IV Domenica T. O. - Anno A

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Sof. 2, 3.3, 12-13;
Sal. 145;
1Cor. 1, 26-31;
Mt. 5, 1-12 «Beati i miti, perché erediteranno la terra».

 

Ingresso: Salvaci, Signore Dio nostro, e raccoglici da tutti i popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome e ci gloriamo della tua lode.

 

« In quel tempo, vedendo le folle, Gesù sali sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli ed egli, prendendo la parola, li ammaestrava».

«Quel tempo » diviene adesso «questo tempo», il mio tempo. La sua parola di oggi comincia così:

« Beati i poveri in spirito ». In questa sono contenute le sette beatitudini che seguono, però in questo nostro tempo soprattutto due sono divenute estremamente attuali:

« Beati i miti, perché erediteranno la terra ».

« Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio ».

Esse ci pongono il problema dei cristiani di fronte alla violenza e alla lotta di classe. Cosa ha voluto dire Gesù esaltando la mitezza? Miti, pacifici, mansueti, sono, nella Bibbia, gli umili e i poveri. Coloro, cioè, che non hanno i mezzi o la volontà di farsi giustizia da soli. Coloro che non confidano né nei carri, né nei cavalli, ma ripongono la loro fortezza nel nome del Signore (Sal. 19, 8).

Nell'Antico Testamento, a costoro i profeti promettono la salvezza nelle ore di angoscia, di guerra e di deportazione. Essi sono quel «resto di Israele» di cui abbiamo sentito parlare oggi nella prima lettura. Anche san Paolo, nella seconda lettura, pensa a questa categoria di gente: « Non ci sono tra voi molti sapienti, molti potenti, molti nobili. Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti ».

E Gesù dirà: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore» (Mt. 11, 29). Mitezza e mansuetudine indicano, oltre che un atteggiamento interiore del cuore, anche un certo atteggiamento preciso nei confronti dell'uso della forza e della violenza.

Allora come si spiega il Gesù che scaccia i mercanti dal tempio; il Gesú che con tono fiammeggiante grida: «Guai a voi farisei e scribi»; il Gesù che dice: sono venuto a portare la spada e il fuoco sulla terra? '(Lc. 12, 49).

Gesù con la mitezza e con il pacifismo non ha inteso spegnere ogni sentimento dell'uomo; non ha voluto coprire le storture e lasciare, i poveri e i deboli in balia dei potenti. Ha predicato non la rassegnazione passiva ma il cambiamento; la parola chiave del suo Vangelo - conversione - significa proprio cambiamento; non l'odio, ma l'amore; non la violenza, ma, semmai, il martirio.

Cristo ha mandato gli Apostoli come agnelli in mezzo ai lupi, ma oggi noi cristiani, talvolta, siamo tentati di farci lupi contro i lupi.

In fondo, anche noi cristiani possiamo sottoscrivere l'affermazione che «il mondo non sarà salvato che dai ribelli» e che «i ribelli non sono il sale della terra» (A. Gide). Tutto sta a sapere contro che cosa ci si debba ribellare e per che cosa si debba diventare ribelli: se per amore o per odio, o peggio, per orgoglio.

La scelta del Vangelo è l'amore. Ma non un amore vuoto, o « a parole soltanto», come lo chiama san Giovanni, bensì un amore fattivo, che spinge alla condivisione: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; chi ha cinque pani li divida con i cinquemila fratelli che non ne hanno!

Se è poco e troppo lento il cambiamento, è perché c'è ancora troppo poco amore cristiano nel mondo, non perché ce n'è troppo. Solo esso è in grado di produrre cambiamenti in meglio, reali e irreversibili, a livello non solo di strutture, ma anche di coscienze e di persone. Gesù ha usato solo quest'arma dell'amore e della non-violenza, eppure oggi tutti ammettono che ha fatto più lui per i poveri e ha contribuito più lui a cambiare la loro sorte che non tutte le sommosse proletarie del suo tempo, sia degli zeloti che degli schiavi. La terra che Gesù promette in eredità ai miti non è la terra materiale, è la terra promessa, il regno dei cieli, capace però di instaurarsi nel loro cuore fin

da questa vita e di farli felici. Beati i miti perché erediteranno la terra! Solo i forti possono permettersi di essere miti e pacifici.

Preghiamo il Signore - che ora si fa presente tra noi personalmente nei segni eucaristici - che ci aiuti, lui che è stato mite ed umile di cuore, ad essere, a nostra volta, miti e operatori di pace in una generazione che pace non ha.

Ultima modifica il Domenica, 26 Gennaio 2020 22:03
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