Ascensione del Signore (Anno A). Fate discepoli tutti i popoli

Ascensione del Signore (Anno A).  Fate discepoli tutti i popoli Foto SozziJA
Pubblicato in Domenica Missionaria

At 1,1-11;
Sal 46;
Ef 1,17-23;
Mt 28,16-20.

Nella festa dell’Ascensione due sono le formule del mandato missionario: quella di essere testimoni della parola e quella di essere predicatori. Mentre negli Atti degli Apostoli, Gesù afferma che “di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra”, nel Vangelo di Matteo, invece, Gesù manda i suoi ad andare e fare discepoli tutti i popoli.

“Di me sarete testimoni”

Una pagina del libro degli Atti degli Apostoli ci racconta l’apparizione e la definitiva scomparsa di Gesù risorto avvenuta a Gerusalemme, dove i discepoli attendevano la Pentecoste. Tra il momento dell’apparizione e quello dell’ascensione, Gesù dà le ultime raccomandazioni post-pasquali, specialmente la missione dei discepoli nel mondo: “di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”. Il mandato missionario è chiarissimo: essere testimoni di Gesù. Egli afferma: “di me sarete testimoni”. Da questa frase si può dedurre che c’è dunque un legame, un rapporto profondo tra gli apostoli e Gesù: Gesù, il Signore, costituisce e dichiara che gli apostoli sono Suoi testimoni e, come tali, devono parlare di Lui e sono inviati da Lui. Gli apostoli sono coloro che hanno avuto una diretta conoscenza di “tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo”. Nella sua vita, Gesù è stato segno della misericordia e dell’amore di Dio Padre. Tutto ciò che Egli fece ed insegnò era la buona notizia della misericordia. I discepoli sono inviati non solo ad essere testimoni di questa misericordia vissuta, insegnata e raccontata da Gesù ma anche della Sua salvifica morte e risurrezione. Essi sono consapevoli che la passione e la resurrezione di Cristo sono la sorgente alla quale possiamo attingere la misericordia del Padre. 

L’amore di Dio, che può trasformare la nostra vita, fa fiorire quelle zone di sofferenze che ci sono nel nostro mondo: poveri, malati, emarginati. Come Gesù, misericordioso, si fece vicino e solidale, così anche i discepoli, per essere testimoni, devono essere al servizio dei poveri e degli esclusi, vivendo vicinanza e solidarietà con loro. Siamo testimoni quando facciamo nostro lo stile di vita di Gesù, quando ogni giorno, nel nostro ambiente di famiglia, di lavoro, di studio e di svago, ci avviciniamo con spirito di accoglienza e condivisione alle persone che incontriamo, avendo nel cuore il grande progetto del Padre: la fraternità universale perché questa testimonianza deve raggiungere gli estremi confini della terra.

Gli apostoli non dovranno avere paura perché Gesù aveva già detto loro “riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi”. Lo Spirito Santo è il grande protagonista degli Atti degli Apostoli ed anche il grande protagonista della vita di chi vuol seguire Gesù.

Andare e fare discepoli

Anche l’Evangelo parla dell’Ascensione, ovvero della conclusione della giornata terrena di Cristo e il suo porsi alla destra del Padre. Nel Vangelo di Mt 28,16-20 i discepoli partirono per la Galilea su un monte che Gesù aveva indicato loro. Quando lo videro, alcuni discepoli lo adorarono e altri dubitarono. In questo incontro, il Signore risorto lascia loro il suo testamento, che è la missione definitiva per la Chiesa, cioè continuare nella storia quello che lui ha fatto: fare discepoli tutti i popoli, insegnando e battezzando. Ma il Signore lascia anche una promessa: sarà sempre con i discepoli, “fino alla fine dei tempi”. In questo brano evangelico vanno considerati tre elementi importanti: il luogo dell'incontro, il mandato missionario universale dei discepoli e la promessa di Gesù.

Innanzitutto, il testo ci colloca in Galilea, dopo la risurrezione di Gesù e proprio su un monte dove Gesù li aveva convocati. La Galilea è il luogo in cui Gesù ha vissuto e lavorato. È lì che ha iniziato ad annunciare il Vangelo del "Regno" e dove ha iniziato a raccogliere intorno a sé un gruppo di discepoli. In Galilea c'era una convivenza tra popoli pagani e giudei. È il luogo della vita quotidiana di Gesù e dei suoi discepoli ed è lì che avverrà l'ultimo incontro. L'incontro con il Signore avviene nella vita quotidiana per ricordarci che il Signore si trova nella vita di tutti i giorni. Ma l'evangelista dice che l'incontro avvenne su un monte impossibile da identificare geograficamente. Secondo la tradizione biblica, il "monte" è sempre il luogo in cui Dio si rivela agli uomini. È il luogo della rivelazione, dell'incontro con Dio, della contemplazione e dell'ascolto. Possiamo incontrare Gesù nella vita quotidiana, ma con la capacità di contemplare e ascoltare.

È su questo monte che Gesù invia i suoi discepoli. Gesù invia i suoi discepoli in missione con questo comando: "Andate e fate discepoli tutti i popoli". La missione che Gesù dà ai suoi discepoli è una missione "in cammino": essi sono inviati a mettersi in cammino: "Andate", dice il Signore; sono chiamati a lasciare la Galilea per andare in tutto il mondo, perché la missione che Gesù dà è una missione universale. Gesù manda a tutti i popoli senza ostacoli di frontiere, senza distinzione di razze e senza diversità di culture. Le frontiere, le razze e le culture non possono essere ostacoli: la missione dei discepoli è rivolta a tutte le nazioni.  

Infine, la missione consiste nel "fare discepoli". Si tratta di fare discepoli delle nazioni e non di insegnare loro; Matteo evita il verbo insegnare. Gesù ricorda che “voi siete discepoli”, e come tali fate altri come voi: discepoli e ascoltatori dell'unica Parola. Nessuno è un maestro! Fate discepoli insegnando e battezzando. Su questo cammino di evangelizzazione egli è con noi fino alla fine dei tempi. Non abbandona la sua Chiesa nel processo della sua missione evangelizzatrice.

Il discepolo missionario è colui che evangelizza con la sua propria vita, è  un vero testimone. Lui è capace di uscire dalla propria comodità e ha il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo, come ben pone in rilievo Papa Francesco.

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