XXIX Domenica - T. O. - Anno B

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Is.53,2.3,10-11; 
Sal.32; 
Eb 4,14-16; 
Mc 10,35-45; Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.

Canto al Vangelo:
Alleluia Alleluia.
Gesù Cristo è venuto per servire
e dare la sua vita per la salvezza di molti.

“Siedi alla mia destra”.

La "sedere alla destra" nell'Antico Testamento è una posizione privilegiata. Per quanto riguarda Dio e la sua onnipotenza, viene citata la (mano) destra con cui Dio opera portenti e meraviglie specialmente debellando gli avversari (Es 15,6).

Salmo 44 dice: Alla "destra" del Signore risplende la Regina.

E soprattutto il Salmo 110, probabilmente composto in occasione dell'intronizzazione di un re, colloca il monarca assiso sul trono "alla destra dell'Altissimo, rivelando che egli assume una posizione quasi alla pari di quella di Dio.

"Sedere alla destra del Padre" è per il Figlio di Dio essere pari a Dio Padre nella sostanza e nell'eternità.

Non è difficile allora comprendere quanto sia pretestuosa la richiesta avanzata da parte della madre di Giacomo e Giovanni: vogliono innanzitutto che Gesù soddisfi la loro volontà, che si atteggi nei loro confronti secondo i loro desideri. 

L'umiltà e la generosità sono quindi le caratteristiche della vera autorità capace di governo e di amministrazione, perché la competenza organizzativa di un popolo risiede nella capacità di occuparsi delle sue necessità, nell'intraprendenza con cui ci si dispone a procacciare in esso il bene comune e la felicità di tutti. L'autorità, secondo la palese pedagogia di Gesù si fonda sull'amore di auto donazione, del quale Cristo è stato modello morendo sulla croce per il riscatto di tutti. Senza amore non c'è servizio e non c'è di conseguenza autorità.

La prima lettura, ci mostra il Servo Sofferente di Yahvè, votato al ludibrio. Esso prefigura il Figlio di Dio la cui umiliazione raggiunge l'inverosimile quanto inverosimile è la nostra presunzione e la nostra vanagloria: accetta il dolore, il sacrificio, la prova e la morte in riscatto dell'intera umanità.

La seconda lettura: Ebrei: “Abbiamo un Sommo Sacerdote che sa prendere parte alle nostre debolezze: infatti Egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa, come noi, escluso il peccato”.

Un ordine da ristabilire... o una persona a cui chiedere perdono?

A partire dal Medioevo, la teologia e la predicazione, presentando l'opera redentiva di Cristo, hanno messo in rilievo soprattutto l'idea di soddisfazione. Ben compresa, essa fa parte del messaggio della fede, come insegna il Concilio di Trento. Ma lungo i secoli, e anche in tempi a noi vicini, essa è stata mal compresa ed espressa in termini non adeguati che possiamo riassumere come segue: il Padre era stato offeso, l'ordine della giustizia perturbato; ci voleva una pena e questa si abbatté sul Figlio. Così fu ristabilito l'ordine della giustizia.

Questo modo di presentare le cose urta fortemente contro la vi­sione di Dio-Amore e contro la sensibilità e la concezione dell'uomo moderno. Tale modo di pensare, infatti, muove da una nozione alquanto unilaterale: è l'idea medievale secondo la quale il delitto e il peccato distruggevano un ordine giuridico. Punizione e pena potevano ristabilirlo.

Si tratta, per noi, di riesprimere la verità della Redenzione con un altro linguaggio. Per l'uomo d'oggi non è tanto l'ordine che conta, ma la persona. È la persona al centro della sua attenzione, non un ordine giuridico. Non viene leso un ordine giuridico, ma una persona subisce un torto. Non si ripara con il dolore e con la punizione, ma col chiedere perdono, con le opere di misericordia e con l'amore.

Anche la concezione della Bibbia è orientata verso questa dire­zione, nonostante la terminologia che può suggerire una concezione di tipo giuridico. La redenzione recata da Gesù viene considerata prima di tutto nella disponibilità al servizio (vangelo) e nella bontà della sua vita, che riparano per noi.

Papa Benedetto XVI: "Santa Madre del Signore, il tuo Figlio, ha detto ai suoi discepoli: “Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore”. Tu, nell'ora decisiva della tua vita hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore” e hai vissuto tutta la tua esistenza come servizio. Questo Tu continui a fare lungo i secoli della storia. Il tuo potere è la bontà. Il tuo potere è il servire. Insegna a noi a vivere in questo modo. Aiutaci a trovare la forza per la riconciliazione e per il perdono. Aiutaci a diventare pazienti ed umili, ma anche liberi e coraggiosi, come lo sei stata Tu nell'ora della Croce".

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