SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO

Pubblicato in Domenica Missionaria

Questi è il Re dei Giudei… Oggi sarai con me in paradiso”.

 

L’anno liturgico della Chiesa si conclude con la solennità odierna di Gesù Cristo Re dell’universo.

Cristo, Re della nostra storia, Re sulla Croce, un uomo umanamente fallito, disprezzato, abbandonato e tradito, morto e sepolto, che Dio ha innalzato, risuscitandolo dalla morte, su ogni principato e potestà, dandogli un nome che è al di sopra di ogni altro nome, facendolo sedere sul trono che non avrà mai fine.

< Questa festa è stata istituita da Pio XI nel 1925, con lo scopo di porre all’erta le coscienze dei cristiani contro ideologie, regimi e movimenti politici, totalitari e anticristiani che si andavano affermando. Solo Cristo è il Signore e nessun altro può imporsi come principio di vita e di azione.

La Chiesa si preoccupa di annunciare questa regalità perché nessun uomo si affatichi invano a costruire la propria dimora su questa terra; perché nessun uomo sprechi la propria vita per edificare sulla sabbia o percorrere strade che portano a niente! Cristo è il nostro vero Re e Condottiero.

< Però questa visione meravigliosa della regalità di Cristo, trova il suo fondamento nel mistero della Croce. Sì, il nostro Re è un re crocifisso, anzi un re che regna dalla Croce. L’investitura regale di Cristo si svolge attorno alla croce, trono improvvisato del nuovo Messia.

> L’iscrizione sulla croce: “Il Re dei Giudei”. Per rendere più evidente la regalità di Cristo, Luca ricorda la semplice “scritta”(iscrizione) che domina la croce, ma senza dire che si tratta di un motivo di condanna: “Questi è il re dei Giudei”. Per Matteo e Marco, l’iscrizione è di un motivo di condanna; mentre per Giovanni è di un’affermazione contestata. In ogni caso, quale abisso tra questa formula e lo spettacolo dell’impotenza del crocifisso, incapace di salvare se stesso!..

> Ogni cosa importante, viene riconosciuta sempre da due testimoni: alla Trasfigurazione di Gesù sul Tabor, c’erano come due testimoni, Mosè ed Elia. Alla Risurrezione di Gesù, i testimoni sono gli Angeli. Sul Golgota, i testimoni di Gesù morente in croce, sono due volgari briganti- terroristi.

> Siamo sul Calvario, cioè il luogo del “Cranio”, dove, secondo una leggenda ricca di contenuto ideologico, Adamo fu sepolto, fu eretta la croce di Cristo; così che il sangue di Cristo irrorò il cranio di Adamo e il nuovo Adamo redense l’antico Adamo, cioè tutta l’umanità in lui ricapitolata.

/ S. Agostino immagina che l’antico Adamo con la sua caduta abbia riempito di frammenti il mondo intero, e il Cristo sia venuto a ricomporre l’unità infranta, con il sangue della sua croce.

> Inoltre la parola chiave del brano evangelico è “salvare”, e i capi e i nemici di Gesù fanno leva proprio sul nome di Gesù, che significa,”colui che salva”, per farne scherno e ironia, vedendo che non può salvare neppure se stesso. Questo tema, si ripete per tre volte nel brano lucano.

A - Chi sta attorno e ai piedi della croce di Gesù.

Se Gesù è Re, avrà la sua corte. Luca ci descrive le gente che assiste Gesù mentre muore in croce.

1. Il popolo: è il testimone dell’operato buono di Gesù: è in rispettoso silenzio, e“stava a vedere”.

2. I capi: sono trionfanti, come promotori della condanna di Gesù, lo oltraggiano schernendolo:

Ha salvato gli altri, salvi se stesso”. Pretendono che ora Gesù compia un prodigio a suo favore!..

3. I soldati: erano romani, stranieri e pagani, esecutori materiali della condanna a morte di Gesù.

Si associarono al potere costituito che li pagava, senza pensarci molto, per inveire contro il

crocifisso, unendosi allo scherno e alla derisione dei capi, e senza saperlo lo acclamarono re!..

4. Il “cattivo” malfattore in croce: si associa al coro degli insulti per fini egoistici ed utilitari.

5. Il malfattore “buono” in croce: la tradizione lo chiama Disma, il primo santo canonizzato da

Gesù(la sua festa è il 23 marzo), costui si rivolge al Cristo che tutti insultano, chiamandolo

giusto” e per nome: ”Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. E’ la prima volta che

il Signore viene chiamato per nome, con lo stesso nome con cui fin da bambino lo aveva

chiamato sua madre. A costui quindi che lo invoca, pentito, per nome, unico a prendere sul serio

questo strano Re senza regno e senza sudditi, Gesù premia subito la sua fede, e risponde

accogliendolo nella più grande intimità personale,e aprendo a lui per primo la porta del paradiso,

esercita il suo potere regale: “Oggi sarai con me nel paradiso”.

> A questo punto lasciamo la parola ad uno dei grandi predicatori dei primi secoli della Chiesa:

* S. Giovanni Crisostomo: ”Questo ladrone ha rubato il paradiso. Nessuno prima di lui ha mai sentito una simile promessa, né Abramo, né Isacco, né Giacobbe, né Mosè, né i profeti, né gli apostoli: il ladrone entrò prima di tutti loro. Ma anche la sua fede oltrepassò la loro. Egli vide Gesù tormentato, e lo adorò come se fosse nella gloria. Lo vide inchiodato ad una croce, e lo supplicò come se fosse stato in trono. Lo vide condannato, e gli chiese una grazia come ad un re.

O ammirabile malfattore! Hai veduto un uomo crocifisso e l’hai proclamato Dio!”.

* S. Ambrogio: ”Il Signore dona sempre più di quanto gli si domanda. Il ladrone aveva chiesto al Signore di ricordarsi di lui, quando fosse arrivato nel suo regno, e il Signore gli dice:

”Oggi sarai con me nel paradiso”. La vita infatti consiste nell’essere con Cristo: dove è Cristo, là è il suo regno”.

*Bossuet: Oggi”: che prontezza!” Con me”: che compagnia!” In paradiso”: che riposo”!

< Sulla croce la scritta stava ad indicare che Colui che moriva era un Re. Il buon ladrone ebbe l’intuito di comprendere, attraverso quel volto dolorante, la “maestà regale”, e allora, la richiesta: “Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno”. E subito la risposta: “Oggi, sarai con me in paradiso”. E così il dolore divenne felicità.

> Il Calvario, luogo di esecuzione dei ribelli e dei delinquenti, luogo d’infamia, di emarginazione e di disperazione, diventa porta di speranza. Gesù non libera gli uomini dalla croce, ma li salva sulla croce, da dove regna.

B - Come Gesù è Re.

Gesù è Re fin dalla nascita: ricordiamo alcuni fatti: tra i doni dei Magi, c’è l’oro, simbolo regale.

Quando Gesù faceva miracoli, il popolo lo voleva acclamare Re. Davanti a Ponzio Pilato, Gesù si dichiara Re, ma non come gli uomini. La scritta sulla croce: “Questi è il Re dei Giudei”.

Dunque Gesù è Re, ma non alla maniera degli uomini, ma alla maniera di Dio: è Re nell’abbassamento della Croce. Infatti osserviamo come regna:

> Regna da una croce, come trono regale. Come ricchezze e ornamenti, è nudo sulla croce.

Come corona regale, ha una corona di spine. Come sudditi, ha due malfattori. Come acclamazioni, è insultato e schernito. Però Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire, salvare e dare la vita per tutti. Non attira a sé gli uomini dando spettacolo di prodigi. Nel momento culminante della sua intronizzazione sul Calvario, Gesù non compie alcun prodigio, ma offre piuttosto la sua vita, versando tutto il suo sangue. Qui sta la radice dell’unica vera regalità di Cristo, che sarà eterna.

C - Come è il Regno di Cristo.

Gesù è vittorioso e vincitore sulla croce, non uno sconfitto; dalla croce, per mezzo della croce, e con la croce, inizia a regnare. Cristo è Re perché il suo amore è più forte del male e del peccato; ha potuto salvare gli altri proprio perché non ha voluto salvare se stesso. “Il suo regno è un regno di verità e di vita, un regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace”(dal prefazio). E i suoi sudditi sono coloro che lo accettano così come è, attraverso i Sacramenti della Chiesa, famiglia di Dio. Gesù esercita la sua regalità offrendo a tutti il suo perdono e il suo amore, spezzando la spirale dell’odio. Ogni salvezza passa sempre attraverso il sacrificio.

> Quando Gesù spirò sulla Croce, il velo del Tempio si squarciò, come già si erano squarciati i cieli nel momento in cui Gesù uscì dalle acque del Giordano al momento del Battesimo. Il velo che copriva il volto di Dio è caduto. Dio ha rivelato a noi il suo volto. Ora noi sappiamo che Dio è Amore e crediamo all’amore che Dio ha per noi in Cristo Gesù. Pertanto compito del cristiano è quello di condividere la sofferenza, rivelare il volto e l’agire di Cristo, attuare la sua presenza. E questo lo si può fare soprattutto camminando a fianco dei propri fratelli, portando con loro la croce. E allora la Croce, da strumento di obbrobrio e di condanna, diventerà anche per noi, come per Gesù, strumento di salvezza, di gloria e di regalità per tutta l’eternità.

 

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