AMICO, PRENDI IL MIO CIBO

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Un racconto in lingua umbundu, raccolto nella regione di Chicuma, nel sud della regione di Benguela (Angola). E il leone restò senza coda….

La lepre sognava  da tempo di costruirsi una casa, in un villaggio che sarebbe sorto di sua iniziativa, e per questo percorreva la savana alla ricerca di un luogo adatto. Quando finalmente pensò di averlo trovato, cominciò ad abbattere gli alberi e a falciare l’erba. Quando la sera fu di ritorno a casa, si confidò con la madre: – Ho scelto un luogo splendido: domani inizierò a preparare i pali per delimitare i confini della mia casa e a costruire la struttura delle pareti.

Trascorse la notte a casa della madre, si svegliò all’alba e subito si diresse verso il luogo prescelto per la sua casa. Ma immaginate la sua sorpresa nel vedere i pali già piantati ai quattro angoli prescelti! Cominciò a grattarsi la testa e si mise a riflettere: – Qui c’è veramente qualcosa di misterioso… Il vecchio proprietario è già morto da molto tempo! Forse è tornato per aiutarmi e desidera che il villaggio rinasca dove già sorgeva un tempo!

Interruppe le sue riflessioni per dirigersi alla savana. e tagliare altri pali per allinearli a formare le pareti e, una volta messili insieme, ritornò a casa. Quando fu giunta, manifestò i suoi dubbi alla madre: – Madre, sono stato a visitare il luogo del mio futuro villaggio ed ho trovato gli angoli della mia casa già fissati con i pali a piombo. Se sono stati gli antichi padroni del villaggio, non lo so: sono molto confusa perché sono già morti da tanto tempo!

- Saranno forse  loro o degli altri che vogliono aiutarti! – rispose la madre. – Un tempo si faceva cosi, perché tutti si aiutavano gli uni con altri. Se per esempio uno viaggiava ed era affamato, bastava che si guardasse intorno e vedeva apparire il cibo, senza sapere di dove fosse venuto. Quello che sta succedendo nel tuo caso, può essere la stessa cosa: un aiuto!

Trascorsa la notte, la lepre, tornando al solito posto, trovò i pali già tutti dritti e piantati a formare la struttura delle pareti. Così la lepre pensò: – Certo chi mi sta aiutando in questo modo, desidera che io mi trasferisca qui il più in fretta possibile! Si mise quindi a lavorare di gran lena, andò a tagliare il legno per le travi e poi tornò a casa. Nel frattempo il leone anche lui spaccava legna.

Il giorno seguente la lepre vide le travi aumentate e pensò che erano sufficienti, anche se non ne conosceva la provenienza. Cominciò dunque l’armatura del tetto e continuò fino a sera, giungendo alla metà del lavoro.

Quando tornò il giorno dopo, tutta l’armatura del tetto era stata completata, per cui andò a tagliare altri piccoli legni per ricoprire il tetto. Trasportò ciò che aveva tagliato nel bosco e si disse:

- Domani finirò! L’indomani, pronta per completare il lavoro, trovò il tetto già tutto coperto di legno, per cui, soddisfatta del nuovo miracolo, andò a falciare altra erba. Ne tagliò parecchia e, quando non ne poté più dalla stanchezza, andò a casa a dormire.

Il giorno seguente vide parecchi mucchi di erba in più, allora cominciò a disporla a strati, finché, come il solito, non si sentì crollare dalla stanchezza. – Non fa niente: domani sarà l’ultimo giorno!, si disse, e andò a dormire.

Il giorno dopo, tutto il tetto era stato ricoperto d’erba. Raggiante di gioia, pensò: – Ci siamo!, e poi andò a spalare terra, perché doveva fare la recinzione della casa. Interrotto il lavoro, lo trovò un’altra volta completato il giorno seguente. Cominciò allora a inchiodare i telai delle finestre, mise le porte e se ne andò.

Trascorsa la notte, di prima mattina, si caricò di pentole, piatti, posale, scopa e mise nella bisaccia delle cavallette, per mangiarle mentre organizzava la casa.

Il giorno prima aveva già portato il letto, le sedie e la stuoia. Era giunto, dunque, il giorno della

nuova sistemazione. Ma come arrivò alla sua casa, la trovò già occupata dal leone che vi aveva trasportato tutta la sua mercanzia! E, oltretutto, nella casa già crepitava il fuoco e, dietro la porta, non mancava la pietra per macinare il grano, in caso di pioggia! E anche un’antilope già stava appesa ad affumicarsi…

La lepre, visto tutto ciò, sentì crescere una grande ira: – Questa casa è mia e già è stata occupata da un estraneo? Cerchiamo di capire cosa sta succedendo…

Si decide, bussa e chiede gentilmente il  permesso. Il leone la invita ad entrare. La lepre entra, senza separarsi dalle sue cavallette, e si siede. In tanto esamina. la situazione e pensa: – Questo mio amico tra poco mi mangerà! Piena di paura, comincia a complimentarsi: – È questa la tua casa? È davvero bellissima! Il leone comincia allora ad indagare: – Da dove vieni con tanto bagaglio? – Vengo dalla foresta, dove sono stata a cercare cavallette per mangiarmele – rispose la lepre.  Continuano cosi a conversare, mentre la lepre offre al leone un piatto di cavallette. Questi le guarda schifato e chiede:  – Così, lepre, tu  mangi cose così modeste come le cavallette? – Infatti,questo è il mio cibo abituale- rispose la lepre. – Vedi quanta carne ho io, invece?, disse il leone. – A me non piacciono le cavallette!

Ma la lepre aveva una gran fame e perciò cominciò ad arrostire sul fuoco un po’ di cavallette, che si metteva man mano in bocca, non senza divederle con il leone, mettendogliele nel piatto.

Dopo un po’, pensando come poteva uscire da questo pasticcio, la lepre disse: – Con il tuo permesso, carissimo! Torno a caccia di cavallette per mangiarle stasera! – E ritornerai qui a dormire?, disse il leone preoccupato. – Perché no? – rispose la lepre.

La lepre uscì, fece un giro nella foresta, e poco dopo incontrò una trappola, nella quale giaceva un leone ucciso. Prese un’ascia, gli tagliò le zampe, se le mise nella bisaccia e tornò verso casa. Come fu arrivata, prese un atteggiamento arrogante e disse al leone: – Amico, prendi il mio cibo da questa bisaccia e arrostiscilo. Me lo mangerò tra poco con la polenta di manioca che preparerai per me!

Il leone apri la bisaccia ed esclamò: – Zampe di leone! Che strano questo mio ospite!…

Arrosti dunque la carne e preparò la polenta di manioca, mentre la lepre usciva a cercare cavallette. Ritornata, mangiò. Il leone, che era rimasto scioccato per la morte del suo familiare, le chiese:

- Sei sicura di dormire qui? – Certamente! Dove andrei a dormire se no? Perché mi chiedi questo?, chiese la lepre. – Ho chiesto per chiedere, tanto per dire qualcosa! – Se è cosi, va bene: andiamo pure a dormire come due amici! – Ma dimmi, lepre, dormirai nel letto?  – No, oggi no: lascio il letto per te! Io mi distenderò a terra. Disse la lepre.  – Ma com’è che tu dormi?  Chiese il leone.

- Se mi vedi con gli occhi spalancati, vuol dire che sono sveglia; se mi vedi con gli occhi chiusi, allora sto dormendo. Rispose la lepre.

La lepre cascava dal sonno, anche se continuava a tenere gli occhi aperti per osservare; come li chiuse, dopo poco, il leone capi che era arrivato il momento e disse: – Adesso che dorme posso filarmela!

Scese dal letto, pian pianino per non far rumore; ma come aprì la porta, la lepre gli acchiappò la coda, che si strappò.

E da quel giorno il leone rimase a vagare nella foresta, mentre la lepre se ne restò tutta contenta nella sua casa.

 

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 17:05

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