“Siamo preoccupati per la confusione che le drammatiche vicende che vedono come protagoniste lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) e Al Qaeda stanno ingenerando nell’opinione pubblica occidentale. Il rischio è, in buona sostanza, che si possa giungere alla demonizzazione di tutti gli islamici, ovvero di oltre un miliardo di fedeli”. Le preoccupazioni di Yahya Pallavicini, vicepresidente e Imam della Comunità Religiosa Islamica italiana (CO.RE.IS) sono condivise dalla "maggioranza" dei musulmani. La loro demonizzazione rischia di produrre, in Europa in modo particolare, “un ghetto protetto dal contagio dei fedeli mussulmani” rileva.
Imam, giornalisti decapitati, donne violentate o poi vendute come schiave, islamici cresciuti in Occidente che si arruolano nell’Isis, stanno facendo traballare quel principio di tolleranza che fa parte della cultura europea dai tempi di Voltaire. E’ preoccupato?
“Sono preoccupato più per la sostanza del ragionamento che dai numeri. Sento molto spesso suoi colleghi o altri interlocutori chiedere: ma com’è possibile che in una Europa così emancipata, progredita, acculturata, accogliente e democratica si siano formati “mostri” mussulmani che marciano in Asia centrale contro altri uomini e perseguitano cristiani, yazidi e altri mussulmani? Una domanda fuorviante, perché dal punto di vista della quantità stiamo parlando di qualche decina di individui: mafiosi, criminali e ladri non possono essere considerati i rappresentanti della cultura italiana o europea o occidentale".
L’Occidente potrebbe essere indotto a fare di tutta l'erba un fascio.
“Il rischio è concreto, anche se da molti anni e con un discreto successo è stato creato in Italia e in Europa un coordinamento di dialogo inter istituzionale: in Italia, i ministeri degli Esteri e della Difesa si stanno avvalendo, grazie alle comunità religiose, di programmi per la prevenzione dei conflitti e del radicalismo. Con l’Islam, con il CO.RE.IS in particolare, si sono raggiunti accordi anche per la formazione di ministri di culto che sappiano declinare teologia e insegnamento nel contesto della società italiana e in lingua italiana. Come CO.RE.IS collaboriamo anche con l’Ocse per far conoscere le esperienze maturate in Italia anche ad altri Paesi europei. Sia chiaro, questo potrebbe non essere sufficiente se in giro ci sono folli”.
Che differenza fra Al Qaeda e Isis?
“L'Isis era parte integrante di Al Qaeda: i due gruppi nascono dalla stessa famiglia ma si sono separati, anche nei metodi, per poter colpire obiettivi diversi. Ora li accomuna solo l'interpretazione ideologica dell’Islam: lo percepiscono come una corrente rivoluzionaria, come un'utopia in grado di cambiare il mondo. Li accomuna anche la rivendicazione, pretestuosa, di poter legittimamente utilizzare la violenza contro chiunque non interpreti il Corano come loro desiderano. I loro obiettivi sono, dunque, non solo gli occidentali o le istituzioni del mondo arabo che loro definiscono corrotte, ma anche i cristiani, gli ebrei e la stragrande maggioranza dei musulmani: un’assurdità, una follia che non rappresenta l'Islam autentico. Le istituzioni musulmane hanno definito il califfato proposto dall’Isis ridicolo e eterodosso nella costruzione religiosa”.
Obama e Putin, divisi su tanto altro, potrebbero trovare un accordo proprio per combattere il nuovo terrorismo islamico. C’è il rischio di una nuova Guerra Santa?
“Usa e Russia potrebbero utilizzare le violenze perpetrate dall’Isis per il loro tornaconto politico e per poter controllare territori ricchi di risorse naturali. Usa e Russia, ma anche altri paesi europei, potrebbero servirsi del male, che ora è di fatto presente in Asia centrale, per occupare militarmente quell’area geografica. Spero che queste potenze non siano allettate solo dal tornaconto economico, che non ha nulla a che fare con la salvezza dell’umanità”.
Che cosa si può fare per tentare di prevenire questa guerra non dichiarata?
“Credo che valga la pena pensare che certe degenerazioni possano essere battute proprio grazie a quella parte dei mussulmani europei che desiderano una sintesi armoniosa tra i valori dell’Occidente contemporaneo e l’autenticità della dimensione religiosa Orientale. Spero in una nuova generazione di intellettuali islamici europei capaci di costruire, insieme alle istituzioni, un modello di autentica fratellanza, dove ai mussulmani sia data la possibilità di ritagliarsi uno spazio in questa civiltà, per non essere ghettizzati o oggetto di strumentalizzazioni violente”.