Sofia: il Comune non riconosce lo status di edifici religiosi ad alcune proprietà dell’Esarcato cattolico

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19 SL SofiaIl caso risale al 2014 quando inizia una revisione fiscale sulle imposte pagate dall’Esarcato cattolico di Sofia che comprende i fedeli di rito bizantino. Le autorità finanziare della capitale sostengono che due degli edifici dell’Esarcato sono semplici abitazioni. Mons. Christo Proykov, esarca cattolico e presidente dei vescovi bulgari: “È vero: la comunità cattolica è piccola, ma questo non è un motivo di discriminazione o di oppressione nei suoi confronti”. Intanto la Chiesa locale ha deciso di ricorrere alla Corte di giustizia

La legge è uguale per tutti, ma a Sofia viene interpretata diversamente. Almeno per quanto riguarda alcune proprietà ecclesiali che d’improvviso il Dipartimento finanziario del Comune ha deciso di trattare come “semplici abitazioni”.

Il caso risale al 2014 quando inizia una revisione fiscale sulle imposte pagate dall’Esarcato cattolico di Sofia che comprende i fedeli di rito bizantino. Le autorità finanziare della capitale sostengono che due degli edifici dell’Esarcato, ossia il vescovato adiacente alla cattedrale dell’Assunzione di Maria, dove oltre all’esarca risiedono altri quattro sacerdoti, e il monastero dei padri carmelitani non sono edifici ecclesiastici ma semplici abitazioni. In quanto tali, sono soggetti alla tassa Imu e alla tassa rifiuti di cui gli edifici ecclesiastici invece sono esenti.

“Abbiamo presentato le dichiarazioni per le imposte per anni e mai c’è stato un problema – spiega l’esarca cattolico e presidente dei vescovi bulgari, mons. Christo Proykov -. Poi, d’improvviso questa decisione di penalizzarci con una multa cospicua per il periodo 2009-2013”.

Il presule s’interroga sul perché non venga usato un criterio unico. “Ci sono altri due conventi delle suore eucarestine e delle suore carmelitane – dice -, ma lì i funzionari hanno stabilito che si tratta di edifici ecclesiastici. Non si capisce in base a che cosa si stabilisca che invece il vescovato e il monastero dei padri carmelitani non siano tali”.

Negoziazioni fallite. Mons. Proykov ha cercato invano di risolvere il problema informando il primo ministro, Boyko Borissov, il sindaco di Sofia, Yordanka Fandakova, il difensore civico, ecc. A favore dell’Esarcato cattolico si è pronunciata la Direzione per i culti del Consiglio dei ministri in Bulgaria. “Ci hanno diminuito la penale che dovevamo pagare ma il presupposto che non siamo in regola è rimasto”, afferma Proykov. Dal Comune avevano minacciato anche di bloccare i conti correnti dell’Esarcato.

Il problema nasce dal fatto che la legge in vigore dal 2009 al 2013 definisce tutti gli edifici religiosi come “luogo di preghiera” e, secondo i funzionari fiscali, questi monasteri non sono tali.

“Come confessione – racconta l’esarca -, la comunità cattolica è stata sempre in regola per quanto riguarda le imposte e i nostri doveri nei confronti dello Stato, anzi… Ci davano di esempio, ma qui è una situazione profondamente ingiusta nata dalla libera valutazione degli impiegati fiscali”.

La legge cambia. Nel frattempo, dal 1° gennaio 2014 la legge è cambiata ed è prevista una distinzione tra monasteri, chiese, cappelle, luoghi di preghiera, ecc, proprio per evitare delle incomprensioni. “Per quest’anno non abbiamo ricevuto alcuna notifica fiscale da pagare”, dice Proykov, che però rimane preoccupato: “Visto il precedente non è scontato che, dopo cinque anni, un altro funzionario del Comune non ritenga che il monastero non sia più tale e che di nuovo bisogna pagare le tasse”.

Trattamento diverso. Il problema è stato affrontato anche durante la visita del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, nel marzo 2016, nel corso dei suoi colloqui con le autorità bulgare. Ma vista la mancanza di dialogo, mons. Proykov ha deciso di ricorrere alla Corte di giustizia come ultima speranza. “Tutti gli esperti competenti che abbiamo consultato – spiega Bogdan Patascev, portavoce della Conferenza episcopale bulgara, ritengono che nel processo giudiziario la Corte si pronuncerà a favore dell’Esarcato cattolico. Uguale è anche il parere non ufficiale di alcuni esperti del Comune di Sofia”.

“Non possiamo permetterci un trattamento diverso nei confronti dei vari monasteri cattolici a Sofia perché si potrebbero creare dei precedenti da seguire nel resto del Paese”, afferma mons. Proykov: “È vero: la comunità cattolica è piccola, ma questo non è un motivo di discriminazione o di oppressione nei suoi confronti”. A suo avviso, “mentre la Bulgaria si prepara ad assumere la presidenza europea dal 1° gennaio 2018, dovrebbe dimostrare di essere veramente uno Stato di diritto non solo a parole”.

Ultima modifica il Lunedì, 19 Giugno 2017 00:03

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