XXII Domenica - T. O. - Anno A

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Ger.20,7-9;
Sal.62;
Rm.12,1-2;
Mt.16,21-27; “Doveva venire ucciso e risuscitare il terzo giorno”.

 

Ingresso:
Abbi pietà di me, Signore, perché ti invoco tutto il giorno:
tu sei buono e pronto al perdono, sii pieno di misericordia con chi ti invoca.

 

Gesù intravede, quindi, il fallimento umano della sua missione: "doveva ...soffrire e venire ucciso". Si parla di "necessità".  Ma il verbo "doveva", che ricorre spesso sulle labbra di Gesù, indica il disegno di Dio, misterioso e insindacabile, che deve compiersi nella storia. Un disegno d'amore che si attua attraverso vie e modi non conformi alla logica umana, ma in stridente contrasto con essa. Tale piano divino, riguarda anche la glorificazione: "doveva ...risorgere il terzo giorno". Anche quest'ultima parte dell'annuncio rimane oscura, tanto che i discepoli non la prendono in considerazione. Sono invece "shoccati" dall'annuncio della passione e della morte.

Gesù, però, non si limita a esigere dai discepoli, noi i battezzati, che lo riconoscano come il Messia crocifisso-risorto. Ma li chiama ad abbracciare le sue stesse scelte e il suo stile di vita: "Se qualcuno vuole venire dietro a me...rinneghi se stesso": il discepolo deve essere pronto a spostare ogni sua visione della vita, a dire di no a ogni suo progetto, che non collimino con quelli del suo Maestro. La vita si trova perdendola, cioè donandola per amore. Ciò può avvenire una sola volta con la morte fisica. Ma la vita può essere data anche goccia a goccia in ogni gesto quotidiano motivato dall'amore e compiuto con amore.

Gesù seguì la via del lavoro, dell’umiltà, della sofferenza, della fiducia in Dio. Gesù da parte sua è deciso ad andare avanti; non vuole sottrarsi alla volontà di Dio perché sa che è una volontà piena di amore,  è la via segnata da Dio a suo Figlio il quale ha scelto liberamente questa volontà del Padre: “nessuno me la toglie la vita ma la offro da me, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comandamento ho ricevuto dal Padre” (Gv 10,18).

Quindi è la vita che deve essere trasformata in attività che piaccia a Dio. Vita di famiglia, lavoro, impegno sociale o politico, cultura, svago... tutto ormai per il cristiano deve portare i segni della sua appartenenza a Dio, i segni dello Spirito di carità che motiva ogni scelta.

Non si tratta di mortificare la vita (questo è il significato che erroneamente diamo al termine “sacrificio”) ma di arricchirla in modo che rimanendo vita umana porti nello stesso tempo i segni della gloria di Dio.

S. Rosa da Lima è incantata dalla sofferenza e dal «rinnega te stessa»: dice: ”Se gli uomini capissero che ricchezza acquista l’anima con il rinnegamento e la sofferenza, tutti gli uomini implorerebbero da Dio questo grande dono”.

Tutti i santi ci dicono di non aver mai gustato nulla di così delizioso come quando hanno sofferto i maggiori tormenti. sant'Ignazio martire esclamava «Si abbattano su di me tutti i tormenti del demonio». Santa Teresa d'Avila diceva: « O patire o morire». E santa Maddalena de' Pazzi: «Non morire, ma patire»; e san Giovanni della Croce: «Patire ed essere disprezzato per Te!». Espressioni simili si ritrovano nella vita di molti altri santi .

Il primo discorso da Papa di Pietro resterà nella storia! Pietro vuole insegnare a Dio come deve salvare il mondo, come creare un mondo meno ingiusto, meno dolorante. La reazione di Gesù verso Pietro è durissima: "passa dietro di me, Satana", tu ragioni come il mondo, non sei ancora discepolo,  sei ancora sotto il dominio di Satana. Gesù ama Pietro, lo ha appena investito di un compito fondamentale. Eppure lo richiama, lo rimprovera duramente, perché amare significa dire la verità, come in questo caso.

Noi Sacerdoti presentiamo la passione, la sofferenza di Gesù, la nostra sofferenza come via di salvezza? Se siamo come Pietro, ci meritiamo il più aspro rimprovero che Gesù abbia mai fatto ai suoi discepoli.

Conclusione: il cristiano per raggiungere il paradiso deve affrontare due forme di sofferenza:

1. La sofferenza di essere buono secondo i comandamenti di Dio. Essendo per natura inclinato al male, questa sofferenza può essere anche grande, ma riempie il cuore; e non si può evitare.

2. La sofferenza che nasce dal desiderio di amare di più Dio in Cristo Gesù. Per fare questo deve rinunciare liberamente a tutto ciò che è temporaneo per l’eterno, al buono, per il meglio. Questa sofferenza di conquista è aspra e dolce insieme; e non si può evitare.

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