II Domenica di Quaresima

Pubblicato in Domenica Missionaria

 “Gesù si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti ”. Mc 9,2-10

Nel cammino quaresimale, la liturgia colloca dopo la Domenica della “tentazione”, quella della Trasfigurazione: un po’ come ha fatto Gesù per i suoi discepoli nel cammino verso Gerusalemme: svelare un Messia in cammino verso la Croce. La Trasfigurazione segna la svolta decisiva nella vita di Gesù, che punta decisamente verso la città santa.

/ La Parola di Dio ci presenta due scene: quella di Abramo che sale sul monte del Signore per sacrificarvi il figlio Isacco e quella di Gesù che sale sulla montagna per essere trasfigurato.

Dietro il comune scenario del monte, c’è una scena di sacrificio e una scena di glorificazione.

/ Ci sono tre monti davanti ai nostri occhi, in questa Messa. C’è il monte Moria su cui sale Abramo con il figlio Isacco; c’è il monte Tabor, dove Gesù sale e si trasfigura in un alone di luce davanti ai tre fortunati apostoli; ma c’è pure in lontananza, sullo sfondo del panorama liturgico, non nominato, un terzo monte, il Calvario, sul quale, al contrario del monte di Abramo, un Figlio non verrà sostituito da un ariete e non troverà pietà da parte di Dio.

E’ S. Paolo che ce lo grida nella lettera ai Romani: ”Dio non ha risparmiato il proprio Figlio”.

/ L’uomo sente il bisogno di sacrificare qualcosa a Dio. Ma ecco la grande rivelazione di Gesù: il sacrificio non è qualcosa che l’uomo dà a Dio, ma è Dio che sacrifica il suo Isacco. Noi offriamo a Dio la vittima che Dio stesso ha preparato per la sua Chiesa.

E’ duro immaginare un “Dio cristiano” che vuole essere placato con il sacrificio del suo stesso Figlio. Certo, è difficile comprendere questo rapporto di Dio con l’umanità peccatrice; è duro contemplare un crocifisso grondante sangue; è arduo venerare una donna, la Vergine Maria, che ha partorito un Figlio da sacrificare!..

/ Abramo personifica Dio stesso nel sacrificio di Isacco, che in Gesù compie l’offerta per l’umanità intera. Viene offerto quanto di più caro si può donare: l’unico Figlio. Quanta tenerezza in quelle espressioni: ”Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio, che ami..,e offrilo in olocausto”.

La fede di Abramo raggiunge il punto più alto: è pronto a donare quanto ha di più caro. Ora questo sacrificio, che Dio non ha voluto da Abramo, l’ha compiuto Egli stesso per noi, nella persona del suo Figlio Gesù.

Abramo accetta di perdere Isacco per riceverlo una seconda volta dalla mano di Dio.

/ Presso i Cananei risulta che fossero in uso i sacrifici umani, e Abramo, che viveva in mezzo a loro, può aver pensato che anche a lui fosse richiesto il sacrificio del primogenito. Ma il Dio di Abramo è diverso dal Dio dei cananei. Egli non vuole i sacrifici umani: salva Isacco per mostrare al suo popolo che egli condanna certe pratiche. Tuttavia Dio lascia che Abramo giunga sino al limite della prova.

Agli uomini Dio chiede il sacrificio della fede: per la salvezza degli uomini offre il sacrificio di suo Figlio, l’Unigenito, l’Unico che ha.

/ Nel racconto della Trasfigurazione ci sono due cose che ci richiamano l’esperienza di Abramo: Gesù è il Figlio prediletto del Padre,(come Isacco lo era di Abramo) e questo Figlio è destinato al sacrificio! Anzi la realtà si spinge più in là della figura, perché Dio, a differenza di Abramo, non ha trattenuto la mano all’ultimo momento, “ma lo ha dato per tutti noi”.

La tradizione cristiana ha visto in Gesù la realizzazione perfetta del sacrificio di Isacco, perfetta anche nei dettagli: Isacco porta sulle spalle la legna per il suo olocausto, come Gesù il legno della sua Croce; Isacco fu legato, come Gesù durante la sua passione; il monte stesso di Dio su cui salì Abramo, corrisponde, nella tradizione biblica, al sito di Gerusalemme(Calvario-Golgota-Cranio).

/ Per tutti e tre i Sinottici, la scena della Trasfigurazione ha una importanza capitale, ma per ciascuno secondo la propria prospettiva. Per Marco la Trasfigurazione è centrale nel suo Vangelo, ed è collocata intenzionalmente tra la prima e la seconda predizione della passione, poiché esso mira a far capire e accettare la via della Croce: è “l’epifania gloriosa del Messia nascosto” e Marco insiste sull’incomprensione dei discepoli, in particolare di Pietro.

Attraverso la Trasfigurazione, Gesù vuole rafforzare la fede dei tre apostoli che saranno poi testimoni del suo sudore di sangue! Inoltre Gesù fa balenare ai tre discepoli, per un istante soltanto, chi egli sia veramente, molto più di un semplice Messia: “Questi è il Figlio mio prediletto”. Questa frase è pronunciata al Battesimo e a metà del cammino della vita di Gesù, e ricorrerà ancora alla fine, nella crocifissione. I discepoli di Gesù, infatti, avevano dubbi sulla personalità di Gesù. E’ forse Lui il Messia che aspettavano? Per molti il Messia sarebbe stato un personaggio politico, potente, che avrebbe spazzato via i regni di questa terra, per instaurare il Regno di Dio in terra.

/ Per questo Pietro, nell’estasi della visione sul monte, pensò di costruire 3 tende per Gesù, Mosè ed Elia, come fase finale della venuta del Regno di Dio in terra.

Mosè ed Elia hanno incontrato il Signore su un monte, ed eccoli di nuovo su di un monte.

Ma c’era una grande confusione sulla figura di Gesù. Chi era dunque questo Gesù? Poco prima, alla domanda , chi è Gesù, si era udita la risposta della gente che diceva: è un profeta. E Pietro aveva confessato che era il Cristo. Ora si ascolta la risposta del Padre: “Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo!”. Quell’imperativo del Padre: “Ascoltatelo”, rimanda a ciò che Gesù sta per dire, e cioè che il Messia “deve soffrire molto ed essere disprezzato; che deve morire e poi risorgere dai morti.” / La gloria di Cristo(risurrezione) è il frutto della sua passione e morte, come è scritto nella Legge(Mosè) e nei Profeti(Elia). Gli apostoli capiranno questo mistero di Cristo e della sua Pasqua, poco alla volta, e dopo la sua risurrezione, e lo annunciarono come vero Messia promesso, vittorioso e Salvatore.

/ Seguiamo l’esempio di Cristo sulla via della Croce, per giungere con Lui alla gloria della risurrezione.Il volto di Cristo sul monte, rappresenta l’icona vivente dell’amore, sfigurato per amore e trasfigurato dall’amore. E’ il volto stesso di Dio”(S. Massimo).

Cristo può regalarci dei momenti di felicità immensa, ma può chiamarci a fargli compagnia nel momento del dolore!. E’ allora che è difficile avere fede!.

”I buoni amici si vedono chiaramente nella sventura”(Euripide).

Finchè sarai felice, avrai molti amici, ma se i tempi si faranno bui, resterai solo”(Ovidio).

 ** “Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!”. “Ascoltare”! Questa parola si adatta bene al tempo quaresimale. Scriveva Bonhoeffer: “Il primo servizio che si deve rendere al prossimo è quello di ascoltarlo. Chi non sa ascoltare il fratello, ben presto non saprà più ascoltare Dio”.

Bisogna ascoltare Dio: noi spesso siamo convinti che Egli non risponda alle nostre domande, mentre siamo noi che oscuriamo le sue parole col nostro inutile parlare. Saper ascoltare è meglio che saper parlare. “Il Signore ci ha dato due orecchie e una sola bocca, affinchè non diciamo che la metà di quanto ascoltiamo!”. Sappiamo ascoltare la nostra coscienza?

Madre Teresa di Calcutta diceva: “ Dio è amico del silenzio: dobbiamo ascoltare Dio perché ciò che conta non è quello che diciamo noi, ma quello che Lui dice a noi e attraverso noi”.

De Lamartine: “ Non è parlando, ma ascoltando che si impara a parlare”.

Noi pensiamo che Dio non ascolta le nostre domande, mentre in realtà siamo noi a non ascoltare le sue risposte.

Ultima modifica il Domenica, 22 Febbraio 2015 16:37
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