Nel mio esilio romano, in attesa di un visto, medito e prego  l’Esortazione papale su S. Teresa di Gesù Bambino nel 150 della sua nascita e desidero condividere questa mia meditazione.

Ho compiuto 50 anni di Sacerdozio proprio all’inizio di questo anno 2023 e nella missione di Oujda, dove vivo con gli amici mussulmani migranti che accogliamo, la festa la celebrai con un bicchiere di aranciata e un bignè e l’eucarestia con il solo cristiano che tutti i giorni mi assiste, il caro Eduardo.

Ma la festa non è finita lì. Più tardi ho ricevuto il permesso di poter celebrare gli esercizi Spirituali a Lisieux nel monastero di S. Teresa. Così in febbraio mi sono trovato a Lisieux nel cuore dei festeggiamenti  per i 150 anni della nascita “della più grande santa dei tempi moderni’’ come la chiama papa Francesco.

Ora che sto per realizzare un grande desiderio nato proprio accanto all’urna di santa Teresina, quello di vivere una bella esperienza missionaria nel cuore dell’Africa, potete immaginare la sorpresa e la gioia di prepararmi a questo viaggio meditando l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco , “C’est la confiance”. Una perla preziosa che dovrebbe riaccendere nel nostro cuore, in questo ottobre missionario, l’entusiasmo di annunciare il Vangelo della gioia alle genti. Quasi a volo di uccello desidero raccogliere alcuni aspetti di questa lettera che mi hanno rallegrato il cuore.

«È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore!» Queste parole così incisive di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo dicono tutto, sintetizzano il genio della sua spiritualità e sarebbero sufficienti per giustificare il fatto che sia stata dichiarata Dottore della Chiesa. (n. 2) Teresina è una delle sante più conosciute e amate in tutto il mondo. Come succede con San Francesco di Assisi, è amata perfino da non cristiani e non credenti. È stata anche riconosciuta dall’UNESCO tra le figure più significative per l’umanità contemporanea. (n. 4)

Papa Francesco definisce la santa Teresa di Lisieux “aria fresca” per la Chiesa, tesoro ancora da scoprire. 

La sua “piccola via”, la via della fiducia e dell’amore, conosciuta anche come la via dell’infanzia spirituale, per il Papa è “una delle scoperte più importanti di Teresina”, che la santa descrive così: “Nonostante la mia piccolezza, posso aspirare alla santità. Farmi diversa da quel che sono, più grande, mi è impossibile: mi devo sopportare per quello che sono con tutte le mie imperfezioni; ma voglio cercare di andare in Cielo per una piccola via bella dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova”. È la “dolce via dell’Amore”

Di fronte a un’idea pelagiana di santità, individualista ed etilista, più ascetica che mistica, che mette l’enfasi principale sullo sforzo umano Teresina sottolinea sempre il primato dell’azione di Dio, nella sua grazia. L’atteggiamento più adeguato è riporre la fiducia del cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di Dio che ama senza limiti e che ha dato tutto nella Croce di Gesù. (n.17)

Tuttavia, la sua fiducia senza limiti incoraggia coloro che si sentono fragili, limitati, peccatori, a lasciarsi portare e trasformare per arrivare in alto: «Ah, se tutte le anime deboli e imperfette sentissero ciò che sente la più piccola tra tutte le anime, l’anima della sua piccola Teresa, non una sola di esse dispererebbe di giungere in cima alla montagna dell’amore! Infatti Gesù non chiede grandi azioni, ma soltanto l’abbandono e la riconoscenza» (n.21).

Commentando questa caratteristica della spiritualità di santa Teresa, papa Francesco ricorda che in una Chiesa missionaria «l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa».  Il nucleo luminoso è «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto». (Evangelii Gaudium 35) (n. 47)

Nella sua cella, la Santa di Lisieux aveva scritto: “Gesù è il mio unico amore” e analizzando la sua esperienza spirituale, il Papa osserva che l’incontro con Gesù “la chiamava alla missione”, tanto da non concepire “la sua consacrazione a Dio senza la ricerca del bene dei fratelli”. lei era entrata nel Carmelo “per salvare le anime”. Teresina esprimeva così la sua anima missionaria: “Sento che quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore tanto più le anime che si avvicineranno a me – povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino – correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato, perché un’anima infiammata di amore non può restare inattiva”.

Le ultime pagine della Storia di un’anima  sono un testamento missionario, esprimono il suo modo di intendere l’evangelizzazione per attrazione,  non per pressione o proselitismo. Vale la pena leggere come lo sintetizza lei stessa: «Attirami, noi correremo all’effluvio dei tuoi profumi. O Gesù, dunque non è nemmeno necessario dire: Attirando me, attira le anime che amo. Questa semplice parola: “Attirami” basta. Signore, lo capisco, quando un’anima si è lasciata avvincere dall’odore inebriante dei tuoi profumi, non potrebbe correre da sola, tutte le anime che ama vengono trascinate dietro di lei: questo avviene senza costrizione, senza sforzo, è una conseguenza naturale della sua attrazione verso di te. Come un torrente che si getta impetuoso nell’oceano trascina dietro di sé tutto ciò che ha incontrato al suo passaggio, così, o mio Gesù, l’anima che si immerge nell’oceano senza sponde del tuo amore attira con sé tutti i tesori che possiede… Signore, tu lo sai, io non ho altri tesori se non le anime che ti è piaciuto unire alla mia». (n.10)

Papa Francesco ritrova in Santa Teresa una figura profondamente moderna e concreta. Il suo genio, spiega, “consiste nel portarci al centro, a ciò che è essenziale, a ciò che è indispensabile. Ella, con le sue parole e con il suo personale percorso, mostra che, benché tutti gli insegnamenti e le norme della Chiesa abbiano la loro importanza, il loro valore, la loro luce, alcuni sono più urgenti e più costitutivi per la vita cristiana. 

È lì che Teresa ha fissato lo sguardo e il cuore. Come teologi, moralisti, studiosi di spiritualità, come pastori e come credenti, ciascuno nel proprio ambito, abbiamo ancora bisogno di recepire questa intuizione geniale di Teresina e di trarne le conseguenze teoriche e pratiche, dottrinali e pastorali, personali e comunitarie. Servono audacia e libertà interiore per poterlo fare. (n. 50)

Al centro di tutto c’è l’amore, il più grande dono dello Spirito Santo ed è «madre e radice di ogni virtù». 

Teresina vuole corrispondere all’amore di Gesù, rendergli amore per amore. Vive la carità nella piccolezza, nelle cose più semplici dell’esistenza di ogni giorno, e lo fa in compagnia della Vergine Maria, imparando da lei che « amare è dare tutto e donar se stessi». (n. 36)

Lei vive profondamente non il cuore di una Chiesa trionfalistica, è il cuore di una Chiesa amante, umile e misericordiosa. Teresina mai si mette al di sopra degli altri, ma all’ultimo posto con il Figlio di Dio, che per noi è diventato servo e si è umiliato, facendosi obbediente fino alla morte su una croce (cfr Fil 2,7-8). (n. 40)

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Papa Francesco, concludendo la sua esortazione, riassume in questo modo la modernità e l’attualità di questa santa patrona delle missioni:

In un tempo che invita a chiudersi nei propri interessi, Teresina ci mostra la bellezza di fare della vita un dono. In un momento nel quale prevalgono i bisogni più superficiali, lei è testimone della radicalità evangelica. In un tempo di individualismo, lei ci fa scoprire il valore dell’amore che diventa intercessione. In un momento nel quale l’essere umano è ossessionato dalla grandezza e da nuove forme di potere, lei indica la via della piccolezza. In un tempo nel quale si scartano tanti esseri umani, lei ci insegna la bellezza della cura, di farsi carico dell’altro. In un momento di complessità, lei può aiutarci a riscoprire la semplicità, il primato assoluto dell’amore, della fiducia e dell’abbandono, superando una logica legalista ed eticista che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo. In un tempo di ripiegamenti e chiusure, Teresina ci invita all’uscita missionaria, conquistati dall’attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo. (n.52)

E conclude con la seguente preghiera: “Cara Santa Teresina, la Chiesa ha bisogno di far risplendere il colore, il profumo, la gioia del Vangelo. Mandaci le tue rose! Aiutaci ad avere fiducia sempre, come hai fatto tu, nel grande amore che Dio ha per noi, perché possiamo imitare ogni giorno la tua piccola via di santità. Amen”.

 Testo originale in ITALIANO e INGLESE

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