Le reazioni del Sud e del Nord al discorso di Kim-Jong-un

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L’economia, e non le armi nucleari, al centro del video messaggio del leader del Nord. L’ex diplomatico nordcoreano Thae Yong-ho, disertore nel 2016: “Progressi nei negoziati se gli Usa accettano la ‘riduzione’ degli armamenti nucleari e non la loro totale distruzione”.

Il discorso alla nazione pronunciato ieri dal presidente nordcoreano Kim Jong-un è “la dimostrazione che le sanzioni imposte da Nazioni Unite e Stati Uniti funzionano e forzano Pyongyang sulla difensiva”. È quanto emerge da un convegno di accademici sudcoreani, riunitisi quest’oggi a Seoul per analizzare il videomessaggio di Kim.

Il Korean Sharing Movement e l'Institute of Unification Studies della Ewha Womans University hanno organizzato questa mattina il forum presso il Global Center di Seoul. All’incontro hanno preso parte circa 300 persone, tra cui un gruppo di otto esperti. Kim Joon-hyung, docente della Handong Global University, dichiara: “Sui 12.881 caratteri che compongono il discorso di Kim, più della metà, ovvero 8.456, servono ad enfatizzare l'economia del Paese e la sussistenza della popolazione. Questo è in contrasto con il discorso dell'anno scorso, focalizzato sulle armi nucleari”.

Lee Seog-ki, ricercatore presso il Korea Institute for Industrial Economics and Trade, rileva che il leader “non ha esposto alcuna strategia economica specifica”. “Ha invece fatto uso di vecchie espressioni, come l'orientamento unificato da parte dello Stato e la legge economica socialista. Sembra che le sanzioni internazionali contro il regime abbiano avuto un impatto sostanziale sull'economia della Corea del Nord nel 2018, rendendo difensive le strategie per il 2019”, afferma l’esperto.

Intervenuto ad una conferenza organizzata dal partito di opposizione, l’ex diplomatico nordcoreano Thae Yong-ho afferma invece che “non vi è stato il minimo cambiamento nella posizione di Kim riguardo al mantenimento dell’arsenale nucleare”. Thae era il viceambasciatore della Corea del Nord nel Regno Unito. Nel 2016 è divenuto il più alto ufficiale nordcoreano a disertare verso il Sud. “Se gli Usa – sostiene – accetteranno colloqui sulla riduzione delle armi nucleari, i negoziati proseguiranno. Tuttavia, se Washington insisterà sulla totale denuclearizzazione, le relazioni del Nord con Usa e Corea del Sud non vedranno molti progressi”.

Nonostante lo stallo nelle relazioni con Washington, nel discorso trasmesso ieri dalla televisione di Stato Kim ha dichiarato di essere “fermamente impegnato” nella denuclearizzazione e pronto ad incontrare il presidente Usa, Donald J. Trump, in qualsiasi momento. Ha però avvertito che potrebbe cercare “un corso alternativo”, se gli Stati Uniti “valuteranno la sua pazienza in modo sbagliato” con il mantenimento delle sanzioni. Kim ha rinnovato le sue richieste per la fine delle esercitazioni militari congiunte tra la Corea del Sud e gli Usa e ha chiesto che nessuna risorsa militare straniera venga portata nella penisola coreana, poiché “fonte” di tensioni nella regione. Ha infine sottolineato che tutti gli accordi raggiunti durante i tre vertici inter-coreani dello scorso anno recano “contenuti significativi”, in quanto possono essere considerati un trattato di non aggressione tra le Coree.

Le parole del leader nordcoreano hanno suscitato la soddisfazione di Trump, che sui social media afferma: “Kim Jong-un dichiara che la Corea del Nord non produrrà né condurrà test per le armi nucleari e non le cederà ad altri. Anche io non vedo l’ora di incontrare il presidente Kim, il quale conosce bene il potenziale economico della Corea del Nord”.

Ultima modifica il Giovedì, 03 Gennaio 2019 08:32

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