Per i bambini cristiani, l’istruzione in Pakistan non è un ‘diritto’. Sulla carta è garantita una educazione scolastica che nella realtà non trova alcun riscontro. In molti non dispongono di libri né di alcun materiale scolastico, negli istituti manca addirittura l'acqua e ad aggravare pesantemente le loro condizioni c'è un forte clima discriminatorio. Clarissa Guerrieri ne ha parlato con Stefano Vecchia, giornalista esperto di questioni asiatiche:
R. – Ci sono tre ordini di problemi riguardo l’educazione: il primo è quello della povertà, il secondo è legato al fattore socio-culturale che riguarda in particolar modo le bambine - circa il 62 percento delle bambine che frequentano le elementari poi subisce una decimazione quando passa alla scuola media; soltanto il 24 percento delle donne in Pakistan risulta alfabetizzata -; il terzo fattore è di tipo religioso, socio-religioso. La povertà costringe quindi le famiglie a mandare i loro figli in scuole di basso livello che risulta in una carenza di istruzione adeguata.
D. - In che modo vengono aiutati e soprattutto da chi?
R. – Un sostegno governativo. C’è poi un prelievo annuale di fondi da un apposito bilancio destinato alle minoranze meno privilegiate.
D. – Per i bambini cristiani le difficoltà aumentano. Sa spiegarci come mai c’è questo enorme limite in Pakistan?
R. - Purtroppo negli ultimi anni la situazione si è aggravata, le tensioni socio-religiose hanno influenzato in maniera molto forte le comunità. Le aggressioni degli ultimi anni hanno creato una situazione veramente difficile per i battezzati.
D. - Come mai le autorità pakistane ignorano quello che accade?
R. - Negli ultimi tempi in realtà stanno dando dei segnali di reazione, però le difficoltà sono tante. Adesso anche le organizzazioni non governative si trovano in difficoltà.
D. - Lei pensa che il governo aiuterà questi giovani con progetti nelle scuole in futuro?
R. - Non ci sono progetti specifici. Il Paese ha delle leggi che sulla carta sono buone leggi. Mancano i fondi adeguati. Quindi la questione è proprio questa: il Paese deve ritrovare uno slancio anche ideale, che di conseguenza renda disponibile delle risorse finanziarie e umane per un vero sviluppo.