, conclude: e tutti, notate tutti, erano fuori di sé e glorificavano Dio, quel Dio che in Gesù irrompe nella storia e libera il corpo dalla malattia e lo spirito dal peccato.

Sappiamo anche noi andare oltre le fragili apparenze umane e interrogarci: in forza di chi il sacerdote ci dice “io ti assolvo dal tuo peccato”? e allora sì che anche noi, non più ripiegati su di noi da un continuo senso di colpa, commessa e perdonata, sapremo trarne motivo per glorificare la misericordia di dio e, rialzati, affrontare nuovamente la vita.

C’è di che divertirsi di fronte a questa pagina umoristica del vangelo: sopra la folla assiepata attorno a Gesù, si apre un varco nel soffitto e cala un lettuccio con un paralitico e il paralitico alla voce di Gesù ha un balzo e se ne va con il suo giaciglio.

Ma ci sono anche molte cose di cui meravigliarci: ci stupisce la grande fede di questi quattro uomini. Ci stupisce la potenza della parola del Signore: un uomo privo di forze viene istantaneamente riportato alla pienezza del suo vigore. E soprattutto stupisce l’affermazione di Gesù: “ti sono perdonati i tuoi peccati. Un’affermazione che scandalizza i farisei e che noi forse banalizziamo un po’ troppo quando andiamo a confessarci. Ti sono rimessi i peccati, dice il sacerdote: non è casa da poco! Non si tratta di un piccolo indultino e nemmeno un indulto. È una grazia totale che cancella radicalmente il reato, cioè il peccato, e condona completamente la pena eterna. Ecco la grandezza di Dio che cancella i peccati, anche i più gravi: ridona l’uomo ad una vita nuova, pulita e dà energia all’anima paralizzata per un cambiamento di vita.

Il gesto imprudente e strano del paralitico che si fa calar giù dal tetto non irrita Gesù ma ottiene un miracolo totale. Accostiamoci con fede alla confessione, rinnoviamo la nostra fiducia in questa potenza di Dio e come il paralitico, gioiosi e volenterosi, ritorniamo ad una serena ed impegnata vita cristiana.
Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 21:54

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