III Domenica Del Tempo Ordinario

Pubblicato in Domenica Missionaria

“Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. Lc. 1, 1-4; 4,14-21

Il Vangelo che spesso ascoltiamo, non è solo una raccolta di aneddoti relativi alla vita di Gesù e al suo insegnamento, ma è un qualcosa ben diverso, che attraverso i testimoni che hanno scritto su Gesù, noi esprimiamo la nostra fede nel Cristo sulla base di una storia, quella cioè dei gesti e delle parole di nostro Signore: questo ci fa riflettere sull’importanza della Parola di Dio nella vita della Chiesa e di noi in particolare.

A questo proposito, abbiamo ascoltato nella prima lettura, dal libro di Neemia(500 a.C.), come avveniva la celebrazione della Parola di Dio e l’importanza che si dava ad essa.

Come il popolo ebraico nell’antichità, così anche noi, nel giorno del Signore(= Domenica), ci raduniamo insieme(= Chiesa-assemblea), sotto la presidenza del Sacerdote, per ascoltare la Parola di Dio; ci viene letta questa Parola e ci viene spiegato il senso della medesima(= Omelia); poi si compie un gesto di lode e di ringraziamento a Dio(= Eucaristia).

/ I brani biblici di questa Domenica (Neemia; s. Paolo; Gesù), ci invitano appunto a riflettere sull’importanza della Parola di Dio nella nostra vita.

> Il Vangelo di Luca che leggeremo quest’anno, ci presenta un’immagine particolarmente suggestiva di Gesù, il “Buon Pastore” che rivela l’infinita tenerezza di Dio verso di noi.

Dante definisce Luca come lo “scriba mansuetudinis Christi”. In Lui il cielo ha visitato la terra. La sua predilezione va ai poveri, agli ammalati, ai peccatori, agli emarginati, a tutti coloro che si trovano nella sofferenza o nel bisogno. Questo amore misericordioso non conosce frontiere: Gesù offre veramente a tutti, la salvezza, la pace e la gioia.

/ E oggi Luca ci racconta in che modo si sia presentato Gesù all’inizio del suo ministero pubblico, per la prima volta, ai suoi concittadini di Nazareth, nella loro Sinagoga.

/ Siamo nella cittadina di Nazareth e Gesù un giorno arriva, è sabato e perciò Gesù entra nella Sinagoga, come ogni buon ebreo, per partecipare alla preghiera e fare la lettura tradizionale del giorno(Isaia 61). Mentre si celebra la liturgia, un mormorio invade l’assemblea, perché è arrivato un uomo di cui si parla tanto: è una specie di gloria del villaggio. Gesù intanto segue la celebrazione.

Si usava che colui che presiedeva la liturgia( il rabbino) leggesse il rotolo della Bibbia e lo leggesse in ebraico, la lingua in cui era stato scritto. Però l’ebraico in quei tempi era poco capito. C’era, allora, da fare la traduzione del testo in aramaico, la lingua parlata. Toccò appunto a Gesù fare l’omelia sul testo letto. Gesù fece una dichiarazione sorprendente che è la sigla programmatica a se stesso e alla sua missione. “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. In pratica Gesù afferma: Avete sentito la dichiarazione di Isaia, una dichiarazione che annuncia il grande giubileo, l’anno di remissione per eccellenza, destinato a tutti i poveri, i ciechi, gli oppressi. Ebbene, oggi si è adempiuto tutto questo!..

/ Quella visita e quella lettura occasionale gli consentì di presentarsi per quello che Egli veramente era. Gesù si colloca come Colui che l’AT. aspettava, il Salvatore promesso; il Messia di tutti i diseredati, quello predetto dai profeti. Con Lui l’annuncio della Parola è un evento che si realizza.

/ Questo è stato il grande discorso programmatico di Gesù, che è l’equivalente del “Discorso della montagna” di Matteo. Cristo è Colui nel quale “tutte le promesse di Dio sono diventate “sì”, (2Cor.1,20) e si sono realizzate immediatamente, secondo l’opera di salvezza affidatagli dal Padre.

1. Il nostro Dio è un Dio che parla: non come gli “dei bugiardi e gli idoli muti” dei pagani, i quali hanno la bocca e non parlano, hanno le orecchie e non ascoltano e non hanno cuore per amare.

Il nostro Dio è un Dio vivente, che parla agli uomini manifestando se stesso. Il nostro Dio è vivo, parla e si manifesta in tanti modi presso il suo popolo.

Dio per parlare si è servito dei profeti, dei saggi e delle persone semplici e umili.

2. Cristo, Figlio di Dio è la Parola del Padre, il Verbo fatto carne. Il mistero della parola profetica raggiunge il suo vertice, apice e compimento della rivelazione del Padre in Gesù, Verbo fatto uomo, accessibile a tutti. Gesù dirà: “Come mi ha insegnato il Padre, così Io parlo”(Gv.8,28); “Io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare”(Gv.12,49). Gesù non è un profeta qualsiasi, è la Sapienza di Dio, il Figlio di Dio, per il quale da sempre tutto è stato fatto; è Lui la Luce del mondo che splende nelle tenebre del peccato.

3. Come risponde l’uomo a questa Parola di Dio? Quando Dio parla, l’uomo non può restare in silenzio o indifferente, perché questa Parola esige e provoca una risposta. L’uomo può rifiutare o credere. “Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore”(Deut.6,6); “La verità vi farà liberi”(Gv.8,32); “Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna”(Gv.5,24). La risposta dell’uomo a questa parola investe tutti gli aspetti della vita teologale.

Con la fede si accetta la Parola come Rivelazione di Dio. Con la speranza, diviene promessa; e con la carità, l’amore, la si accoglie come regola di vita. La Chiesa sempre ritrova la sua identità e unità nella Parola di Dio, senza la quale sarebbe nulla o semplice organizzazione.

Da questa Parola dobbiamo lasciarci continuamente giudicare e contestare. Saremo poi giudicati nel nostro atteggiamento assunto di fronte alla Parola di Cristo: “Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole.. anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo”..(Mc.8,38).

4. Ogni Domenica la Parola di Dio ci viene proposta. La Parola di Dio viene proposta a me a noi tutti; diventa viva e attuale nella celebrazione liturgica: viene spiegata e approfondita nell’omelia:

 è custodita e interpretata dalla Chiesa.

 Gesù ha detto: “Oggi si è adempiuta questa parola”.. Se la nostra vita concreta non manifesta il compimento della Parola di Dio in noi, è segno che stiamo ancora celebrando la liturgia del vecchio Testamento, prima di Cristo! Perciò non leggiamo il Vangelo al passato, ma leggerlo al presente, nell’oggi della nostra vita davanti a Dio. Il Vangelo non è parola morta, non racconta solo la vita di Cristo, ma anche la mia, la tua vita al confronto. Allora anche il nostro tempo sarà un “anno di grazia del Signore” come ora la Parola si fa Eucaristia.

Ci sia di esempio Maria SS. la quale, scrive Luca: “Da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”(2,19).

Giovanni della Croce: “ Il Padre ha detto una sola parola: Suo Figlio. Egli la dice sempre in un silenzio eterno. E’ nel silenzio che l’uomo deve ascoltarla. La cosa più necessaria per avanzare nelle vie di Dio è far tacere il proprio desiderio e la propria lingua di fronte alla grandezza di Dio, che preferisce a tutte le parole, il silenzio dell’amore”.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 20 Gennaio 2016 14:03
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