LO SCIAMANESIMO COME CAMMINO SPIRITUALE

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Un ponte fra gli uomini e gli dei: ecco la figura dello sciamano, JANKRI in nepali, che insieme ad una folla di dei, entità, streghe, fantasmi, formano il tessuto connettivale della società nepalese.
Una società in via di trasformazione per molti aspetti ma sostanzialmente radicata nei suoi rituali di magia. Il corpo dello sciamano funge da luogo d'incontro di esseri sovrannaturali provenienti da tutte le direzioni cosmiche e come luogo di convergenza per gli esseri umani di qualsiasi categoria e appartenenza sociale.

E' parte integrante della quotidianità nepalese a lui ci si rivolge per la cura di malattie, anche di animali per trovare persone ed oggetti persi per identificare ladri e criminali, per far cessare la pioggia quando il monsone minaccia il raccolto.

Lo sciamano segue un richiamo soprannaturale, e soffre di una malattia che, per la sua particolare natura, può,essere definita "divina".
Come lo studioso Elemire Zolla sostiene, “La malattia divina può essere lenita solo in modo rituale e curato soltanto attraverso l'iniziazione.
Il rito sciamanico rappresenta l'unica cura della malattia divina, attraverso il rito cambia di valenza, trasformandosi in uno stato di salute che è diverso dal normale star bene. In effetti, la malattia divina e la sua cura ritualizzata evocano il dramma archetipico di morte e rinascita, associato ovunque all'ingresso nella professione sciamanica guaritrice.

La malattia sciamanica si presenta in modi ben precisi:

  • mali cronici curati a lungo senza successo
  • deperimento psico‑fisico progressivo del malato
  • alternanza di stati alterati di coscienza ed incoscienza
  • tremiti e convulsioni 

Altre indicazioni che il malato deve diventare sciamano/asono l'ereditarietà, per cui un parente stretto defunto era sciamano e ora la sua anima è alla ricerca di un nuovo corpo‑veicolo; attraverso una divinazione che indica il futuro da sciamano del paziente, e ancora, se le condizioni di salute del malato migliorano mentre sì svolge una cerimonia sciamanica e se il paziente comincia a tremare ed entrare in trance quando lo sciamano inizia a battere il tamburo.

L' iniziazione può essere data anche dal BAN JANKRI, lo sciamano‑dio della, foresta, che rapisce un bambino nel quale riconosce potenzialità sciamaniche, lo tiene con sé in foresta per 7 giorni, durante i quali gli insegna l'a b c dell'arte sciamanica, un insegnamento che poi continuerà per lunghi anni durante lo stato di sonno del candidato, finché, sottoposto ad una prova finale, non darà dimostrazione della sua preparazione alla nuova professione. 

Gli spiriti sono considerati la causa di quasi tutte le malattie e sventure: se una casa prende fuoco, se una mucca smette di dare latte, se i raccolti sono uno spirito‑causa è identificato e un rituale sciamanico performato con lo scopo di annullare l'azione malefica Il concetto di salute non è solo di assenza di malattia: l'uomo è visto come parte della Natura in senso lato ed ogni disequilibrio ogni rottura di armonia rende l'uomo più vulnerabile agli attacchi.

Se la medicina occidentale, in una visione non globale dell'uomo, cura i sintomi, le medicine tradizionali, delle quali lo sciamanesimo è il capostipite, cercano le cause, dovute ad agenti sovrannaturali.

Lo sciamano, come medico religioso, diagnostica la malattia attraverso l'auscultazione del polso (sinistro per la donna, destro per l'uomo) la cui velocità rivela l'attacco di una strega, o di un buth, fantasma.

Pure dalla lettura dei chicchi di riso, o dei visceri di un giovane pollo lo sciamano risale alla causa scatenante, e solo in seguito inizia il rituale appropriato, durante il quale affronta un contatto fisico con le entità: il dio offeso, attraverso il dio tutelare viene introdotto e spiega il motivo del suo risentimento e che cosa accetterebbe come offerta. 

Lo sciamano conversa con lui, non sempre in toni amichevoli, propone scambi e offerte, promesse e ricompense per ristabilire il fragile equilibrio spezzato.
Lo sciamano divide il concetto di malattia in due categorie: naturale e causata da attacchi di entità da un disequilibrio nei rapporti familiari e sociali, con conseguenti tensioni ed ansietà che rendono il paziente sempre piu' debole mentalmente e fisicamente.

Lo sciamano, ponendosi come intermediario tra gli uomini e gli dei, compie appositi rituali per calmare le entità, irate da qualche violazione di regole, e per ricercare o richiamare un'anima smarrita attraverso monti e fiumi, sino al paese dei morti, diventa allora una sorta di "viaggiatore cosmico" pronto ad intraprendere un viaggio astrale che lo porterà all'identificazione della causa della malattia, aprendo invisibili porte per permettere alle divinità di entrare e di aiutarlo nel rituale di guarigione. 

A tal fine si serve di un accurato set di oggetti rituali, del cui uso è stato istruito dalla divinità tutelare.

Il DYANGRO, il tamburo, è l'oggetto sciamanico per eccellenza. Se agli occhi di un profano può sembrare solo un oggetto di legno e pelle di capra, per lo sciamano è la rappresentazione del cielo e della terra, del mondo sotterraneo, luogo di incontro di forze misteriose, campo di battaglia dell'eterna lotta fra il bene e il male. 

Durante la puja a, la cerimonia lo sciamano suona ininterrottamente il tamburo, sia che sieda di fronte all'altare o che si muova danzando nello spazio rituale il suono del djangro non è un suono normale, ma è divino, e le note che scandisce formano una scala musicale che permette allo sciamano di salire verso il mondo ultraterreno.

E' pure la cavalcatura e lo scudo protettivo dello sciamano che potrà così percorrere a velocità sostenuta gli spazi siderali e compiere il suo viaggio cosmico al riparo dagli attacchi negativi di streghe e fantasmi.

II suono del tamburo scandisce non solo il ritmo della danza ma anche il dialogo intimistico fra il jankri e le entità.

E' una conversazione che si serve dei MANTRA, formule a carattere magico religioso, una sorta di linguaggio segreto che esprime al massimo il potere della parola la funzione liturgica dei canti. 

Non si serve solo della lingua nepalese, ma pure di altre lingue, come il tibetano o il sanscito ma spesso usa la cosiddetta "lingua degli dei", usata solo in un contesto magico‑liturgico.

La recitazione rituale inizia con dei mantra, in nepali, di invito alle divinità a presiedere alla cerimonia, per sconfinare in una lingua sconosciuta che scandisce, insieme al ritmo sempre più incalzante del tamburo, la conversazione con le entità chiamate in causa. 

Lo spazio rituale delimitato dall'altare e da tutti gli oggetti da cerimonia che acquistano una vita propria con il suono del tamburo e l'invocazione dei mantra, si dilata, perde i contorni spazio‑temporali per diventare un palcoscenico cosmico dove si recita lo psicodramma della vita, dove gli attori sono uomini, divinità infere, streghe, fantasmi spetta allo sciamano ricreare un equilibrio spezzato per negligenza, indifferenza e arrabbiature divine.

Quando l'uomo, di tanto in tanto smarrisce il suo rapporto con dio, lo sciamano lo aiuta a ritrovarlo, per ristabilire un'armonia tra il mondo visibile e quello invisibile.

E quando, con il finire del giorno, le tribolazioni quotidiane sembrano assopite, la notte apre le porte al mistero il sipario si solleva e lo sciamano, da esperto regista, dirige la recita, diventando portavoce del vivere, in cui l'uomo riconosce la sua condizione sociale come fragile e incerta, ci sono alcune categorie di persone che sono più facilmente vulnerabili alle influenze o agli attacchi di forze sovrannaturali:

  • Chiunque cammini solo di notte, o alla mattina presto, in un posto strano lontano dall'azione protettrice delle divinità locali
  • I bambini per la loro innocenza e mancanza di autodifese
  • Le donne ritenute più deboli rispetto agli uomini
  • Le vedove, spesso viste come tenutrici di segreti di magia nera
  • Chiunque si trovi sotto l'influenza negativa di qualche pianeta
  • Coloro che dalla nascita presentano disturbi mentali, o difetti fisici, o qualche malattia incurabile, ad esempio l'epilessia, spesso considerata come forma di possessione ne da parte di un'entità energeticamente negativa 

Un atteggiamento di negligenza da parte degli uomini nei riguardi delle divinità non venerate in modo appropriato, scatena la loro ira, causando sfortune e malattie.

Le divinità pretendono non solo venerazione, ma offerte di cibo, fiori, oggetti per garantire la loro protezione e per allontanare quindi il rischio di attacchi da parte di entità negative.

A Kathmandu e nella valle, si incontrano innumerevoli templi dedicati alle divinità che se venerate in modo appropriato, scongiurano il pericolo di malattie e sventure. HARITI, la dea del vaiolo, BINAYAK, il dio dei mal d'orecchio il cui tempio è rappresentato da un buco nel muro, GANESH la cui venerazione preserva dal morbillo e dall'orticaria, SURYA VINAYAKA, il dio che cura sordità e mutismo. UNMANTHA BAIRAV, venerato dalle coppie sterili, NAGAS, il dio serpente, protettore della valle di kathmandu, causa, se trascurato, palpitazioni al cuore e varie malattie della pelle, come il "fuoco di sant'Antonio", NYAKANTALA, per la protezione dalle malattie degli occhi, il dio AJIMA è riconosciuto come causa e guaritore del mal di schiena, mentre SURYA, il dio sole, e venerato per la cura del mal di testa.

Conosciuta come BOXI, la strega è considerata una delle cause principali di ogni tipo di malattia e sventura per la quale è richiesto l'intervento di un esperto sciamano.
Viene identificata in una donna, sola o vedova, che ha sacrificato il marito o i figli per impossessarsi della necessaria energia per praticare la magia nera. sì presenta con evidenti difetti fisici un forte strabismo che le permette di non guardare direttamente negli occhi la vittima prescelta e spesso assume le sembianze del proverbiale gatto nero.

Si crede che sia capace di mandare una maledizione attraverso lo sguardo,
guardando il cibo che la persona sta mangiando, o su qualsiasi oggetto che voglia rovinare o distruggere, il raccolto o gli animali domestici, bambini ecc.
Attacca generalmente di notte, quando la persona dorme, trasformandosi in uno spirito o in un animale che succhia il sangue, e quindi l'energia vitale del malcapitato.

Un segno rosso, circolare, sulla pelle è considerato un evidente attacco da parte di una strega. 

Non si può liquidare il fenomeno dello sciamanesimo nepalese in poche pagine forse si dovrebbe scrivere a riguardo il meno possibile perché è un aspetto del Nepal che non va giudicato non va teorizzato.
Tra fantasmi ed entità arrabbiate non c'è posto per aride e scientifiche intellettualizzazioni.

Può sembrare un approccio semplicistico allo sciamanesimo, è invece uno stato di mente‑vuota, che, anziché riempirsi di discorsi, di parole, di sensazioni, si riempie del suono del tamburo e della voce dello sciamano.
E' una realtà che può far sorridere, ma alla quale bisogna avvicinarsi con rispetto, con umiltà.

E' un mondo dove c'è posto per tutti, per gli esseri visibili e invisibili, per le streghe e i fantasmi, per le anime che non hanno ancora trovato la direzione giusta e continuano a disturbare la famiglia, per gli dei irascibili, permalosi, che vogliono essere sempre venerati.

Un mondo da ascoltare non con la mente ma con il cuore, senza discorsi aggrovigliati senza girandole di argomentazioni pseudo intellettuali, per poter andare oltre in un mondo, quello spirituale, che non richiede prove per esistere, né chiacchiericcio mentale.

Lo scíamanesimo, al di là dell'aspetto coreografico e folcloristico, è un percorso iniziatico, un messaggio di progresso spirituale, una disciplina che incoraggia una diretta e personale esperienza con il mondo degli dei.

 

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 17:05

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