Iran: Comunità Cristiane in Pericolo di Estinzione

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Caldei, armeni, cattolici: il piccolo gruppo di cristiani in Iran continua a seguire le proprie tradizioni. Se da una parte la legge li protegge dall’altra impone severe restrizioni.  Un futuro incerto.

“Impasse Katolikha” recita un cartello stradale e si ha l’impressione che qualcuno nell’amministrazione di Isfahan città a circa 400 kilometri da Tehran , sia in vena di scherzi e che l’empasse faccia riferimento  alla situazione delle chiese cristiane in Iran. Il piccolo gruppo di fedeli, infatti, diminuisce di anno in anno. Prima della rivoluzione islamica  del 1979, nel paese vivevano circa 300 mila  cristiani su una popolazione all’epoca di 42 milioni. Oggi sono 70 mila su 80 milioni di abitanti. La maggioranza (50 mila) appartengono alla Chiesa apostolica armena (ortodossa), mentre i cattolici sono 10 mila, lo 0,35% della popolazione totale dei quali la metà caldei e qualche centinaio i latini.
A Isfahan il  cuore della comunità cattolica si trova nel quartiere storico di Djolfa: un luogo tranquillo dell’ antica città con i suoi splendidi edifici in stile islamico: moschee, palazzi e giardini che fanno ricordare una storia passata illustre.  A  Djolfa il tempo sembra essersi fermato. Le residenze dei nobili del XVII  secolo sono protette da alte mura che tengono a distanza gli sguardi dei curiosi. Alle porte di legno sono attaccati antichissimi batacchi: uno per gli uomini e un altro per le donne. Le padrone di casa potevano così sapere già dal suono se si dovevano coprire con il velo o no.
E’ nel quartiere di  storico Djolfa che è situata la cattedrale cattolica di Isfahan,  Nostra Signora del Rosario. La chiesa fu costruita dai Domenicani nel 1681 e testimonia un periodo in cui la chiesa cattolica in Persia era importante e fastosa. Davanti alla cattedrale incontriamo Herach Touroussian  custode della chiesa  da 15 anni. E’ un cristiano armeno che non bada molto all’appartenenza religiosa: “E’ la fede a essere importante”,  ci dice. Da giovane ha lavorato in un’acciaieria di Isfahan  e dopo è andato in Armenia, paese che allora apparteneva ancora all’Unione Sovietica.  “Un tempo la cattedrale era piena di tesori. Persino i gradini che portavano all’altare erano ricoperti d’argento”. Oggi tutti quei tesori non esistono più. Herach passa il suo tempo coltivando un piccolo orto e riparando oggetti che forse nessuno userà più. Nella cattedrale non si celebra più messa da anni ormai e l’edificio avrebbe bisogno di essere restaurato.
La chiesa cattolica a differenza di quelle assiro-caldea e armena in Iran non ha uno stato di diritto, non può possedere immobili, né terreni e non ha introiti. Per aggirare questo problema è la chiesa armena a dichiarare ufficialmente la proprietà della cattedrale,  “Nostra Signora del  Rosario”.  Ha guidare la sparuta comunità cattolica di Isfahan, circa duemila cattolici,  con  cinque parrocchie è stato chiamato lo scorso gennaio padre Jack Youssef, come amministratore apostolico. La Chiesa cattolica  è divisa  tra rito caldeo, armeno-cattolico e latino. Quattro sono i vescovi che compongono la  conferenza episcopale : due sono di rito caldeo, nelle diocesi di Teheran e di Urmia, rispettivamente il metropolita arcivescovo Ramzi Garmou  e il vescovo Thomas Meram; Neshan Karakeheyan è amministratore patriarcale della diocesi armeno-cattolica di Isfahan, con residenza a Teheran, mentre padre Jack Youssef, come amministratore apostolico della diocesi latina di Isfahan.
In tutto l’Iran ci sono circa 15 parrocchie con una quindicina di  sacerdoti.  “ Come chiesa abbiamo la missione di testimoniare” ci dice mons. Ramzi Garmou.  In un contesto difficile come quello dell’Iran, dove alle minoranze riconosciute dalla Costituzione è severamente vietato fare proselitismo e l’esercizio del culto è rigidamente regolamentato e limitato ai luoghi riconosciuti dal regime. La forza della Chiesa in Iran, puntualizza mons. Garmou non risiede nei suoi piccoli numeri e neanche nel potere delle sue istituzioni: “Questo piccolo gregge - afferma il presule - può testimoniare la presenza di Gesù vivendo la sua fede nel quotidiano, a continuo contatto con persone di altri credi”. La chiesa cattolica è impegnata nel campo dell’educazione con alcune scuole, asili nido e  scuole materne. Alcune religiose gestiscono case di riposo per anziani e case di accoglienza per i giovani.

Qom. Nel cuore della città santa  

Se ci si sposta di 600 chilometri più a Sud  s’incontra Qom, la città santa dell’Iran con oltre un milione di abitanti. Una città dove si vive  le due tendenze sempre presenti nel mondo sciita: un islam che cerca di dominare la società attraverso la politica e le leggi e un altro più spirituale che cerca di incontrare il cuore del credente. Qui a Qom, che ha studiato e poi insegnato l’ayatollah Khomeini,ed è qui che è cominciata la rivoluzione islamica. Oggi, la città ospita più di 50 mila studenti, studiosi fra laici e religiosi che frequentano le  oltre 50 scuole teologiche o istituzioni universitarie. Fra queste scuole abbiamo quelle di carattere integralista centrato  sul corano e sulla giurisprudenza ma anche quelle di un islam di grande apertura cultuale che studia con attenzione le altre religioni che si confronta con la storia, la filosofia,  le scienze e la modernità. Fra le varie scuole vale la pena ricordare l’Università delle religioni e denominazioni ( University of religions and denominations – Urd). Presso di loro è  possibile laurearsi in teologia e denominazioni islamiche, ma anche in cristianesimo, induismo, buddismo. Vi sono anche lezioni di ebraismo, tenute da professori ebrei.
Ed è propria l’Urd che ha terminato da poco una traduzione infarsi del  Catechismo della Chiesa cattolica con una introduzione del cardinale Jean-Louis Tauran. Il professor Ahmad Reza Meftah, che ha curato la traduzione,  spiega: “ Per noi e per i nostri studenti era importante conoscere di più il cristianesimo da ciò che i cristiani dicono di se stessi e non da quello che dicono gli altri. In tal modo possiamo rimuovere incomprensioni, schemi ideologici e accrescere il rispetto gli uni per gli altri”. Sulla strada di ritorno da Qom a Teheren ci accompagna  Gevorg, un giovane armeno cattolico. Ci dice: “ la vita per noi, cristiani è difficile. Il mio unico desiderio è quello di poter emigrare. Non è solo una questione economica ma anche di poter esprimere la mia fede di cristiano liberamente. E’ vero che con il presidente Rouhani si intravede certi cambiamenti e certe aperture ma chi conosce la realtà iraniana sa che forze oltranziste sono sempre molto presenti. E se la crisi economica non passa al più presto queste forze possono ritornare. E per noi non sarà facile”. La vecchia Peugeot  corre veloce i nostri sguardi si posano su persone e paesaggi di un paese che raccontano tanta storia. All’orizzonte nubi si addensano minacciando  pioggia. Un paese  ancora con tanta incertezza.

 

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