VI domenica del tempo di Pasqua (Anno A). Non vi lascerò orfani

VI domenica del tempo di Pasqua (Anno A). Non vi lascerò orfani Foto SozziJA
Pubblicato in Domenica Missionaria

At 8,5-8.14-17;
Sal 65;
1Pt 3,15-18;
Gv 14,15-21.

I testi liturgici di questa domenica fanno accenno allo Spirito Santo. Mentre nel Vangelo, con una fiduciosa promessa, il Signore ci rassicura che non ci lascerà orfani poiché verrà di nuovo come “consolatore” cioè un altro Paraclito (il primo è Gesù stesso), nella prima Lettura gli Apostoli, in Samaria, impongono le mani ai battezzati, i quali ricevono lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo si manifesta e agisce solo quando la comunità accetta di vivere la propria fede come parte di una famiglia universale di fratelli e sorelle riuniti intorno al Padre e a Gesù.

Imponevano le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo

Filippo, spinto dallo Spirito Santo, va in Samaria per continuare l’opera di Gesù e per realizzare l’opera del Risorto. Il suo ministero ha un successo meraviglioso. La grazia di Dio, infatti, attira la gente, trasforma la società. Leggiamo infatti: “e le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva”. Il risultato di questa attività missionaria degli apostoli è che in quelle città, in questo caso quella della Samaria, si diffonde una grande gioia poiché l’opera di Cristo risorto propaga la gioia e la pace. Molti erano stati solo battezzati nel nome di Gesù, ma non avevano ricevuto lo Spirito Santo. Invece, gli apostoli impongono loro le mani, e così essi ricevono lo Spirito Santo. Lo Spirito appare qui come il sigillo che prova l'appartenenza dei Samaritani –dopo essere stati uniti alla Chiesa universale e in comunione con essa– alla Chiesa di Gesù Cristo. Cosi la gioia e la pace diventa completa poiché ricevono la potenza dello spirito con una molteplicità di doni. Infatti, Gesù non lascia orfani la comunità dei credenti.

Una comunità cristiana è una comunità in cui si manifesta la comunione con Gesù e la comunione con tutti gli altri fratelli e sorelle che condividono la stessa fede. È nella comunione con i fratelli e le sorelle, è nell'amore condiviso, è nella consapevolezza di far parte di un'immensa famiglia che cammina insieme animata dalla stessa fede, che si manifesta la vita dello Spirito. Ogni credente deve sviluppare la consapevolezza di non essere un caso isolato, indipendente, autonomo: affermazioni come "ho la mia fede" non hanno senso se riflettono il desiderio di percorrere un cammino ai margini della comunità, senza accettare il confronto con i fratelli... Ogni comunità deve sviluppare la consapevolezza di non essere un gruppo autonomo e slegato, ma parte di una Chiesa universale, chiamata a vivere nella comunione, nella condivisione, nella solidarietà con tutti i fratelli che, in ogni angolo del mondo, condividono la stessa fede. Lo Spirito Santo è la fonte anche della missione: la fede cristiana non chiude dentro gusci, ma vuole essere impegno nel e per il mondo: si è, infatti, cristiani non per sé stessi, ma per tutta l’umanità. 

Non vi lascerò orfani: verrò da voi!

Gesù, nella pagina del Vangelo, continua il suo messaggio all’interno del suo ultimo discorso nel vangelo di Giovanni. È un discorso d’addio. Gesù dice di dover andare. Ma la sua assenza non sarà definitiva: ritornerà. Infatti aveva già detto che “non vi lascerò orfani, ritornerò da voi”. Ma Egli fa anche la promessa dello Spirito Santo: “io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità”.

Gesù parla di inviare il "Paraclito", che sarà sempre con i discepoli. Il termine greco "paráklêtos", usato da Giovanni, appartiene al vocabolario giuridico e designa, in questo contesto, colui che aiuta o difende l'accusato. Si può quindi tradurre con "avvocato difensore". Da qui si può anche dedurre il significato di "consolatore" o "intercessore". Nel Nuovo Testamento, il termine compare solo in Giovanni, dove è usato per indicare lo Spirito. Il "Paraclito" che Gesù invierà è lo Spirito Santo, qui presentato come "Spirito di verità”.

Mentre era con i discepoli, Gesù li ha istruiti, protetti, difesi; ma d'ora in poi sarà lo Spirito a insegnare e a prendersi cura della comunità di Gesù. Lo Spirito giocherà un doppio ruolo in questo contesto: internamente, conserverà la memoria della persona e degli insegnamenti di Gesù, aiutando i discepoli a interpretarli alla luce delle nuove sfide; d'altra parte, darà sicurezza ai discepoli, li guiderà e li difenderà quando dovranno affrontare l'opposizione e l'ostilità del mondo. In entrambi i casi, lo Spirito guiderà questa comunità nella sua marcia attraverso la storia verso la verità, verso la piena libertà, verso la vita definitiva.

Lo Spirito ci aiuterà a vivere come una comunità che ama Gesù e osserva i suoi comandamenti. Infatti, Gesù afferma: “Egli, lo Spirito Santo, vi guiderà alla verità tutta intera, cioè manifesterà tutta la profondità e la pienezza del mistero di Cristo: l’Amore. 

Dall’Amore di Cristo tutto ha origine; se veramente Lo amiamo verrà a noi con pienezza il Paraclito, l’Amore stesso, e osserveremo senza fatica i comandamenti del Signore, che si riconducono all’amore di Dio e del prossimo e aprono alla vera libertà: «Ama e fai quel che vuoi», diceva Agostino.

Il discepolo missionario è colui che si lascia guidare dallo Spirito Santo per vivere l’appartenenza all’unica famiglia. Infatti, Papa Francesco, ci ricorda che la nostra relazione di appartenenza al Signore Gesù, lo Spirito, ci fa entrare in una nuova dinamica di fraternità. E’ quindi attraverso Gesù, che possiamo relazionarci agli altri in modo nuovo, non più come orfani, ma come figli dello stesso Padre buono e misericordioso. “E questo cambia tutto!” .“Possiamo guardarci come fratelli, e le nostre differenze non fanno che moltiplicare la gioia e la meraviglia di appartenere a quest’unica paternità e fraternità”.

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