Aperto a Ramallah un museo per Yasser Arafat

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È il piatto forte del museo che ha aperto i battenti il 10 novembre scorso: il visitatore scopre le stanze strette in cui Yasser Arafat (1929-2004) si ritrovò confinato per quasi due anni durante la seconda intifada (2000-2004), quando i carrarmati israeliani circondarono, e demolirono parzialmente, il suo quartier generale a partire dal dicembre 2001. Siamo nel cuore della Muqataa, il palazzo presidenziale palestinese a Ramallah, in Cisgiordania. I letti di Arafat e delle sue guardie sono ancora ricoperti di spesse coperte; le celebri keffiah del defunto presidente stanno impilate in un armadio. Ricostruita con cura, la scena dello storico assedio si offre ormai agli occhi del pubblico.

La restante parte del museo è senza dubbio più comune, ma non meno interessante. Lungo il percorso in dolce pendenza che si snoda su due piani si scoprono, o riscoprono, i principali avvenimenti e figure storiche che hanno contrassegnato lo scenario palestinese nel Ventesimo secolo. Il tutto incrociando la biografia di Yasser Arafat, considerato l'astro indiscusso della resistenza palestinese. Dopo aver fondato il movimento Fatah nel 1959, Arafat diresse per 35 anni l’Organizzazione per la liberazione della Palestina e fu il primo presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, godendo di un prestigio immenso tra i suoi, che lo considerano il padre della nazione.

Gli oggetti personali di Arafat – dal revolver, ai passaporti, agli occhiali da sole – occupano un posto di rilievo nel museo, che è costellato di pannelli esplicativi, foto e video. Quanto è esposto nelle teche è stato faticosamente raccolto nel corso degli anni dalla Fondazione Yasser Arafat, che ha dovuto sormontare ostacoli non indifferenti, a cominciare dalla inaccessibilità di certi oggetti conservati nella Striscia di Gaza, sotto il pieno controllo di Hamas a partire dal 2007. «Abbiamo dovuto negoziare per due anni con Hamas per recuperare la medaglia del Premio Nobel per la Pace (conferito nel 1994, dopo gli Accordi di Oslo, a Yasser Arafat e agli israeliani Shimon Peres e Yitzhak Rabin - ndr), ma alla fine ce l’abbiamo fatta» si rallegrava Azam al-Ahmad, membro della Fondazione, nel corso dell’inaugurazione del museo, lo scorso 9 novembre.

All'evento era presente anche l’attuale presidente, Mahmoud Abbas. Questo museo, ha detto l'uomo politico, vuol essere «un dono alle giovani generazioni, perché conoscano la storia di uno dei più grandi uomini della Palestina e del mondo intero». L’egiziano Amre Moussa, ex segretario generale della Lega araba, ha aggiunto che questo luogo non intende semplicemente commemorare Arafat, ma «mantenerlo vivo e renderlo immortale».

Il museo, che è costato l'equivalente di 6,3 milioni di euro, si trova accanto al memoriale di Arafat nella Muqataa. Il complesso include dal 2007 un mausoleo temporaneo che conserva le spoglie del defunto leader. I palestinesi sperano sempre di poter un giorno trasferire la sua tomba in una Gerusalemme divenuta capitale dello Stato palestinese.

 

Ultima modifica il Domenica, 20 Novembre 2016 22:00

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