I Domenica Avvento - Anno B

Pubblicato in Domenica Missionaria

Vogliamo ringraziare P. Mario Carparelli, Missionario della Consolata, che per 3 anni, attraverso le omelie pubblicate in questa sezione, ha spezzato per noi il pane della Parola della liturgia dominicale.
MOLTE GRAZIE, P. MARIO.

D’ora in avanti ci accompagnerà P. Antonio Giordano, Missionario della Consolata.
Grazie anche a lui per aver accettato questo servizio e vi auguriamo di crescere sempre di più nell'ascolto della Parola e nel testimoniarla con coraggio al mondo di oggi.

“La Parola di Dio conferisce la grazia, infonde consolazione.
E chi è che non ha bisogno di consolazione?" (Beato Giuseppe Allamano)

 

“Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà”
Letture: Is 63,16-17.19; 64,2-7; Sal 79; 1Cor 1,3-9;Mc 13,33-37:.

Canto al Vangelo: Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
E donaci la tua salvezza.

 

INTRODUZIONE: Letture bibliche nell’Anno Liturgico:

A livello di letture bibliche gli anni liturgici sono in realtà tre nel ciclo festivo (A, B, C) e due nel ciclo feriale (I e II, ovvero dispari e pari), in maniera che i fedeli possano attingere più abbondantemente al patrimonio scritturale biblico. Nell'insieme degli Anni Liturgici vengo letti tutti i brani più importanti della Sacra Scrittura secondo uno schema organico e ben determinato.

Nell' "anno A" viene letto il Vangelo secondo Matteo, nell'"Anno B" quello secondo Marco, nell'"Anno C" quello secondo Luca. San Giovanni si legge nel Lezionario festivo dell' "Anno B" durante l'estate, con il cap. 6, e in quello dell'"Anno A" delle domeniche terza, quarta e quinta di Quaresima, dove si leggono le tre pericopi più marcatamente battesimali: la Pericope della Samaritana, il cieco nato, la risurrezione di Lazzaro.

Nel ciclo feriale la lettura evangelica è la stessa tutti gli anni, mentre varia la prima lettura, tratta normalmente dall'Antico Testamento, e dagli Atti degli Apostoli nel Tempo Pasquale.

Avvento, tempo di attesa, tempo di veglia.
Inizia oggi un nuovo anno liturgico, l'anno B, l'anno del Vangelo di Marco.

A proposito di attesa, è bene considerare il significato biblico del termine: un conto è l'attesa, un altro sono le attese; l'uomo vive in atteggiamento di attesa, nutrendo le sue attese... Infatti, l'attesa è suscitata da un desiderio; che è segno di una carenza, di un bisogno, un desiderio non adempiuto... le attese sono completamento di sentimenti attesi …

Prima lettura. Consideriamo il contesto storico nel quale Isaia vive e scrive: siamo nell'VIII secolo a.C., e il popolo eletto sta attraversando uno dei momenti più drammatici della sua storia: è un tempo di corruzione civile e religiosa, di alleanze sbagliate con l'Assiria, da una parte, e l'Egitto dall'altra; da queste manovre politiche Israele uscì rovinato: Gerusalemme fu distrutta, il Tempio raso al suolo, e gli israeliti deportati in schiavitù a Babilonia.

Da questa correzione – non castigo - durissima ottanta anni di cattività babilonese, il popolo risorse dal punto di vista religioso: si riprese lo studio della S. Scrittura, alcuni libri ebbero una nuova redazione, altri se ne aggiunsero; nacque il giudaismo, caratterizzato dalla liturgia in sinagoga, ove si leggeva e si commentava la Parola di Dio.

Isaia scrive a un popolo smarrito, e dà voce alle migliaia aspirazioni mai del tutto estinte.

Il passo che abbiamo ascoltato inizia con: "Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore". E conclude con le stesse parole: "Ma tu, Signore, sei nostro padre, (...) noi siamo opera delle tue mani.": una profonda fiducia, la convinzione che, se Dio è padre, certo non abbandonerà l'opera delle sue mani. Cos’ Israele si prepara a ricevere il Salvatore.

Seconda lettura.  S. Paolo: “Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù”. Le attese messianiche si sono compiute con la nascita di Gesù: l'aspetto curioso, addirittura paradossale è che, quando Gesù venne alla luce, non c'era proprio nessuno ad attenderlo, nessuno ad accoglierlo! dormivano tutti a Betlemme, al sicuro nelle loro case ben riscaldate e Giuseppe e Maria dovettero rifugiarsi in una fredda grotta.

Nel Vangelo, Gesù avverte i suoi discepoli e tutti i credenti a non commettere lo stesso errore di coloro che erano vissuti trent'anni prima, quando Lui era venuto al mondo, nel freddo di Betlemme.

Del resto, chi avrebbe potuto immaginare che il Figlio di Dio, il Re dei Re, il Leone di Giuda, la radice di Jesse - sono solo alcuni dei nomi con i quali i profeti hanno indicato la persona del Messia - sarebbe nato in quelle circostanze, da una ragazza di umilissime origini, e per di più a Betlemme, quasi per caso? Giuseppe e Maria si trovavano lì di passaggio, per espletare alcune pratiche burocratiche. Ma noi crediamo che anche ciò che sembra fortuito, Dio lo aveva previsto.

Chiediamoci: se fossimo stati nei panni dei contemporanei della nascita di Gesù, avremmo pensato, parlato e agito diversamente da loro?.

Riflettiamo su noi; abbiamo ancora lo spazio e tempo di accogliere il Figlio di Dio come il vero Salvatore, ma abbiamo accoglierlo, cioè  la volontà di convertirci per non cadere nella loro assurdità?. Si dice che accogliere un figlio significa fargli spazio... giusto!
Ma non si tratta di spazio fisico e temporale, o non solo! Fare spazio a Dio vuol dire convertirsi! Lasciare il male per tendere al bene; distaccare il cuore dal nostro egoismo e dalle cose temporali per fare posto a Dio, a Gesù che viene.

La Liturgia sull’invito dei santi Padri cu ricorda: “Dio non può vivere come un affetto tra i nostri affetti, come un impegno tra i nostri altri impegni, come una cosa cara tra le tante cose più o meno care... Dio ha il diritto di entrare in ogni affetto, in ogni impegno, in ogni cosa... Perché è il Signore della storia, è il Signore del mondo, è il Signore della vita. E un Signore così non può essere atteso e accolto che così”.

La presenza della Madonna nella preghiera prepara il nostro Avvento, la nostra preparazione al Natale: prepariamo la nostra anima, il nostro cuore, non con cose materiali che ci fanno prigionieri, e neppure con egoismo personale, ma coscienza della Paternità di Dio che ci dona Gesù, che è l’Emanuele, il Dio con noi.

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