Samuel Ruiz, il padre della Chiesa del Chiapas

Pubblicato in Notizie

Mentre si analizza la portata dell’imminente incontro previsto a Cuba fra papa Francesco e il patriarca ortodosso russo Kirill, rischia forse di passare in secondo piano un altro momento del prossimo viaggio di Bergoglio in Messico (senza contare gli imprevisti che ormai fan parte del pontificato), un momento che, almeno per le popolazioni indigene, avrà una valenza tale da essere seconda solo alla canonizzazione di Oscar Romero. 

Il 15 febbraio, in occasione della visita alla Catedral de la Paz a San Cristóbal de las Casas in Chiapas accompagnato dal clero locale, Bergoglio si recherà a pregare in privato sulla tomba del vescovo Samuel Ruiz García, morto nel 2011, un pastore che ha guidato la diocesi per 40 anni, molto vicino alla teologia della liberazione e spesso accusato di simpatizzare per l’Esercito zapatista di liberazione nazionale (EZLN).  

Ruiz, che poco prima della morte avvenuta all’ospedale di Città del Messico all’età di 86 anni aveva rinnovato il desiderio di essere sepolto nella sua diocesi, era conosciuto come strenuo difensore delle popolazioni locali, tanto che può essere definito il fondatore della Chiesa indigena del Chiapas per via della sua azione appassionata volta a rivendicare il valore e il contributo dei gruppi indigeni nel cattolicesimo contemporaneo post-conciliare. Ma si ricorda anche il suo ruolo fondamentale come mediatore durante la rivolta dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale del 1994, tra il movimento guidato dal comandante Marcos e il governo, il che gli valse una certa diffidenza in sede romana. Tuttavia, in un’intervista del 2000 (l’anno del suo ritiro al compimento ormai dei 76 anni), al mensile dei gesuiti «Popoli», Ruiz rivelò che l’allora cardinale Ratzinger, peraltro critico verso la «teologia india», gli aveva confidato in un colloquio di «avere compreso cose che non avevo capito prima». 

“E’ difficile immaginare il Chiapas senza ricordare subito la figura e l’opera pastorale di mons. Samuel Ruiz García» scrive Luis Badilla, coordinatore della testata online Il Sismografo, citando questo particolare. 

I rapporti di Ruiz con il Movimento zapatista sono spiegati dal comunicato di cordoglio dell’EZLN a firma del comandante Marcos: «Anche se ci sono state molte differenze grandi o piccole, spesso divergenze e distanza, oggi vogliamo piuttosto sottolineare un impegno e un percorso che non è di un individuo, ma di un’intera corrente all’interno della Chiesa cattolica. 

Don Samuel Ruiz García ha anche allenato una generazione di cristiani impegnati nella testimonianza del cattolicesimo: è stato un uomo, preoccupato non solo per la situazione di povertà e di emarginazione delle popolazioni indigene del Chiapas, ma ha anche collaborato con un eroico gruppo pastorale per migliorare le condizioni disumane di vita e di morte di tanti. Ha lavorato con grande determinazione per promuovere la pace nella giustizia e nella dignità delle popolazioni indigene del Chiapas che hanno rischiato e rischiano ancora la vita, la libertà e i propri averi a causa della prepotenza del potere politico». 

Samuel Ruiz García era nato, primogenito di 5 figli, nel 1924 a Irapuato, Guanajuato. La madre Guadalupe García era domestica di una famiglia benestante e il padre Maclovio Ruiz Mejía, un bracciante agricolo. Fino all’arrivo in Chiapas la sua storia si può dire simile a quella di molti preti, poi vescovi, della Chiesa cattolica extraeuropea. All’età di quindici anni entra nel seminario di León in Guanajuato dove completa gli studi superiori. Di lì viene inviato a Roma presso la Gregoriana dove consegue un dottorato in Sacra Scrittura nel 1952. Tre anni prima, nel 1949, veniva ordinato prete e nel 1959 eletto vescovo. Come Romero, i primi mesi nella sua diocesi in Chiapas lo vedono abbastanza tradizionale, ma è durante i lunghi tragitti che lo conducono a visitare i fedeli affidati alle sue cure pastorali, che avviene la trasformazione radicale del suo approccio missionario, come la racconta il teologo Michel Andraos: «Senza rendercene conto, sono convinto che eravamo dalla parte di quanti opprimevano gli indigeni», affermava mentre si accingeva ad imparare con determinazione le lingue dei Maya o, come dirà lui stesso in un libro intervista del 2002 «Come mi hanno convertito gli indigeni».

«Se prima si era proposto d’insegnare il castigliano ai nativi, nel tentativo di affrancarli dalla loro perenne subalternità, a scuola andò lui stesso, non senza difficoltà e qualche imprevisto» scrive Alberto Vitali in un volume fresco di stampa (Il vescovo del Chiapas, Emi).  

Il Vaticano II ha confermato la sua convinzione: non solo la decisione di tradurre Scrittura, liturgia e preghiere nelle lingue locali, ma anche la necessità di una vicinanza fisica, un’autentica condivisione alla vita e alle sofferenze del suo popolo, da cui l’appellativo di «Tatic», padre.  

Nel 1967 Ruiz viene eletto presidente della Commissione episcopale per i popoli indigeni (CEPI), e dal ‘68 al ’72 presiede il Dipartimento delle Missioni della Conferenza dell’Episcopato Latinoamericano (CELAM), la Conferenza di Medellín che ha sfidato i vecchi modelli coloniali e segnato la nuova coscienza della Chiesa in America Latina. 

 

In quella sede, mentre mons. Hélder Câmara poneva un interrogativo inquietante: «Mentre due terzi del mondo sono ancora sottosviluppati, come possiamo permetterci di sprecare ingenti somme di denaro per costruire templi di pietra?», il vescovo Ruiz aggiungeva: «Saremo tutti giudicati alla fine dei tempi su come avremmo trattato i poveri e dato loro da mangiare». 

 

Nonostante difficoltà - che spesso sfociano in aperta ostilità - la sua azione non si ferma e nel 1988 il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba), un grande centro di aiuti umanitari.  

 

Per ben tre anni, dal 1994 al 1996, era stato anche candidato al Nobel per la Pace. A lui è stato invece assegnato il Premio Internazionale Simon Bolivar dell’UNESCO nel 2000 «per il suo lavoro per la difesa dei popoli indigeni del Chiapas, il suo ruolo di mediatore tra il governo e l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, e per il suo impegno per la promozione dei diritti umani e la giustizia sociale per i popoli dell’America Latina». 

 

«Perché lassù capiscono che l’opzione per i poveri non muore con don Samuel – avevano scritto nel comunicato EZLN – Lui vive e lavora in tutto quel settore della Chiesa cattolica, che ha deciso di essere coerente con quello che viene predicato».O, come dicono ancora oggi gli indigeni «il seme piantato qui in Chiapas è già un grande albero che produce molto frutto».  

Fonte: VaticanInsider

 

Gli ultimi articoli

Missionari laici della Consolata in Venezuela

16-07-2024 Missione Oggi

Missionari laici della Consolata in Venezuela

Prima di tutto vogliamo essere grati a Dio, alla Chiesa e ai Missionari della Consolata; la gratitudine è la nostra...

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

16-07-2024 Notizie

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

Una regione del Paese africano alla mercé della guerriglia islamista C’era ottimismo a Maputo, la capitale mozambicana. La guerriglia a Cabo...

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

15-07-2024 Missione Oggi

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

La Corte di Giustizia dello Stato del Paraná (Brasile) ha tenuto dal 3 al 5 luglio l'incontro sulla Giustizia Riparativa...

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

14-07-2024 Missione Oggi

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

I rappresentanti dei popoli nativi dell'Amazzonia peruviana, insieme ai missionari, si sono riuniti nella Prima Assemblea dei Popoli Nativi, che...

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

13-07-2024 Notizie

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

La comunità di Casa Generalizia a Roma festeggerà, il 18 luglio 2024, il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale di padre...

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

13-07-2024 Allamano sarà Santo

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

L'11 maggio 1925 padre Giuseppe Allamano scrisse una lettera ai suoi missionari che erano sparsi in diverse missioni. A quel...

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

11-07-2024 Allamano sarà Santo

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

In una edizione speciale interamente dedicata alla figura di Giuseppe Allamano, la rivista “Dimensión Misionera” curata della Regione Colombia, esplora...

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

10-07-2024 Domenica Missionaria

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

Am 7, 12-15; Sal 84; Ef 1, 3-14; Mc 6, 7-13 La prima Lettura e il Vangelo sottolineano che la chiamata...

"Camminatori di consolazione e di speranza"

10-07-2024 I missionari dicono

"Camminatori di consolazione e di speranza"

I missionari della Consolata che operano in Venezuela si sono radunati per la loro IX Conferenza con il motto "Camminatori...

onlus

onlus