At 14,21b-27;
Ap 21,1-5a;
Sal 144;
Gv 13,31-33a.34-35.
L’aggettivo “nuovo”, ricorrente più volte nelle Letture di questa Domenica di Pasqua, serve da filo conduttore per capire la novità che scaturisce dalla resurrezione del Signore. Nell’Apocalisse, San Giovanni vide “un cielo nuovo e una terra nuova”, vide anche “la città santa, la Gerusalemme nuova pronta come una sposa adorna per il suo sposo”. La novità del cielo, della terra e della città è operata da Dio ed Egli stesso disse: “Io faccio nuove tutte le cose”. Per questa terra nuova bisogna vivere con un comandamento nuovo dato da Gesù: “amarsi gli uni gli altri”. In questo caso, Gesù stesso non solo è il modello, ma anche il criterio: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Un cielo nuovo e una terra nuova
Nel periodo pasquale, la Chiesa continua a contemplare la novità del primo giorno della settimana: la resurrezione di Gesù e la sua glorificazione celeste. Infatti, Luca negli Atti degli Apostoli è chiaro: “Dio lo ha risuscitato” oppure “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. La resurrezione dunque è la prima cosa nuova che Dio ha fatto. Con la resurrezione di Gesù comincia una novità totale, iniziano le cose nuove: cielo e terra. Questo binomio “cielo-terra” ci ricorda che proprio così si apre il primo racconto della creazione nel libro della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Ci rimanda dunque alla creazione del mondo dove poi è subentrato il peccato. Ma ora con la resurrezione di Gesù, Dio crea un nuovo cielo ed una nuova terra. La novità riguarda essenzialmente la vocazione alla vita dell’amore. Un nuovo cielo e una nuova terra caratterizzate essenzialmente dall’amore. Ecco perché Gesù, nel Vangelo, ci dà un nuovo comandamento per potere vivere bene in questa terra nuova.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri
Nella pagina del Vangelo, Gesù parla della glorificazione del figlio dell’Uomo e poi annuncia la sua partenza e lascia un nuovo comandamento quello dell’amore reciproco, come Lui ha predicato. Già nell’ Antico Testamento Dio aveva dato il comandamento dell’amore, come ricorda Gesù allo scriba che lo aveva interrogato su chi era il più grande secondo la legge. Gesù aveva risposto secondo l’Antico Testamento. ”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il primo e il più importante di tutti i comandamenti, il secondo, simile al primo, dice: “Amerai il prossimo come te stesso”. Questo comandamento dell’amore che esisteva già nell’ Antico Testamento, come ho già detto, è diventato nuovo, ma in che cosa consiste la sua novità? Consiste nell’amarsi gli uni gli altri COME Egli ha amato noi: “Amatevi gli uni gli altri come Io vi ho amato”. Gesù è modello e criterio dell’amore, cioè come Io ho dato la vita per voi cosi anche voi date la vita per gli altri. Ciò che è nuovo è proprio questo: amare come Gesù ha amato, questo è la specificità dell’insegnamento cristiano.
Nell’Antico Testamento non si poteva avere un modello così perfetto di amore, infatti non veniva presentato nessun modello, veniva solamente detto: “amatevi gli uni gli altri”. Ora Gesù si presenta come modello. L’Antico Testamento presentava solo un precetto: amatevi, Gesù invece ci ha lasciato un modello di amore: se stesso. Si tratta di un amore generosissimo, senza limiti, universale, di un amore che trasforma le circostanze negative e gli ostacoli che si presentano sulla via.
Gesù talvolta ci dà un modello, un esempio da seguire, ovviamente non siamo in grado di farlo con le sole nostre forze, siamo troppo deboli, limitati, c’è in noi una resistenza all’amore, un’incapacità a superare gli ostacoli, spesso presenti nella vita di ciascuno di noi, che si oppongono all’amore, provocando divisioni, risentimenti, rancori, odi, difficoltà nei rapporti umani, ma il Signore ci ha promesso di essere presente nei nostri cuori rendendoci capaci di questo amore generoso che supera tutti gli ostacoli. Solo se siamo uniti al cuore di Gesù potremo amare in questo modo: quindi è possibile.
Nell’eucarestia riceviamo Cristo, riceviamo il Suo cuore pieno di generoso amore che va fino al dono totale della vita. Siamo riconosciuti come suoi discepoli se riusciamo a vivere questo amore come Egli ci ha indicato, infatti, Gesù conclude dicendo: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. Il contrassegno del cristiano è l’amore fraterno vissuto sulle orme di Gesù, tramite la Sua grazia. Non è sufficiente essere stati battezzati per essere veri discepoli, abbiamo bisogno dell’ispirazione della grazia unita alla forza che ci viene da Lui. Poiché: “Non basta essere credenti, dobbiamo essere anche credibili” (Rosario Livatino).
Il discepolo missionario è quello che ha il cuore buono e predisposto all’amore come ha affermato Papa Francesco: «Se una persona ha il cuore buono, predisposto all’amore, allora comprende che ogni parola di Dio deve essere incarnata fino alle sue ultime conseguenze», «L’amore non ha confini: si può amare il proprio coniuge, il proprio amico e perfino il proprio nemico con una prospettiva del tutto nuova» quella di essere «figli del Padre vostro che è nei cieli», così spiega papa Francesco nell’udienza generale del 2 gennaio 2019.