Cordoglio del Papa per la morte del card. Arns

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Papa Francesco ha espresso il suo cordoglio per la morte, avvenuta ieri, del cardinale brasiliano Paulo Evaristo Arns: aveva 95 anni. Dell’Ordine dei Frati Minori, nominato da Paolo VI nel 1970 arcivescovo di San Paolo del Brasile e creato cardinale nel 1973, ha guidato questa Diocesi per 28 anni. Era l'ultimo porporato vivente creato da Papa Montini. In un telegramma inviato all’arcivescovo di San Paolo del Brasile, il cardinale Odilo Pedro Scherer, il Pontefice lo definisce un “pastore coraggioso che nel suo ministero ecclesiale si è rivelato autentica testimonianza del Vangelo in mezzo al suo popolo” indicando “il cammino della verità nella carità e del servizio alla comunità nella costante attenzione ai più svantaggiati”. Il cardinale Odilo Scherer ricorda con parole commosse il porporato scomparso. L’intervista è di Silvonei Protz:

R. – Il cardinale Arns è stato anzitutto un uomo di grande fede; un uomo semplice, ma anche  una persona di grande cultura, direi una personalità di spicco; un religioso, un vero francescano, in cui la spiritualità francescana, nel corso di tutta la sua vita, è stato il suo marchio. E’ stato un uomo di Chiesa, un vero pastore della Chiesa, sempre vicino al popolo, molto sensibile alla sofferenza, alle situazioni, alle difficoltà e ai disagi delle persone. E’ stato un uomo sensibile anche alle questioni sociali, ai diritti civili, alle questioni della politica e della vita democratica. E’ stato un uomo che ha davvero voluto mettere in pratica quello che dice il Concilio nella “Gaudium et Spes”, soprattutto quello che riguarda la libertà, la dignità umana, i diritti umani e la promozione della giustizia sociale riguardo soprattutto alla dignità dei poveri e di tutti coloro che, in qualche maniera, erano privati dei diritti umani a causa di regimi autoritari.

D. – Qual è l'eredità del cardinale Arns?

R. – Lui lascia una grande eredità! E’ stato arcivescovo di San Paolo per 28 anni; e prima era stato anche vescovo ausiliare di San Paolo per 3-4 anni; da giovane frate francescano fu professore di patristica; aveva studiato alla “Sorbona” di Parigi e quindi era un uomo che si muoveva molto bene anche nel mondo della cultura. Come pastore era un uomo semplice, amava stare in mezzo alla gente, gustare le cose semplici: è un uomo che ha lasciato un grande esempio e che ha fatto molto bene nell’arcidiocesi di San Paolo.

D. – Ha vissuto durante il periodo della dittatura in Brasile…

R. – Sì, ed è stato un po’ il simbolo della resistenza contro gli abusi autoritari del regime militare di quell’epoca. Difendeva, senza alcun compromesso, i diritti umani e la dignità umana; denunciava gli abusi, le torture e la persecuzione politica. E' sempre stato un uomo che ha difeso anche le libertà democratiche, affinché la società si organizzasse non in modo autoritario ma in modo democratico. Quindi sì, un uomo di dialogo: di dialogo civile, di dialogo religioso, dialogo interreligioso. E questo fa parte della sua vita e della sua eredità. Per finire, devo dire una cosa bella: in questi ultimi giorni, quando si vedeva ormai che non stava bene, si è messo fra le mani la sua croce pettorale. L'ha stretta forte fra le sue mani e non l’ha lasciata fino al momento della morte… Questo è stato un segno molto bello, proprio nel giorno in cui la Chiesa ricorda la memoria di San Giovanni della Croce.

Ultima modifica il Domenica, 18 Dicembre 2016 23:41
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