Congo, dove i bambini finiscono in miniera

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Il prezzo maggiore per garantire al mondo sviluppato di ridurre i gas serra attraverso auto elettriche lo pagano i bimbi del Paese africano. Negli scavi di cobalto, il minerale indispensabile per le batterie, si muore per un dollaro al giorno. La coraggiosa esperienza delle Suore del Buon Pastore

«Quando siamo arrivate qui per la prima volta, sette anni fa, abbiamo visto la disperazione negli occhi di genitori costretti a mandare i figli a scavare nelle miniere. Salutandoli la mattina temevano che la sera non li avrebbero più rivisti. Per questo abbiamo iniziato il nostro programma, per salvare i bambini». Suor Catherine Mutindi, ha il piglio del leader politico e il viso tenero e deciso di chi conduce una buona battaglia. È la Direttrice del Programma Bon Pasteur Kolwezi, un progetto che la Fondazione Internazionale Buon Pastore ONLUScoordina nell’area dell’ex Katanga, Repubblica Democratica del Congo. Il grande Paese nel cuore dell’Africa, afflitto da una tra le peggiori crisi umanitarie del mondo e da povertà endemica, oltre che dalla continua diffusione di Ebola, giace agli ultimi posti di ogni indice di sviluppo e provoca esodi di massa ormai da decenni. Ma il Congo, in realtà, sarebbe un Paese ricchissimo. Al suo interno vi sono tali e tante ricchezze che basterebbero a far decollare economia e benessere. È forse il caso più eclatante tra quegli Stati poveri che finiscono per maledire le proprie risorse in quanto generatrici di patrimoni per pochissimi – in gran parte stranieri - e di sfruttamento, conflitto, miseria, malattie e sottosviluppo, per tanti. L’ultima in ordine di tempo è il cobalto. 

Da quando nel mondo è schizzata la richiesta di automobili elettriche, si è scatenata una nuova edizione di ‘gold rush’ per questo sottoprodotto di nichel e rame fino a un quinquennio fa sostanzialmente ignorato. Se prima infatti il suo utilizzo era limitato alle batterie degli smartphone (ma ne bastavano appena 5/10 grammi), in tempi di grande espansione di batterie per auto ibride o elettriche (che necessitano tra gli 8 e i 9 kg di cobalto) il suo mercato è letteralmente impazzito. Il prezzo oscilla tra i 30 e i 32 mila dollari a tonnellata e il Congo – che garantisce da solo il 60% del fabbisogno mondiale - è divenuto un polo di sregolata attrazione per tantissime multinazionali. 

Il risultato più evidente è un arretramento a parametri da rivoluzione industriale che coinvolge centinaia di migliaia di persone. Il 60% dei bambini della zona di Kolwezi, ex Katanga (oltre la metà del cobalto si estrae da lì, ndr) è impiegato in miniera e la quasi totalità di questi, abbandona la scuola fin dal ciclo elementare. Il tasso di abusi su donne e ragazze è del 75%, mentre si registrano un aumento della già elevata mortalità infantile oltre a una povertà diffusa che riguarda il 90% della popolazione locale costretta a vivere con meno di un dollaro al giorno.  

«Nella provincia di Lualaba, sud-est del Congo – spiega Suor Catherine -, una delle aree minerarie più ricche di cobalto al mondo, migliaia di persone si ritrovano schiave di un sistema di sfruttamento che crea condizioni inumane e indegne soprattutto per chi già in queste società disgregate è più fragile, come le donne e i bambini. Come ha denunciato Amnesty International nel 2016 col rapporto ‘This is what we die for’, le compagnie minerarie e le grandi multinazionali che producono i nostri smartphone o le automobili elettriche green sono in parte complici di questo vergognoso sfruttamento. Il prezzo e la richiesta di cobalto negli ultimi 2 anni sono aumentati vertiginosamente, ma gran parte dei minatori artigianali, che scavano gallerie profonde a colpi di scalpello e vanga, senza ventilazione e senza strutture di sostegno per evitare crolli, oppure le donne che setacciano a mani nude i materiali di scarto delle miniere, esposte a polveri e gas che distruggono i polmoni e devastano la pelle, continuano a vivere con una manciata di dollari al giorno».

Che tipo di intervento avete proposto?

«Sette anni fa, insieme ad altre due sorelle, abbiamo accettato l'invito del vescovo di Kolwezi di fondare una nuova missione. Nel 2013 abbiamo dato il via ad un programma di sviluppo comunitario che comprende educazione e recupero scolastico, formazione professionale per le donne e le ragazze e forme alternative di sostentamento per le famiglie, con la creazione di cooperative agricole. Ora il progetto è cresciuto fino a coinvolgere l'intera comunità e ha consentito di ricostruire anche un tessuto sociale precedentemente inesistente. Solamente attraverso un approccio in grado di sollecitare tutta la comunità possiamo pensare di ridurre la povertà ed eliminare il lavoro minorile dalle miniere di Kolwezi». 

In poco più di sei anni avete coinvolto migliaia di persone, come è cambiata la situazione da quando ci siete voi?

«Fino ad oggi siamo riusciti a togliere dalle miniere circa 2.000 bambini e a fornire formazione e opportunità lavorative a 280 donne le quali hanno costituito cooperative in grado di garantire la piena sicurezza alimentare a un migliaio di loro familiari. Abbiamo formato circa 7.000 persone sui propri diritti sia come lavoratori che come cittadini e fatto campagne per far comprendere che nessun bambino deve lavorare, tantomeno nelle miniere. Nel piano 2018-2022 prevediamo di tirare fuori dalle miniere 4.830 bambini, di formare 1.879 ragazze a lavori decenti, di sostenere 3.105 donne a raggiungere una autosufficienza alimentare per le proprie famiglie ed educare 9.393 uomini e ragazzi alla coscienza dei propri diritti di minatori. Le donne e i bambini sono i nostri migliori testimonial. Ora sono convinti che ci siano alternative allo status quo, in cui lo sfruttamento in miniera la fa da padrone. Le donne soprattutto hanno creato nuovi legami collettivi e una nuova identità comunitaria che alimentano il desiderio di crescere educati e protetti. Queste sono le basi per costruire una società inclusiva, in cui i diritti umani fondamentali di donne, ragazze e bambini sono rispettati».

Ultima modifica il Giovedì, 02 Maggio 2019 12:19

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