Nel lontano 1916 sulla groppa di un mulo, Mons. Gaudenzio Barlassina entrava in Addis Ababa, dopo un viaggio di quasi due anni, da quel lontano Dicembre del 1914 quando partì da Genova diretto in Etiopia. Il sogno dell’Allamano di inviare i suoi missionari in Etiopia, terra evangelizzata dal Cardinal Massaia, si stava realizzando.
Tre anni prima, nel 1913 la Santa Sede aveva creato la Prefettura del Kaffa e l’aveva affidata ai Missionari della Consolata. La rivista “la Consolata”, antesignana di “Missioni Consolata”, annunciava con grande soddisfazione: “Con santa letizia e sensi di viva gratitudine verso la S. Sede comunichiamo ai nostri lettori un’importante notizia. La S.C. di Propaganda ha, con recente decisione, creato una nuova prefettura Apostolica intitolata del Kaffa meridionale, e l’ha affidata per l’evangelizzazione ai missionari del nostro Istituto”
In quello stesso anno Mons. Guadenzio Barlassina fu elevato dalla Santa Sede, Prefetto Apostolico del Kaffa, ed era appunto nel Kaffa che si stava dirigendo per prendere possesso della Prefettura.
Agli inizi della missione, non volendo urtare la sensibilità della Chiesa Ortodossa Etiopica, il Barlassina e gli altri missionari tennero sempre un basso profilo, vestendo con abiti civili e celando l’attività apostolica dietro attività commerciali. Fu solo con l’arrivo di sei Missionarie della Consolata nel 1924 che i Missionari furono costretti a venire allo scoperto; se i Missionari potevano passare per commercianti, ciò non era possibile per le Suore, con il loro vestiti e il crocifisso appeso al collo. Quando nel 1933 il Barlassina rientrò in Italia perché eletto Superiore Generale dei Missionari della Consolata, le missioni del Kaffa erano consolidate e godevano di certa libertà d’azione.
A causa dell’arrivo dell’esercito Italiano e la susseguente guerra Italo-Etiopica, i Missionari furono deportati nel 1935, rientrando l’anno seguente al seguito dell’occupazione fascista come cappellani militari. Nel 1942 con la sconfitta degli Italiani per mano degli Inglesi, i Missionari furono espulsi nuovamente. Ritornarono dopo circa trent’anni, nel 1970, con l’arrivo di Padre Giovanni De Marchi. Dopo un periodo iniziale di missione di dieci anni nell’Harar, nel 1980 ai Missionari fu affidato il nuovo Vicariato di Meki, dove i Missionari lavorano tutt’ora, oltre a presenze nel Vicariato di Nekemti e nell’Arcidiocesi di Addis Ababa.
Dal quel lontano 1916, sono trascorsi cent’anni. I Missionari della Consolata della regione Etiopia, assieme alla Missionarie della Consolata, hanno voluto ricordare tale evento con una solenne Santa Messa presieduta dal Cardinale di Addis Ababa, Berhaneyesus D. Souraphiel, e Mons. Abraham Desta, Vicario Apostolico di Meki. Hanno concelebrato e preso parte alla celebrazione diversi sacerdoti e religiosi/e che conoscono e apprezzano il lavoro dei Missionari della Consolata. A causa del gran numero di persone la messa è stata celebrata all’aperto, nel parcheggio della casa regionale.
Nella sua omelia il Cardinale ha ripercorso in breve la storia dei Missionari della Consolata, e le varie missioni da loro fondate. Al termine il Cardinale, ricordando il tanto lavoro fatto nel passato, ha incoraggiato i Missionari ad andare avanti con fiducia ed aumentare le presenze nel paese.
A termine della Santa Messa, Padre Marco Marini, Superiore Regionale, dopo aver ringraziato il Cardinale e tutti i presenti per la loro presenza, ha letto il messaggio inviato dal Superiore Generale, Padre Stefano Camerlengo, per il centenario. Nel suo messaggio, Padre Stefano, dopo aver ricordato gli eventi del passato legati al Barlassina, l’arrivo delle Missionarie della Consolata e gli sviluppi delle missioni in Etiopia, ha riaffermato che, come già al tempo del Fondatore, la missione in Etiopia, rimane per l’Istituto la missione con la “M” maiuscola. Quindi, ricordando tre principi cari al Fondatore: missione come comunione “unità d’intenti”, missione come “stare con la gente”, missione come bene supremo a cui dare il meglio di se stessi; si è felicitato con i Missionari per i cent’anni di attività e li ha incoraggiati ad andare avanti con fiducia nel Signore.