All'inizio del nuovo anno 2024, sono state diffuse immagini dove si vedevano bambini Yanomami malnutriti, uguali o addirittura peggiori di quelle del 2023. Un anno dopo l'azione federale la Terra Yanomami deve affrontare il persistere dell'estrazione mineraria illegale e della crisi umanitaria che rivelano le sfide crescenti e l'urgenza di misure efficaci per proteggere la comunità indigena e preservare l'ecosistema.

Un anno fa –si legge in una nota del Consiglio Missionario Indigeno dell’11 gennaio– il nuovo governo ha annunciato l'urgenza di un'azione di forza nello Stato di Roraima per combattere l’emergenza della malnutrizione e la morte degli Yanomami. Si era proclamato il bisogno di sviluppare una task force, attraverso la Polizia Federale, la Forza di Sicurezza Nazionale e l'Esercito, con l'obiettivo di rimuovere i minatori illegali dal territorio indigeno e prevenire ulteriori incursioni. Oggi le immagini mostrano chiaramente che il genocidio degli Yanomami è ancora in corso.

All'epoca furono lanciate accuse contro il precedente governo Bolsonaro, che aveva incoraggiato l'invasione mineraria, e furono pronunciati numerosi discorsi da parte di funzionari governativi sull'importanza delle iniziative che stava prendendo il presidente Lula eppure –secondo gli analisti– nonostante gli sforzi di molti funzionari pubblici e leader indigeni per pianificare azioni e servizi per combattere la fame e le malattie, questi non hanno avuto successo perché, allo stesso tempo, altri attori statali - l'Esercito, l'Aeronautica e le Forze di Sicurezza – “hanno sabotato l'Operazione Yanomami”.

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Unità sanitaria di Homoxi. Accanto al cratere prodotto dall'operazione mineraria. Foto: Júnior Hekurari

Gli organismi diretti da Sônia Guajajara, Ministro per i Popoli Indigeni, e da Joênia Wapichana, presidente della Fondazione Nazionale per i Popoli Indigeni (FUNAI), non dispongono di elicotteri, aerei, barche, armi da fuoco, né di un numero sufficiente di dipendenti pubblici o di risorse necessarie per svolgere il compito. Inoltre, non hanno potere di comando sulle Forze Armate, sulla Polizia federale e sulla Forza Nazionale. Questi erano i tre settori responsabili di fornire tutto il supporto necessario, compresa la sicurezza fisica, per le azioni delle squadre del Ministero della Salute, dell'Istituto Brasiliano per l'Ambiente e le Risorse (Ibama) all'interno del Territorio indigeno.

Le invasioni non sono recente

"Le invasioni e gli abusi vanno avanti da diversi anni, creando una situazione di dipendenza da parte degli Yanomami. I minatori sanno come superare la resistenza e sedurre alcuni Yanomami. Ma non è questo il caso in generale, poiché gran parte della Terra Yanomami è libera degli invasori. Purtroppo in Roraima la maggior parte del territorio è stata invasa. L'attività mineraria è attraente", sottolinea fratel Carlo Zacquini, Missionario della Consolata a Boa Vista che da più di 50 anni accompagna il popolo Yanomani. "Stanno distruggendo le risorse, l'acqua è contaminata dal mercurio, ci sono casi di indigeni con un'alta percentuale di mercurio nel corpo, la malaria è in aumento, così come i casi di tubercolosi perché il personale sanitario non è in grado di fare il proprio lavoro", denuncia il missionario.

La Terra Indigena Yanomami (TIY) include un'area estesa oltre 9 milioni di ettari nel nord del Brasile. In questa regione, i fiumi sono preziosi canali di comunicazione che uniscono le diverse comunità indigene. Fu a monte del fiume che i missionari della Consolata italiani, P. Giovanni Calleri e P. Bindo Meldolesi fondarono, nel 1965, la Missione Catrimani, a 250 chilometri da Boa Vista, Roraima.  La Missione contribuisce alla difesa della vita, della cultura, del territorio e della foresta. Nel corso degli anni, la coesistenza di Yanomami con i missionari ha contribuito a rafforzare un modello di missione basata sul rispetto e il dialogo. Tre missionari e quattro missionarie della Consolata sono attualmente impegnati nella Missione di Catrimani.

Finché il problema delle invasioni non sarà risolto, non sarà possibile proteggere gli Yanomami. Secondo fratel Zacquini, “l'Esercito deve essere maggiormente coinvolto. L'Aeronautica dovrebbe interdire lo spazio aereo e l'Ibama dovrebbe controllare i fiumi dove entrano le imbarcazioni. Purtroppo le azioni non sono state sufficienti e in alcuni casi sono state ridicole", dice. "So che ci sono molte persone che stanno facendo un buon lavoro, ma ci sono anche persone che sono contrarie. In Roraima non c'è un politico, deputato o un senatore, che sia a favore degli indigeni", lamenta Zacquini.

Secondo la valutazione di fratel Zacquini, il governo pensava che l'adozione di misure all'inizio del 2023 avrebbe scoraggiato i cercatori e interrotto il flusso ed effettivamente “è risultato che all'inizio un buon numero se ne è andato, alcuni sono stati aiutati ad andarsene, altri se ne sono andati da soli e altri ancora anche se arrabbiati, se ne sono andati".

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La situazione sanitaria degli Yanomami rimane precaria. Foto: Revista Forum

Ma poi sono apparsi aerei ed elicotteri che vanno e vengono in continuazione. “Non si tratta più di cercatori, ma di uomini d'affari che possiedono aerei, elicotteri e macchinari pesanti. Utilizzano piste di atterraggio ancora aperte, anche se Ibama ha rimosso centinaia di motori, pompe di aspirazione e distrutto alcune piste. Questo ha reso l'attività estrattiva un po' più difficile, ma in Venezuela c’erano già delle piste d'atterraggio dove non esistono controlli e dove operano militari corrotti. Loro possono contare con otto o dieci aerei situati vicino al confine dove gli imprenditori minerari operano in piena libertà", denuncia Zacquini.

Salute precaria

“La situazione sanitaria era precaria - continua fratel Zacquini - il Ministero della Salute del Distretto Sanitario Speciale Indigeno (Dsei Yanomami / Ye'kuana) ha cercato con alcune persone di affrontare la calamità, ma la persona incaricata di coordinarla non aveva la competenza: si sono trovati di fronte alla mancanza di personale qualificato per il lavoro. Le difficoltà erano molte, dalla preparazione del personale alla logistica dei centri sanitari, dove alcuni erano stati distrutti, altri erano in pessime condizioni o non erano mai stati allestiti".

Fratel Zacquini spiega che "pochi operatori sanitari si adattano alle condizioni precarie di vita sotto un telone e diventa un lavoro molto pesante".

Una task force senza forze

In questo contesto di contraddizioni, gli Yanomami hanno continuato a morire e i minatori hanno continuato a sfruttare e devastare la terra e il suo ambiente. “Dolore, malattia, fame, malnutrizione, stupro, devastazione, omicidio, caos". Queste sono le parole che riassumono un anno di una task force senza forze. Lo dimostra l'informazione dell'Ibama secondo cui i suoi ispettori hanno subito almeno 10 attentati nel corso del 2023" (Carlos Madeiro, editorialista di UOL, 05/01/2024).

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Gruppo di bambini Yanomami nella scuola della Missione Catrimani. Foto: Jaime C. Patias

Secondo Fratel Zaquini, "quello che è mancato è stata la partecipazione dell'Esercito, dei militari che avrebbero dovuto portare cibo alle regioni colpite dalla fame e dalla malnutrizione dei bambini. Hanno fatto delle azioni spettacolari, lanciando scatole di sardine su alcune piste, cose assurde. Il risultato è scarso, è come una barzelletta", dice. Le azioni, "non sono riusciti a rimuovere tutti i minatori e gran parte di quelli rimasti sono legati al traffico di droga, sono banditi e non minatori, molti dei quali legati a organizzazioni di São Paolo e Rio de Janeiro. Sono armati e hanno iniziato a controllare il personale sanitario; gli stessi indigeni sono stati minacciati e alcuni uccisi in attacchi. Ci sono stati casi di violenza e stupro di donne e ragazze e hanno cercato di sedurre alcuni Yanomami offrendo telefoni cellulari e persino armi e munizioni. La situazione è davvero caotica”, sottolinea Zacquini.

Le immagini trasmesse dalle reti televisive e le testimonianze dei leader indigeni e dei fornitori di servizi all'interno del Distretto Sanitario Yanomami denunciano la drammaticità di quella realtà consumata dalla violenza.

Secondo il Consiglio Missionario Indigeno, il Governo federale deve, al di là dei discorsi e dei piani, “investire risorse, assumere e formare persone, organizzare infrastrutture, predisporre attrezzature e medicinali che permettano operare stabilmente sul territorio. Oltre a questo sarà necessario combattere gli invasori allontanandoli dai territori indigeni e facendoli responsabili civilmente e penalmente, ma soprattutto, perseguendo i principali finanziatori di questo massacro”.

Hugo Loss, un agente dell'Ibama, –in un servizio del programma Fantástico della TV Globo (14/01/2024) – ha rivelato la presenza di sostanze illecite negli accampamenti: "si commercializzano sigarette, polvere e pietre, in altre parole cocaina e crack", ha detto. La presenza di droghe rafforza la natura pericolosa e violenta dell'attuale profilo dei minatori, molti dei quali sono associati a gruppi criminali armati. Il pubblico ministero Alisson Marugal ha sottolineato che il profilo dei minatori è diventato più audace e violento, associato a gruppi criminali armati.

In un anno, l'Ibama ha distrutto più di 35 aerei ed elicotteri utilizzati dai criminali, con una riduzione dell'85% dell'area disboscata dal garimpo. Tuttavia, una pista di atterraggio in Venezuela, a soli cinque chilometri dal confine, è fuori dalla portata delle forze brasiliane, evidenziando la complessità della situazione.

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I giovani yanomami studiano la Costituzione brasiliana e imparano a conoscere i loro diritti. Foto: Missione Catrimani

La Polizia Federale ha più di 400 indagini aperte relative all'estrazione mineraria nella terra degli Yanomami e ha bloccato beni per 600 milioni di reais di coloro che sono indagati. Per combattere efficacemente il crimine, il sovrintendente della Polizia Federale sottolinea l'importanza di eliminare il finanziamento dell'attività mineraria. L'anno scorso il governo ha speso un miliardo di reais per tutte le azioni di emergenza. I soli voli equivalgono a più di 40 giri della Terra.

Per quanto riguarda la crisi umanitaria, nonostante gli sforzi del governo, la situazione nella Terra degli Yanomami non è migliorata significativamente dall'intervento del gennaio 2023. Il Presidente Lula ha annunciato un cambio di strategia, con la presenza permanente di forze di sicurezza nella regione e la creazione di una casa del governo a Boa Vista, con un budget di 1,2 miliardi di reais.

Il ministro per i Popoli indigeni, Sônia Guajajara, sottolinea l'importanza di risanare la terra per ripristinare la salute del popolo Yanomami, mettendo in evidenza il massiccio impatto lasciato dalle attività minerarie nella regione.

"Il territorio indigeno Yanomami è una sfida enorme, sia per le sue dimensioni, ma anche per i trasporti e gli spostamenti. Oggi è un'area che può essere percorsa solo in aereo e i corsi d’acqua si possono usare per portare attrezzature in modo molto limitato", afferma il presidente di Funai, Joenia Wapichana.

* Padre Jaime C. Patias, IMC, con informazioni di G1 e Cimi.

Durante los días 29, 30, 31 de Julio, 01 y 02 de Agosto se llevó con GRAN GOZO el Encuentro de Animadores y Animadoras de los Ríos Caquetá y Caguán en la cabecera municipal de Puerto Leguízamo, Putumayo el Tema central del Evento estuvo direccionado a “Retomar el Camino Evangelizador” el lema escogido para el Encuentro fue ¡VENGAN Y VEAN! y su Objetivo planteado Desde el Evangelio y la Cultura Huitoto consistió en, “Motivar y animar a los catequistas para el Servicio Comunitario”.

Al evento participaron 32 indígenas del grupo étnico Huitoto provenientes de 16 comunidades (1. Aguas Negras, 2. Belén, 3. Coemaní, 4. El Progreso, 5. Los Estrechos, 6. Guaquirá, 7. Jerusalén, 8. La Primavera, 9. Las Delicias, 10. Los Monos, 11. Nazaret, 12. Peñas Rojas, 13. Puerto Berlín, 14. Puerto Pizarro, 15. Puerto Sábalo, 16. Umancia) asentadas en los dos ríos atendidos por la Parroquia del Sagrado Corazón de Jesús a través de uno de los Equipos de Pastoral Indígena que tiene su sede en esta parroquia.

Entre los aspectos a destacar es importante resaltar entre otros:

La asistencia y participación de los Caciques Florencio Gómez del Resguardo Indígena de Los Estrechos, Máximo Kiriyateke del Resguardo Indígena de Puerto Berlín y Silvio Safirekudo del Resguardo Indígena de Jerusalén; quienes por su condición de Autoridades Tradicionales y catequistas, dieron particular realce al evento.

Cabe destacar el trabajo realizado por el Equipo de Pastoral Indígena encabezo por el P. Oscar Javier Medina, la Hna. Idefonsia Kihaka y la colaboración P. José Fernando Flórez Arias; este equipo fue apoyado por los misioneros y misioneras que se encuentran desarrollando su labor en Puerto Leguízamo. El aporte del equipo local, se efectuó en aspectos logísticos particularmente, por parte de las Hnas. Sofía Gallego, Gianita Sacia y los misioneros laicos Rocío Valencia y Julián Uribe e igualmente, algunos sacerdotes y Hnas., quienes, participaron como ponentes en los diferentes temas de formación incluidos en el programa establecido.

Además de los anteriores, se destaca el acompañamiento permanente de Monseñor Joaquín Humberto Pinzón Güiza de principio a fin desde el inicio con sus palabras de apertura, participando en los diferentes espacios de oración, en las celebraciones eucarísticas y finalizando con las palabras de clausura durante la Celebración del “Envío”.

Otro aspecto a destacar, fue la disponibilidad y jovialidad de los animadores y animadoras que generaron un ambiente ameno y fraterno; factor que facilitó el desarrollo de todas las actividades planificadas durante el evento

En lo concerniente a los temas de formación, se trataron los siguientes:

La Presentación del Compartir de la Realidad de cada una de las Comunidades por parte de los animadores presentes; durante sus exposiciones los participantes, hicieron énfasis en los aspectos socioculturales, políticos, económicos, espirituales de sus comunidades.

El Camino del Vicariato y La Pastoral Indígena dirigidos por Monseñor Joaquín quién en su primer tema, hizo una contextualización relacionada al Vicariato enfatizando en el entorno amazónico en el cual, están inmersos los grupos étnicos, de igual manera, hizo énfasis en el trabajo pastoral de los animadores y animadoras de las comunidades indígenas labor que engrandece el trabajo que adelanta el Vicariato.

En lo referente a la Pastoral Indígena, Monseñor, dio a conocer los diferentes grupos étnicos de la jurisdicción eclesiástica, la ubicación de cada uno de ellos y la importancia que tiene para el Nuevo Vicariato.

El Padre George Kibura, hizo una presentación enfocada al “Bautismo como Envío Misionero”, destacando el Bautismo como sacramento que “…nos hace hijos de Dios, miembros de la iglesia y nos convierte en misioneros y misioneras…”

El Padre Jair Idrobo Gutiérrez, trató el tema sobre la “Importancia del Animador en la Comunidad”. En él, reiteró la importancia de las mujeres en el trabajo pastoral para ello, hizo una pequeña síntesis histórica de mujeres que acompañaron a Jesús durante su trabajo misionero destacando entre otras, el papel de “La Samaritana”.  Su presentación finalizó resaltando que la comunidad es “…como una viña plantada por el Señor, que busca sus animadores y animadoras para el servicio en la comunidad…”

Introducción a la Biblia presidido por la Hna. Pastora Marín Vásquez quien a través de la dinámica  del “Carrusel” y los trabajos en grupo, hizo la explicación sobre el Conocimiento de la Biblia, tema que fue presentado por los catequistas por medio de exposiciones y dramatizados a partir de los interrogantes planteados en los papeles de trabajo entregados por la Hna. Pastora.

Celebración de La Palabra facilitada por el Padre José María Córdoba Rojas, a través de ejercicios didácticos, el Padre, explicó las partes que conforman la Santa Eucaristía y la Celebración de la Palabra. Cada una, con sus respectivas particularidades; al final, el P. José María, invitó a los animadores y animadoras, a seguir los pasos correspondientes para hacer las respectivas celebraciones de la palabra los días domingos.

Reflexión sobre la Corresponsabilidad y Economía en la Misión. Tema reflexionado por el P. Oscar Javier Medina, quien explicó que para “Anunciar la Buena Noticia” es necesario contar con recursos materiales que permitan 1. Proclamar el Evangelio, 2. Celebrar El Evangelio a través de la Liturgia y 3. Organizar la Comunión Fraterna en un espíritu de solidaridad sin fronteras.

Para facilitar la exposición, se apoyó en algunos textos del Evangelio, de igual manera, utilizó apartes del el libro de Los Hechos de los Apóstoles y algunos textos de la carta de Pablo a los Corintios en los cuales se citan apartes relacionados con el contenido.  

El último tema de formación estuvo relacionado con los Aspectos y Compartir sobre la Espiritualidad Indígena, presidida por el P. José Fernando Flórez Arias. Durante la charla puso a reflexionar a los animadores y animadores con respecto al papel de Dios en las culturas y finalizó su presentación motivando a todos y todas, a vivir en Paz y Armonía en la Fe de Cristo.

La parte final del Encuentro, se efectuó la Eucaristía presidida por Monseñor Joaquín Humberto Pinzón Güiza quien estuvo acompañado por los integrantes del equipo misionero de la Pastoral Indígena durante la Celebración, hizo el respectivo “Envío” de los Catequistas, durante este evento simbólico hizo entrega del Evangelio a los animadores cristianos para que sigan “Encarnado” la palabra de Dios en cada una de sus comunidades.

 

Con esta fiesta Eucarística se dio por concluido El Encuentro fraternal de los HERMANOS Y HERMANAS INDÍGENAS DE LA ETNIA HUITOTO que desarrollan su labor como Animadores y Animadoras Cristianos en los resguardos y cabildos ubicados en los Ríos Caquetá y Caguán.

 

Puerto Leguízamo, Municipio de Leguízamo, departamento del Putumayo, Colombia.

Quando parliamo delle riserve dei nativi americani corriamo il rischio di partire solo dall’arco e dalle frecce che abbiamo visto sul grande schermo. Hollywood ha “dipinto” gli indiani, ma non è riuscito a descrivere in maniera oggettiva la distruzione dell’identità culturale perpetrata dalla società, oggi ancora più accentuata dalla diffusione della droga, dell’alcolismo e del gioco d’azzardo.

Quattro missionarie della Consolata, a circa 50 km a sud-est di Phoenix, sono impegnate nell’accompagnamento delle minoranze nella riserva indiana di Gila River. Prima si occupavano principalmente degli afro-americani e degli ispanici, da questa estate il loro raggio di azione si è allargato alla riserva. «Servire la popolazione nativa è una risposta – racconta suor Riccardina Silvestri, da 36 anni in missione negli Stati Uniti – alle nostre scelte prioritarie. I nativi americani sono l’etnia più dimenticata, sembra quasi che non esistano. La loro è una storia di oppressioni e soprusi nei confronti di una cultura e di un’identità».

La Gila River Community riunisce circa 20mila persone, prevalentemente Pima e Maricopa, che hanno accolto bene le suore arrivate nell’agosto 2014. Concretamente le religiose cercano di «conoscere la cultura e di incontrare la comunità attraverso la catechesi e il contatto personale. Il nostro carisma di consolazione è una sfaccettatura dell’evangelizzazione. E questa costituisce il motivo della nostra presenza». Si inseriscono in un contesto religioso molto ibrido, dove la forte percentuale di assenteismo e di indifferenza si accompagna a «una mistura di pratiche tradizionali e cristiane (presbiteriani, battisti e cattolici)». Non è facile servire una minoranza che si è sempre sentita discriminata e che, oggi, deve fare i conti con i frutti negativi della modernità: l’alcolismo, la droga, lo sgretolamento della famiglia, le gang… senza citare l’altissima percentuale di diabete che è causa dell’alta mortalità a tutte le età. Non dobbiamo, quindi, pensare alla riserva come a uno spazio chiuso e distaccato dal mondo. «Accedono liberamente ai supermercati, alle attività sportive e ai programmi educativi». Ma non sono facilmente accettati. La popolazione «esibisce due attitudini: da un lato li ignora, dall’altro li osserva con circospezione». Non mancano, comunque, gli strumenti di relazione con l’esterno, a partire dal web. «Qui come in qualsiasi altro posto troviamo l’i-phone, il tablet e i giochi elettronici. Sono a portata di mano e incidono sul rilevante calo morale».

L’accesso al mercato del lavoro è, comunque, un problema, anche se il governo tribale offre dei posti nel sistema pubblico (ospedale, casa di riposo, scuole…). È forte anche la presenza delle fattorie, il cui successo è garantito dalla rete di canali che facilitano l’irrigazione. Molti sono impegnati nella gestione di tre casinò-sale da gioco, che «rappresentano una delle principali fonti di impiego e di guadagno». I giovani, forse, vivono la situazione peggiore, stretti tra la morsa della tradizione che non sempre comprendono fino in fondo e il desiderio di uscire. Del resto «le prospettive di lavoro sono scarsissime: solo una bassissima percentuale raggiunge il livello universitario. È allarmante il ricorso al suicidio tra i giovani. Le gang offrono loro un senso di appartenenza e un diversivo» rispetto alla solitudine e alla sensazione di smarrimento.

 In tutto questo, la sfida di suor Riccardina e delle sue sorelle è quella di portare una parola diversa, capace di incidere positivamente nella quotidianità. «La Chiesa può dare la speranza che nasce dal messaggio di Gesù. Come? Ristorando la loro identità così preziosa ma deturpata da secoli di umiliazioni e oppressioni». Un’identità messa a dura prova anche da quei «decreti che avevano come unico scopo la distruzione della loro cultura». E così, nella semplicità, le suore della Consolata offrono la loro presenza, che, da sola, esprime «apprezzamento per la cultura tradizionale, rispetto per la persona e per l’ambiente».

 Fonte: www.vaticaninsider.it

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