COLOMBIA - Il Nunzio: “Non può continuare questa violenza estrema dell’eliminazione dell’avversario”

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“Dobbiamo prendere sul serio il tema della pace, perché non è opzionale. La Colombia non può continuare in questa estrema violenza dell'eliminazione dell'avversario e di chi la pensa in modo diverso, è essenziale lavorare per una mentalità inclusiva. O ci salviamo tutti o sprofondiamo tutti”: la preoccupazione è stata espressa dal Nunzio apostolico in Colombia, l’Arcivescovo Luis Mariano Montemayor, durante il suo intervento al IX incontro della “Red de Universidades Católicas de Colombia”, il 6 maggio.

Secondo le informazioni inviate a Fides dalla Conferenza episcopale colombiana, l’Arcivescovo ha sottolineato la situazione drammatica in seguito alle frequenti minacce e omicidi di leader sociali nel paese. Lo stesso Presidente della Colombia, Ivan Duque, ha definito “grave” la situazione e per questo ha annunciato nei giorni scorsi la creazione di una commissione speciale di giudici per chiarire gli assassini dei leader comunali e dei diritti umani verificatisi in diverse zone durante l’ultimo anno ad opera di gruppi illegali. Tali azioni criminali costituiscono il maggior ostacolo al processo di pace e un reale pericolo generale per la pace nel paese.

Il Cinep, centro di ricerca sociale della comunità dei Gesuiti, ha registrato 2.252 vittime di qualche tipo di violazione dei diritti umani nel 2018, di cui 1.151 persone sono state minacciate di morte, 304 hanno subito lesioni fisiche, 49 attacchi, 22 sono scomparse e 3 aggredite sessualmente, oltre agli omicidi. A preoccupare, secondo lo studio, è il fatto che i leader sociali vengono uccisi da sconosciuti, che non si identificano, da persone incappucciate.

Mons. Montemayor ha sottolineato che la questione della pace non può lasciare indifferenti i colombiani o la comunità internazionale, visto l'aumento delle forze organizzate e criminali “che sono contrarie alla cessazione della violenza nel paese e che devono essere combattute efficacemente”. Certamente è compito dello Stato proteggere i cittadini, ma l’Arcivescovo ha chiesto anche alla società civile di contribuire a salvaguardare la vita dei leader sociali.

Celebrando la seconda “Giornata di preghiera e riflessione sulla riconciliazione nel paese”, il 3 maggio, il Presidente della Conferenza Episcopale Colombiana, Mons. Oscar Urbina Ortega, ha sottolineato: “Gesù, di cui celebriamo la Pasqua, ci accompagna e ci incoraggia, specialmente le vittime del conflitto e di tutte la violenze che ora germinano nella nostra geografia, così che con il perdono possano rompere il ciclo della violenza che genera ancora più violenza, dell'odio che semina i germi della paura e di un odio ancora maggiore… la riconciliazione è possibile grazie alla forza che ci trasmette il Crocifisso, che ora vive, per perdonare, amare e sognare con speranza la pace desiderata per la Colombia”. (SL)

Ultima modifica il Domenica, 12 Maggio 2019 22:05

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