Natale - Anno C

Presepe 2018, Piazza S. Pietro, Vaticano Presepe 2018, Piazza S. Pietro, Vaticano P. Pedro Louro, IMC
Pubblicato in Domenica Missionaria

NOTTE

Letture:
Is.9,1-6;
Sal.95;
Tt.2,11-14;
Lc.2,1-14 - (dall’omelia di Papa Francesco del 2013) “Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia”.

Ingresso:
“Il Signore mi ha detto:
 Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato”.

 “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio – Dio ha mandato suo Figlio … per salvare il mondo”.

Questo è l’amore di Dio per gli uomini: un amore infinito che si concretizza nel Cuore di Gesù.

Secondo Papa Francesco quest’amore ha quattro aspetti:

1. È per sempre, perché Dio è fedele. “È un amore che non delude e che non viene mai meno. Gesù incarna quest’amore e ne è il testimone. Per cui Gesù non si stanca mai di volerci bene, di sopportarci e di perdonarci, e così ci accompagna nel cammino della vita”. Sta a noi lasciarci amare, ghermire da quest’amore.

“Gesù ci ama sempre, non si arrende mai, neppure davanti alla nostra infedeltà. «Se noi siamo infedeli, Lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso (2Tim 2,13)»

2. L’amore di Dio in Gesù ci “ri-crea”. Tutto fu creato per mezzo di Lui. Ora che la natura umana si è corrotta, Lui la ricrea nel tempo santa e perfetta. “Riconoscere i propri limiti e le proprie debolezze è la porta al suo amore che può rinnovarci nel profondo, ri-crearci., Lui che è venuto non per i giusti, ma per i peccatori. … Il suo amore ci rende nuovi, capaci di spogliarci delle vesti logore e vecchie, dei rancori, delle inimicizie … per indossare la veste nuova di mansuetudine, di benevolenza, al servizio degli altri … che porta la pace del cuore, propria dei figli di Dio”.

3. L’amore di Dio sceso a noi in Gesù da sicurezza come una lo scoglio in mare, la roccia nella tempesta, come Gesù che comanda, su richiesta degli apostoli impauriti, al vento e al mare e placa la tempesta(Mc.4,41). I discepoli avevano paura perché si erano accorti di non farcela. Così anche noi, quando supplichiamo Gesù con la consapevolezza di non farcela, allora Gesù viene incontro, ci offre la roccia del suo Amore a cui ognuno può aggrapparsi. Allora Lui mi è accanto con la mano tesa e il cuore aperto”.

4. L’amore di Dio è luce che illumina e dà forza. Se la nostra anima è come una stanza, nata sporca dal peccato originale, che pian piano dobbiamo pulire, allora la luce ci fa vedere lo sporco e ci indica come arrivare al pulito. Questa luce amorosa ci fa vedere peccatori e ci fa desiderare di arrivare alla pulizia totale che è la santità.

Allora sorge in noi la domanda: ma noi crediamo che Dio è fedele al suo amore per noi e che a Natale manda sulla terra il suo Figlio diletto a tenderci la mano e con il Cuore aperto? Dovremmo saper rinunciare al nostro orgoglio e alle false novità della vita. “Nel mare tempestoso della nostra vita terrena, Gesù è colui che vince il male e nella fede ci dona la pace della meraviglia, della gioia, come i discepoli che stupiti e meravigliati si chiedevano, «Ma chi è costui che anche il mare e il vento gli obbediscono?».

La Madonna ci ha dato il primo Natale, avvenuto nella grotta, adorato con meraviglia e stupore dai pastori, poveri e umili, lontano dalla ricchezza di Betlemme, dai superbi e dai dotti.

Chiediamo alla Madonna di chiudere il nostro cuore al fracasso e al frastuono della vita moderna e aprirlo alla contemplazione del grande mistero del Dio fatto uomo che riposa sul suo seno verginale.

 

AURORA

Letture:
Is.62,11-12;
Sal.96;
Tt.3,4-7;
Lc.2,15-20 «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

 

Il Bambino Gesù, nato a Betlemme, è il segno dato da Dio a chi attendeva la salvezza, e rimane per sempre il segno della tenerezza di Dio e della sua presenza nel mondo. L’angelo dice ai pastori: «Questo per voi il segno: troverete un bambino…».

Anche oggi i bambini sono un segno. Segno di speranza, segno di vita, ma segno di salute di una famiglia, di una società, del mondo intero. Quando i bambini sono accolti, amati, custoditi, tutelati, la famiglia è sana, la società migliora, il mondo è più umano. Dio oggi da anche a noi, uomini e donne del XXI secolo: “Un Bambino come segno”. Il Bambino di Betlemme è fragile, come tutti i neonati. Non sa parlare, eppure è la Parola che si è fatta carne, venuta a cambiare il cuore e la vita degli uomini. Quel Bambino, come ogni bambino, è debole e ha bisogno di essere aiutato e protetto.

Anche oggi i bambini hanno bisogno di essere accolti e difesi, fin dal grembo materno.

Purtroppo, in questo mondo che ha sviluppato le tecnologie più sofisticate,  tanti bambini sono ancora oggi sfruttati, maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e di traffici illeciti. Troppi bambini oggi sono profughi, rifugiati, a volte affondati nei mari, specialmente nelle acque del Mediterraneo. Di tutto questo noi ci vergogniamo oggi davanti a Dio, a Dio che si è fatto Bambino.

E ci domandiamo: chi siamo noi davanti a Gesù Bambino? Chi siamo noi davanti ai bambini di oggi? Siamo come Maria e Giuseppe, che accolgono Gesù e se ne prendono cura con amore materno e paterno? O siamo come Erode, che vuole eliminarlo? Siamo come i pastori, che vanno in fretta, si inginocchiano per adorarlo e offrono i loro umili doni? Oppure siamo indifferenti? Siamo forse retorici e pietisti, persone che sfruttano le immagini dei bambini poveri a scopo di lucro? Siamo capaci di stare accanto a loro, di “perdere tempo” con loro? Sappiamo ascoltarli, custodirli, pregare per loro e con loro? O li trascuriamo, per occuparci dei nostri interessi?

«Questo per noi il segno: troverete un bambino…». Forse quel Bambino Gesù piange. Piange perché ha fame, perché ha freddo, perché vuole stare in braccio… Il pianto di tanti bambini oggigiorno è soffocato! I nostri bambini devono combattere, devono lavorare, non possono piangere! Ma piangono per loro le madri, odierne Rachele: piangono i loro figli, e non vogliono essere consolate (cfr Mt 2,18).

«Questo per voi il segno»: troverete un bambino. Il Bambino Gesù nato a Betlemme, ogni bambino che nasce e cresce in ogni parte del mondo, è segno diagnostico, che ci permette di verificare lo stato di salute della nostra famiglia, della nostra comunità, della nostra nazione. Da questa diagnosi schietta e onesta, può scaturire uno stile nuovo di vita, dove i rapporti non siano più di conflitto, di sopraffazione, di consumismo, ma siano rapporti di fraternità, di perdono e riconciliazione, di condivisione e di amore.

I pastori sono i primi Missionari andando in cerca di Gesù e manifestando il Gesù trovato; ci vuole la ricerca perché il trovato abbia valore e sia di interesse. I missionari devono sempre essere in cerca di Gesù, solo allora diventano veri manifesta tori di Gesù.

 

O Maria, Madre di Gesù, 
tu che hai accolto, insegnaci ad accogliere; 
tu che hai adorato, insegnaci ad adorare; 
tu che hai seguito, insegnaci a seguire. Amen.

 

GIORNO

Letture:
Is. 52,7-10;
Sal. 97;
Eb. 1,1-6;
Gv. 1,1-18; “Ma a coloro che lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.

 

Ingresso:
“Un Bambino è nato per noi;
un figlio ci è stato donato;
egli avrà sulle spalle il dominio.
Consigliere ammirabile sarà il suo nome”

 

Il Natale ci ricorda che Dio ci vuole suoi figli, non solo sue creature, e questo lo possiamo ottenere dalla sua Misericordia per mezzo della nostra libertà: se lo vogliamo, Dio ce lo dà, così che diventiamo Fratelli di Gesù. Siamo nell’anno della Misericordia: il più grande dono che Dio può fare all’umanità è dare suo Figlio, divenuto uomo nel tenero Bambino di Betlemme. Ma la Misericordia viene a noi se noi apriamo il nostro cuore con il nostro “sì” alla volontà di Dio, nostro Padre, e svuotiamo il cuore da tutto ciò che non è Dio.

On un atto di volontà dobbiamo lasciarci amare da Gesù! Costi quel che costi! Siamo liberi di dire “sì” o dire “no” a Gesù a Dio che ci offre il dono più bello: Dio non ci obbligherà, ma come un Padre buono continuerà a cercarci e a attirarci al suo Amore.

I mezzi a nostra portata sono:

1. I Sacramenti, specialmente l’Eucaristia, e l’Eucaristia domenicale con i fedeli della nostra parrocchia con cui offrire, l’Offertorio, credere, la Consacrazione, nutrirci del Pane di vita, la Comunione.

2. La preghiera personale fatta in casa, con la nostra famiglia, specie quanto i figli sono piccoli, nascosta nel nostro cuore in forma di meditazione e contemplazione. La preghiera con la comunità parrocchiale: siamo fratelli e sorelle che preghiamo insieme Dio “Padre nostro”.

3. I sacrifici che la vita terrena quotidianamente ci offre: sono doni che Dio ci dà per la nostra crescita spirituale; dobbiamo riceverli come doni e offrili a Dio con gratitudine. Dio ci modella perché possiamo diventare suoi figli. Lasciamoci modellare, anche quando costa alla nostra natura umana peccatrice.

4. La carità fraterna, non solo come aiuto vicendevole per togliere la sperequazione di ricchi e poveri, di chi possiede tutto e di chi possiede niente, ma anche un aiuto intellettuale spirituale perché tutti possano aver l’educazione necessaria e la libertà di praticare la religione che credono vera.

La gioia che l'angelo annunzia è Cristo Signore, nato come vero redentore dell'umanità. Quale Cristo Signore è la gioia dell'umanità? Quello che è avvolto in fasce ed è posto nella mangiatoia. La gioia dell'uomo è Cristo ascoltato, visto, toccato, mangiato. Se Cristo non è mangiato, non diviene nostra vita reale, nostro sangue vero, l'uomo non potrà avere gioia. Non è una parola che gli potrà dare gioia. La sua gioia è il Dio da lui mangiato nella sua carne che lo trasforma in uomo nuovo. Finché l'uomo non mangia secondo verità Cristo nella carne, nessuna vera gioia nascerà per lui.

Celebrando a Betlemme il 25 maggio del 2014 Papa Francesco fece questa considerazione: “Il Bambino di Betlemme è fragile, come tutti i neonati. Non sa parlare, eppure è la Parola che si è fatta carne, venuta a cambiare il cuore e la vita degli uomini. Quel Bambino, come ogni bambino, è debole e ha bisogno di essere aiutato e protetto….

E ci domandiamo: chi siamo noi davanti a Gesù Bambino? Siamo come Maria e Giuseppe, che accolgono Gesù e se ne prendono cura con amore materno e paterno? O siamo come Erode, che vuole eliminarlo? Siamo come i pastori, che vanno in fretta, si inginocchiano per adorarlo e offrono i loro umili doni? Oppure siamo indifferenti? Siamo forse retorici e pietisti, come gli abitanti di Betlemme”.

Vergine Maria, Sede della nostra Letizia, facci stupire alla nascita di Gesù!.

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