“Vogliamo vedere Gesù…E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo”. Gv. 12, 20-33
Siamo giunti al termine del cammino quaresimale, nel cuore dell’ultima Settimana di vita di Gesù, dell’ultima grande Settimana che ci introduce nella Settimana Santa, dopo cioè l’unzione di Betania (6 giorni prima della Pasqua) e l’ingresso messianico di Gesù sull’asinello, in Gerusalemme.
Avvenimenti e parole sono già prefigurazione della Passione. Il tema di fondo è quello dell’“ora della glorificazione”: “è giunta l’ora”, l’ora di Gesù. Giovanni non dice più: “non era ancora giunta la sua ora” : questa è l’ora stabilita dal Padre, non dagli uomini; nessuno può toccare Gesù prima che giunga quell’ora stabilita dal Padre, in cui Cristo si consegna alla morte.
Nel Vangelo di Giovanni, l’”ora” per eccellenza è il grande momento della morte e risurrezione di Gesù, cioè della sua “glorificazione”, fonte di salvezza per l’umanità. Quando agli inizi del suo ministero pubblico i suoi avversari “cercano di arrestare Gesù, nessuno riesce a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora”(7,30). E poi: “Nessuno lo può arrestare, perché non era ancora giunta la sua ora”(8,20). Ma alle soglie della sua morte, Gesù stesso, rispondendo ad alcuni dei suoi discepoli, afferma: “E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo..Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora”!(12,23.27). Nel Cenacolo, Gesù, “sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”(13,1). E poi prega così: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo”(17,1).
/ Tra le persone che si recano a Gerusalemme per la festa di Pasqua ci sono alcuni Greci che domandano di poter “vedere Gesù”. Ed è interessante notare che si rivolgono ai soli due apostoli che portano un nome greco: Filippo e Andrea. L’evangelista interpreta questo desiderio come indice di buona volontà dei pagani di aprirsi alla fede. Gesù risponde che sarà grazie alla sua “elevazione”(in croce) che tutti gli uomini potranno effettivamente arrivare alla fede. L’elevazione di Gesù in croce, è la vera risposta alla domanda di quei Greci: là essi “vedranno” chi è Gesù veramente, perché vedranno Dio che li ama. Gesù trafitto e glorificato sulla croce, attira tutti, cioè offre a tutti la possibilità di salvezza, rivelando l’amore del Padre che fa vivere chiunque gli crede.
Da notare che all’inizio del Vangelo di Giovanni, Andrea e Filippo volevano, pure loro, “vedere Gesù”. Più che un vedere fisico, è un vedere teologico, cioè entrare in amicizia con Lui.
/ Come i Magi a Natale, erano accaniti nel perseverare e nel cercare il Bambino Gesù, e lo hanno trovato, perché chi cerca trova; così questi pagani che vengono da lontano, hanno un obiettivo chiaro: “vogliamo vedere Gesù”, e trovano il loro Dio, Gesù, il Figlio del Dio vivente. I Magi hanno trovato un Bambino bisognoso di tutto; i Greci trovano un uomo che sta per essere crocifisso, un uomo che, alla loro ricerca, dice: ”se il chicco di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Gesù è appunto il “chicco di grano” stritolato e posto in terra a marcire: la nostra salvezza è il frutto di esso.
/ Tra i Greci(pagani) e Gesù, ci sono gli apostoli, i discepoli(Filippo e Andrea). Oggi chi sono questi “Filippo e Andrea”, questi tramiti e intermediari tra i pagani e Gesù? Non sono forse i missionari? Il dono più grande che una Chiesa, un gruppo di cristiani può fare al mondo è far conoscere Gesù, mostrare Gesù e il suo Vangelo. Questo non è solo un privilegio, ma una grande responsabilità.
/ I 5 miliardi di persone che attendono ancora Cristo, lo vogliono vedere. Una ricchezza immensa è ancora nascosta solo per mancanza di fervore missionario e di vocazioni missionarie. Oggi i missionari sono troppo pochi, e stanno diminuendo!. Se vogliamo obbedire a Dio Padre, che vuole tutti gli uomini salvi in Cristo, e portare frutti, è urgente far conoscere e amare Gesù da quanti incontriamo sul nostro cammino. Gesù ha raggiunto la piena manifestazione della sua gloria, attraverso l’umiliazione, la sofferenza e la morte. Il Regno di Dio non è come il regno degli uomini, dove solo il potere, il denaro, la forza, contano! Nel Regno di Dio ci si entra come Gesù, attraverso il nascondimento, la sofferenza e la morte. La morte violenta di milioni di martiri, è stata, nel cammino della Chiesa, la semente di cristianità rigogliose.
/ S. Agostino ha detto: “Ama e fa quello che vuoi”. Perché questo? Se uno ama veramente col cuore, non offenderà mai colui che ama! Così con la nostra testimonianza di vita cristianamente vissuta, facciamo “vedere” Gesù al mondo. Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo. Non si tratta di una formula o di un’idea, ma di una Persona, e la certezza che essa ci infonde: “Io sono con voi tutti i giorni”, ci dice Gesù.
/ “Gli uomini del nostro tempo chiedono ai credenti di oggi non solo di “parlare” di Cristo, ma in certo senso, di farlo loro “vedere” e di essere suoi testimoni“(Giovanni Paolo II).
/ Il paradosso del Vangelo: essere vincitori della morte, significa lasciarsi inghiottire da essa; vedere il Cristo vuol dire attendere che egli scompaia; l’ora del trionfo è l’ora del supplizio; vivere è morire; guadagnare è perdere. Gesù parte, non per abbandonare, ma per ritrovare più profondamente; muore non per decomporsi, ma per riprodursi in una moltitudine. Per l’evangelista Giovanni, non c’è un venerdì santo disperato: salire sulla croce, significa andare verso la gloria.
Non basta che la Croce sia piantata sul Calvario, deve essere piantata anche nel nostro cuore.; allora “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”(Gv.19,37).Cristo, il “chicco di grano che muore” nella sua ora, salva il mondo e quanti credono in Lui, nella sua nuova alleanza nell’amore. Accostarsi al Cristo glorioso, vuol dire accettare di nascere dal suo fianco trafitto.
/ Dio non si insegna, lo si racconta con l’entusiasmo e la gioia di chi lo ha incontrato personalmente. Dio non si discute, lo si manifesta con la trasparenza della nostra vita cristiana. Dovremmo far nascere la nostalgia di Dio! Oltre la macchina, la televisione, il telefonino..,l’uomo ha bisogno di altro, l’uomo ha bisogno di Dio. L’umanità ha nostalgia di Dio, ha paura della sua assenza e del suo silenzio. Di tanti Santi è stato detto che ti “facevano venire la voglia di Dio”!
/ Un poeta greco, ha scritto una bella lirica: “Parlami di Dio, disse al mandorlo, e il mandorlo fiorì”(N. Kazantzakis). Possa la nostra vita fiorire in una testimonianza convinta e coerente che parli di Dio agli uomini di oggi.
Allora: “vogliamo vedere Gesù”, sia la preghiera che rivolgiamo allo Spirito Santo alle soglie della Settimana Santa.