III Domenica di Pasqua

Pubblicato in Domenica Missionaria

“Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno..Di questo voi siete testimoni”. Lc 24, 35-48

Il periodo quaresimale era caratterizzato da un itinerario battesimale, che sfociava nel sacramento del Battesimo, e nella presa di coscienza di essere cristiani. Il secondo itinerario è quello pasquale, della fede e testimonianza nel Cristo risorto. Se non si passa alla testimonianza cristiana, c’è il rischio di rimanere cristiani passivi, anonimi e anagrafici!.

Difatti gli apostoli maturarono la loro fede, passando dalla sequela fisica di Gesù storico, secondo la carne, al riconoscimento di Cristo, secondo lo Spirito: il Cristo della fede, attraverso la testimonianza.

/ Il brano evangelico odierno di Luca riferisce una delle apparizioni del Risorto agli apostoli. Per convincerli, il Signore arriva fino a farsi toccare e a mangiare sotto i loro occhi: è proprio Lui, il Crocifisso, tornato alla vita. Il brano termina con le parole di Gesù: “Di questo voi siete testimoni”. E’ una consegna ufficiale e difficile che Gesù ha dato ai suoi. Essi vivevano ancora nascosti in seguito alla sua morte, timorosi di essere riconosciuti dalle autorità come discepoli del Nazareno, pur essendo stati con lui per 3 anni; ed ora ecco che Gesù chiede loro di uscire all’aperto per proclamare che Egli è risuscitato dai morti il terzo giorno e per predicare nel suo nome a tutte le genti, la conversione e il perdono, cominciando proprio da Gerusalemme! Pertanto questa difficile impresa è quella che si realizza puntualmente, l’indomani della Pentecoste, durante la predica di Pietro. E Pietro lo fa notare nella sua predica a Gerusalemme, sottolineando i 3 soggetti degli avvenimenti capitati in quei giorni: voi, Dio, noi. “Voi, avete consegnato e rinnegato il Santo e il Giusto e avete ucciso l’Autore della vita..Ma Dio l’ha risuscitato dai morti, e di questo noi siamo testimoni”.

/ Rimasti soli e in pochi, con l’incarico di predicare il Vangelo a tutto il mondo, gli apostoli non si scoraggiano; compresero che il loro compito era uno solo: rendere testimonianza di ciò che avevano udito e visto compiersi in Gesù di Nazareth. Il resto lo avrebbe fatto Lui stesso operando insieme con loro e confermando la loro parola con i prodigi (Mc.16,20).

Apostolo” diviene così sinonimo di testimone della risurrezione(At.1,22). “Dio lo ha risuscitato e noi ne siamo testimoni”: è il riassunto della loro predicazione.. Certo, la loro testimonianza li portò tutti, uno dopo l’altro, al martirio, ma intanto, in pochi decenni, avevano compiuto quella cosa che era parsa impossibile agli uomini, e cioè predicare il Vangelo a tutto il mondo, facendo discepoli tutte le genti.

/ Ma gli apostoli non avevano tardato ad accorgersi che non erano soli a dare testimonianza a Gesù; un’altra testimonianza, silenziosa ma irresistibile, si univa alla loro, ogni volta che parlavano di Gesù: quella dello Spirito Santo. Tale testimonianza continua anche oggi nella Chiesa.

/ S. Luca descrive la gioia di questa testimonianza, lungo tutto il Vangelo, e per sottolineare la gioia degli annunciatori, ha 2 parole importanti: “senza indugio, in fretta”. E’ la “fretta” di Maria SS. che va da Elisabetta; è il “senza indugio” dei pastori che corrono a Betlemme; è la “fretta” di Zaccheo che scende dall’albero; è ancora la “fretta” e la corsa delle donne che danno agli apostoli l’annuncio che Cristo è risorto; ed infine la partenza “senza indugio” dei due discepoli di Emmaus che tornano a Gerusalemme dagli apostoli, per riferire di aver riconosciuto Gesù “nello spezzare il pane”.

/ Può essere testimone solo chi “conosce” il Signore. “Conoscere” in senso biblico indica rapporto di intimità, di amore. L’osservanza dei Comandamenti, di cui parla Giovanni(II Lettura), è frutto della “conoscenza” del Signore, e dunque è esigenza d’amore. Amare una persona significa accettare in se stesso la debolezza dell’altro, trasformare la propria vita in funzione delle esigenze dell’altro. L’amore che io nutro per Gesù si tradurrà nella mia vita, solo se osserverò i suoi comandamenti. Solo così potrò verificare la serietà della mia fedeltà.

/ La testimonianza di Cristo risorto è ancora viva nella Chiesa di oggi, non solo attraverso il Papa, i Vescovi e i sacerdoti, ma anche tutti i battezzati, i cristiani, i laici, sono anch’essi testimoni della risurrezione di Gesù Cristo. Il documento del Vat. II(L.G. 38), dice al riguardo: “ Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo”. Perciò i laici cristiani devono smettere di ritenersi testimoni solo passivi della fede, per diventare testimoni attivi e creativi, non più ripetitori delle parole udite dalla gerarchia durante la Messa domenicale, ma devono riappropriarsi della Parola di Dio, possedere quella Parola che ci fu data da Cristo nel Battesimo, sotto il simbolo di una piccola candela accesa e riscoprire cosa significa essere popolo “profetico, regale e sacerdotale”.

/ Il testimone non è credibile se non quando parla di cose che ha visto o udito, di ciò che ha vissuto. Io posso testimoniare che Cristo è risorto ed è vivente, solo se egli è risorto in me ed è vivente dentro di me. Se sperimento la sua presenza, la sua consolazione, il suo perdono, la sua gioia, allora capisco che Egli è davvero risorto e sono in grado di testimoniarlo agli altri. Tutto il resto non convince; è come il sole pallido d’inverno che illumina, ma non riscalda.

Cosa serve, per esempio, ai genitori, preparare il figlio alla Prima Comunione, o alla Cresima o al Matrimonio, solo esortandolo a preparare bene la festa, a dire qualche preghiera, ad andare in chiesa, ecc. se in famiglia non c’è testimonianza concreta di vita cristiana?

/ Gesù non è venuto per morire sulla croce. E’ venuto per compiere la volontà del Padre. L’ideale di Gesù non è il dolore, la sofferenza, la morte, ma l’amore. Per testimoniare fino in fondo questo amore, Egli non si tirò indietro di fronte alle difficoltà, né di fronte alla morte violenta.

La testimonianza è uno dei primi doveri del vero cristiano, e si trasmette per mezzo dell’esempio, per mezzo delle opere, per mezzo della vita vissuta, del sacrificio in omaggio alla verità.

Il Signore ha preteso da noi qualcosa di molto modesto, eppure di molto importante: essere testimoni di Lui. Il mondo di oggi chiede ai cristiani di rimanere cristiani: ciò che è importante non si dimostra, si testimonia.

/ S. Agostino: “Che cosa significa toccare se non credere? Con la fede infatti tocchiamo il Cristo, ed è meglio raggiungerlo nella fede piuttosto che toccarlo con le mani senza credere in lui. Non è stato un grande vantaggio quello di poter toccare il Cristo; i giudei l’hanno toccato quando l’hanno arrestato, quando l’hanno messo in catene, quando l’hanno crocifisso; ma toccandolo male, l’hanno perduto. Tu, cristiano, toccalo con la fede”…

> S. Giovanni Crisostomo: “Cristo ci ha lasciati sulla terra per essere fiaccole che illuminano, fermento nella pasta, angeli tra gli uomini, per essere seme e portare frutto. Non ci sarebbero più pagani se ci comportassimo da veri cristiani”.   Nulla è più contagioso dell’esempio.

// Noi cristiani, dobbiamo essere una spina nel fianco, cioè una presenza di provocazione e di inquietudine in un mondo affidato all’indifferenza: non essere un camaleonte, pronto ad adattarsi all’ambiente, perdendo così la propria fede. “La fede si propone, non si impone”(Benedetto XVI).

L’uomo moderno ha bisogno di vedere come si vive, più che sentirsi dire come si dovrebbe vivere.

> “Cristo ci ha invitati ad essere il <sale della terra>, non il miele!”(Bernanos).

> “Ciò che è importante non si dimostra, si testimonia”(N.G. Dàvila)

>Paolo VI: “L’uomo moderno ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni”.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 08 Aprile 2015 17:57
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