V Domenica di Quaresima - Anno A

Pubblicato in Domenica Missionaria

Gv. 11, 1-45
LAZZARO
"Io sono la risurrezione e la vita,chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno"

Il Vangelo odierno della risurrezione di Lazzaro, di questa Domenica, conclude il ciclo di riflessioni sui grandi temi biblici di “Cristo acqua, Cristo luce, Cristo vita”, che hanno caratterizzato il cammino di fede del cristiano in questo tempo quaresimale.

Pertanto il miracolo della risurrezione di Lazzaro, è il più grande narrato da Giovanni, ed è intenzionalmente tenuto per ultimo per il suo valore di “segno”: infatti la vita ridata a Lazzaro indica un’altra vita, quella che viene data “a chi crede”. Qui si tratta della morte di un uomo, che per Giovanni diventa simbolo della morte di Cristo. Ma è anche vero l’inverso; che cioè la morte di Cristo è il simbolo della morte di quest’uomo che ha nome Lazzaro( = Dio aiuta).

 “Io sono la risurrezione e la vita”- dice Gesù: ora questa affermazione è già implicita nell’inno del prologo del Vangelo di Giovanni: “In Lui(Verbo) era la Vita, e la Vita era la luce degli uomini”(Gv.1,4). Gesù è perciò colui che fa passare dalla morte alla vita.

Nel Vangelo di Giovanni non abbiamo mai notizie di cronaca, ma tutto rimanda a segni trascendenti. Qui il tema è: morte-vita. Inoltre si descrive l’intervento di Dio sulla morte come segno che Gesù dà, per far comprendere come il cristiano deve passare dalla morte alla vita. Lazzaro risorto è quindi tipo e figura di Gesù e della nostra risurrezione alla vita divina nel Battesimo, in attesa della risurrezione definitiva. In altri termini, la risurrezione di Lazzaro ripresenta in termini chiari, tutto il dramma del mistero pasquale: mistero di lotta che sfocia nella vittoria, mistero di dolore che si trasforma nella gioia, mistero di morte che apre alla vita.

Dopo i racconti della Samaritana e del Cieco nato, ecco la terza narrazione costruita sul medesimo schema: un dialogo dal duplice significato in cui sonno e risveglio, designano la morte e la risurrezione.Il racconto è tutto architettato per illustrare adeguatamente il dominio di Gesù sulla morte, nel momento stesso in cui questa sta per prendere potere su di lui. Così mentre Gesù richiama a vita Lazzaro, si condanna a morte.., la passione di Gesù si profila all’orizzonte; la morte viene incontro a Gesù nella persona dell’amico Lazzaro, ed egli ne resta “turbato”.

Notiamo la figura umana di Gesù: Gesù fremette e pianse. Gesù ha amato anche come uomo, perché è dell’uomo fremere e piangere. Nessun altro evangelista ha osato descrivere Gesù così profondamente legato a qualcuno, da rimanere intimamente scosso di fronte alla morte dell’amico, al punto di non poter trattenere le lacrime! Chissà quale profondo e sincero dolore traspariva dal suo volto per strappare ai presenti l’esclamazione:”Guardate come l’amava!”. Essere amati da Gesù non significa venire esonerati dalla morte e, viceversa, essere nella morte non significa essere abbandonati da Gesù: Lui stesso, che è la Vita, non si è esonerato dalla morte!.

Al riguardo, così scrive S. Agostino: ”Perché si turba il Cristo sulla tomba di Lazzaro, se non per insegnarti che tu devi metterti in agitazione quando ti vedi oppresso e schiacciato da tanta mole di peccati? Ti sei esaminato, ti sei riconosciuto colpevole, ti sei detto: Ho fatto quel peccato e Dio mi ha perdonato! Ho commesso quell’altro e Dio ha differito il castigo; ho ascoltato il Vangelo e l’ho disprezzato; sono stato battezzato e sono ricaduto nelle medesime colpe. Che faccio? Dove vado? Come posso uscirne? Quando parli così, vuol dire che il Cristo freme, perché in te freme la fede. Negli accenti di chi freme, si annuncia la speranza di chi risorge”(Tract. in Ioh. 49,19).

Gesù freme di compassione e di amore anche per me, per ciascuno di noi; è con noi e ci grida come a Lazzaro: “vieni fuori” dalla tomba del peccato, dalla tua indifferenza, dal tuo egoismo, dalla disperazione, dal disordine in cui vivi. Si può essere morti anche prima di morire: è la morte del cuore. Non c’è tomba peggiore per l’uomo che l’adagiarsi in una esistenza pigra, viziosa e lontana da Dio. La Chiesa non è costituita da perfetti, ma da uomini e donne perdonati, riconciliati, “risuscitati”, cioè da persone che hanno accolto la Parola di Dio e con la loro conversione hanno intrapreso una nuova esistenza secondo lo Spirito.

S. Cirillo di Gerusalemme, riferendosi alla vasca battesimale, così diceva a coloro che si preparavano al Battesimo:”La vasca è per voi” sepolcro e madre”: è “sepolcro”, in cui muore l’uomo vecchio del peccato; è” madre”, da cui nasce l’uomo nuovo della Grazia di Dio.

S. Ambrogio fa eco dicendo:”Sei stato immerso nell’acqua, e con ciò sei stato seppellito con Cristo. Perciò colui che è stato seppellito con Cristo, risuscita anche con Cristo”.

S. Efrem ha scritto: “Le lacrime di Gesù furono come la pioggia, Lazzaro come il grano e il sepolcro come la terra. Lazzaro si alzò come il grano, uscì e adorò il Signore che l’aveva richiamato alla vita… Gesù rese la vita a Lazzaro e morì al suo posto”.

Oggi assistiamo ad eventi strani e contraddittori: da una parte gli sforzi lodevoli della scienza tesa alla difesa e al potenziamento della vita; i progressi della medicina e della chirurgia; le tecniche dei trapianti e di parti artificiali del corpo umano; le cure per rinvigorire i tessuti; il prolungamento della vita umana a livelli sempre più alti; l’abbassamento della mortalità infantile..(tutto questo nei paesi del primo mondo). Dall’altra parte, nella stessa società, germogliano oscuri fermenti di morte e dissoluzione. Restiamo indifferenti ai grandi eccidi di tante popolazioni; si chiede l’aborto libero; il diritto all’eutanasia; il diritto al suicidio; sperimentazioni e manipolazioni indebite su embrioni e cellule staminali umane; le festività e la corsa al consumismo sono occasioni di stragi sulle strade; produzioni di armi sempre più sofisticate per uccidere; lo spettro di una guerra nucleare chimica e batteriologica; guerre fratricide, inutili e dimenticate in tante parti del mondo, ecc. Come uscire da questi controsensi e contraddizioni? La morte, la grande irriducibile nemica dell’uomo, viene vinta soltanto da Cristo. E il cristianesimo non è un mistero di tristezza e di morte, ma di vita, di gioia e di certezza e speranza.

P. Davide M.Turoldo così commenta sulla morte:”Pensate alla grazia di saper morire..di poter dire di fronte al mondo: le valigie sono pronte: Arrivederci, figlioli. Una morte sempre più rara, è vero, questa bella morte all’antica. Di contro, ecco questa civiltà di morte, questa morte a battaglioni, ecco la nostra morte, una morte industrializzata. Una vita che è morte. Morte mangiata nei cibi stessi che mangi; morte salita con te sull’aereo; morte che, appunto, con te viaggia sulla tua stessa auto, divertita a spingerti lei stessa al folle sorpasso”.

/ Gesù disse a Marta, sorella di Lazzaro:”Io sono la risurrezione e la vita. Ci credi tu?” Ora Gesù chiede ancora a ciascuno di noi: Io sono la risurrezione e la vita, io che ora mi faccio tuo cibo e tua bevanda. Ci credi tu? Gesù ci dona la sua Vita: ma non basta “vivere” la vita, ma chiederci: perché viviamo? Come viviamo la vita?.

La nostra dovrebbe essere una bella morte all’antica: soprattutto un saluto per una breve partenza e un arrivederci per un incontro senza fine presso Dio, come effettivamente significa la parola “A(d)Dio”.

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