√Sisma: oltre 240 morti. Si scava ancora in cerca di superstiti

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E' di 241 morti, di cui molti bambini, e 264 feriti l'ultimo bilancio, purtroppo ancora provvisorio, delle vittime del sisma che alle 3.36 di ieri ha devastato il Centro Italia, in particolare le zone di Rieti nel Lazio e di Ascoli nelle Marche. Circa 2.500 gli sfollati, ancora molti i dispersi. Intanto, nei centri più colpiti dal terremoto si è affrontata la prima notte all’aperto. Il servizio di Giancarlo La Vella: 

Il numero delle vittime è purtroppo destinato a crescere. Lo afferma il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. Prosegue, intanto, incessante l’opera di rimozione delle macerie e la ricerca dei dispersi. Impossibile stabilirne il numero preciso, data la presenza nella zona in questo periodo di turisti e persone di passaggio. Risolto però l’enigma dell’Hotel Roma, ad Amatrice. I proprietari, ricoverati in ospedale, hanno fatto sapere che gli ospiti erano 32. Per ora solo quattro sono stati ritrovati in vita, ma non si dispera. Le forze dell’ordine sono impegnate a tempo pieno, per prevenire e reprimere episodi di sciacallaggio, che comunque già sono stati segnalati, mentre gli sfollati si organizzano per cercare di recuperare dalle abitazioni danneggiate vestiti, medicinali e documenti. E si susseguono a centinaia le scosse di assestamento. Nell’ambito dello sciame sismico, ancora alcuni movimenti tellurici particolarmente intensi, che hanno superato i 4 gradi della scala Richter. E i geologi avvertono: “Tutto nella normalità del dopo terremoto, ma – sottolineano – alto ora il rischio di frane”. E quella trascorsa è stata per i sopravvissuti la prima notte dopo il sisma; non per tutti è stato possibile avere una tenda o un tetto. A nessuno è mancata l’assistenza dei volontari. Eugenio Murrali ha intervistato Giònata Fatichenti, capocampo Misericordie a S. Angelo di Amatrice:

“La notte si è svolta senza particolari emergenze, perché chiaramente queste erano state, per quanto possibile, affrontate nella prima giornata di ieri. Questo ha fatto sì che iniziassimo i montaggi dei campi di accoglienza nel pomeriggio di ieri e poi siamo andati avanti a oltranza tutta la notte. Stiamo ultimando il montaggio del campo di accoglienza nella stazione di Sant’Angelo, che andrà a ospitare circa 300 persone. Le persone più fragili hanno dormito dentro da ieri. Altre in soluzioni un po’ più di fortuna, limitando il più possibile il numero di coloro, che hanno dormito all’esterno”.

Ieri nelle zone terremotate la visita del premier italiano, Matteo Renzi, e di altre autorità. Convocato alle ore 18.00 di oggi il Consiglio dei ministri per i primi provvedimenti, la dichiarazione di stato d'emergenza e l'erogazione di 234 milioni di euro del Fondo per le emergenze nazionali. Infine, si fa sempre più concreto lo slancio solidale nei confronti delle popolazioni sinistrate da parte di ogni regione italiana. Dall’estero, Stati Uniti, Germania e Francia tra i Paesi che hanno offerto subito la disponibilità a inviare aiuti. Sul fronte legale, la Procura di Rieti ha aperto un’inchiesta per disastro colposo. Un atto dovuto, per consentire il riconoscimento e l’inumazione delle salme.

 

Papa invia i Vigili del Fuoco del Vaticano ad Amatrice

Come segno concreto della vicinanza del Papa alle persone colpite dal terremoto, una squadra di sei membri del Corpo dei Vigili del Fuoco della Città del Vaticano si è recata in mattinata ad Amatrice, in provincia di Rieti. La squadra lavorerà in accordo con la Protezione Civile Italiana nella ricerca e nella assistenza delle vittime.

Stamane il Papa aveva telefonato al vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, che era a Lourdes in pellegrinaggio. Nel pomeriggio sarà nei luoghi colpiti dal sisma. "Alle 7 - racconta il presule - ho ricevuto una telefonata da parte di Papa Francesco. Mi ha informato di aver saputo del terremoto alle 4.15 del mattino e di aver subito celebrato la Messa pregando per le  persone coinvolte. Mi ha invitato a non avere paura, e mi ha rivolto  parole di vicinanza e di incoraggiamento che porterò alla  popolazione". Mons. Pompili, appresa la notizia del sisma, è subito ripartito da Lourdes per rientrare nel Reatino.

 

Testimonianza di suor Mariana, salvata dalle macerie del convento

E’ rimasta a lungo incastrata tra le macerie, suor Mariana, Ancella del Signore del Convento “Don Minozzi” di Amatrice, ma quando aveva già perso le speranze e aveva offerto la sua vita in cambio della salvezza di un’altra persona, un ragazzo è riuscito a sbloccare la porta e a condurla al sicuro. Eugenio Murrali ha raccolto la testimonianza di dolore e di fede della giovane religiosa albanese: 

R. – Mi sono accorta del terremoto verso le 4 del mattino e dalle 4 alle 4.30 ho fatto la spola tra sotto il letto e la porta della camera per chiedere aiuto. Quando mi sono accorta che era il terremoto e che crollava tutto, sono andata sotto la porta – se così si può chiamare la maceria rimasta – e mi sono vista come sopra un pinnacolo: tutto il resto era crollato, era come il cono di un gelato rovesciato. Per mezzora ho continuato a chiedere aiuto, ma nessuno mi rispondeva, facevo avanti e indietro, mentre il tetto sopra di me continuava a crollare. Avevo però il pavimento ancora stabile sotto i piedi, anche se tutto intorno a me era crollato. Anche il tetto dove si trovava l’altra suora, a un metro di distanza da me, era crollato. Allora ho cominciato a mandare messaggi alle persone più care, anche se non ai miei familiari, perché non volevo far venire loro un infarto e farli disperare. E a tutti quanti ho detto che c’era il terremoto e quello che avrei dovuto fare. Poi, dopo mezz'ora, quando mi sono resa conto che nessuno veniva ad aiutarmi, ho cominciato a fare i saluti, gli addii, alle persone più vicine, e chiedevo loro di pregare per me. Da ultimo, quando oramai avevo perso la speranza di essere salvata, ho offerto la mia vita in cambio di un’altra. In quel momento, ho sentito una voce che mi chiamava: era un ragazzo, uno dei nostri ospiti che si trovava lì e che aveva sfondato la porta per venirci a salvare. Mi ha detto di seguirlo e mi ha fatto strada, perché stava crollando tutto. Io, lì per lì, in quel momento, mi sentivo come confusa e ciò a causa della botta in testa che avevo preso: mi ero svegliata mezz'ora dopo la scossa di terremoto… Ho seguito il ragazzo, ma mentre andavo e chiedevo aiuto, ho sentito un’altra suora che chiedeva aiuto. Ho avvertito il ragazzo e lui mi ha risposto che non potevamo avvicinarci a causa delle macerie. Dopo avermi portato in salvo, siamo tornati indietro, abbiamo fatto il giro della casa, e invece di una abbiamo sentito due suore che chiedevano aiuto. Ma a quell’ora – erano le 4.30 – i soccorsi non arrivavano, non c’era nessuno ancora. Dopo – se non sbaglio – è arrivata la guardia forestale di Cittaducale, che ha tratto in salvo le altre due suore, che sono state poi portate in ospedale. Sono vive e ora le stanno curando. Dopo, verso le 8, è stata tratta in salvo un’altra signora anziana, una delle nostre ospiti, e – purtroppo – sotto le macerie ci sono ancora tre suore e quattro signore anziane. Non so se sono riusciti a tirarle fuori e se ora sono vive. Gli altri ospiti sono stati tratti in salvo dal ragazzo e si sono aiutati gli uni con gli altri per salvarsi.

D. – Come donna di fede, come affronta questo momento?

R. – Quando avevo perso la speranza anche di essere salvata, a caldo, rileggendo questa parte della mia vita, ho visto, in mezzo alla morte, la vita. Perché Dio ha detto: “Vivrai”, mi ha salvato. Perché quella dove mi trovavo era l’unica parte della casa che ancora non era crollata. Io riflettevo e mi dicevo che non ero più santa io delle altre suore che erano sotto le macerie: perché io sì e loro no? E lì ho visto Dio, che non guarda la perfezione morale – il “cammina dritto, non mangiare e non bere” – ma la sua misericordia. Non è una fede fatta di precetti e di norme: ma è un credere in Gesù Cristo, che è il Dio della vita, che perdona, accoglie e salva anche quando c’è la morte, ci sono le macerie e c’è la disperazione. Perché io avevo perso la speranza di essere salvata… In questo momento non servono a niente tante parole, ma serve essere come un faro di speranza, come lo è stato il ragazzo, per dire alle persone: “Andiamo avanti, non torniamo indietro”. Perché non serve a niente tornare indietro ma solo andare avanti, perché indietro è facile tornare, per non affrontare l’avanti. Quindi bisogna andare avanti: chi può – il più coraggioso – deve andare avanti: la vita continua. Perché se torniamo indietro finisce tutto e non ha senso: non ha senso che ci siamo salvati se ora dobbiamo tornare indietro. 

 

Ultima modifica il Domenica, 28 Agosto 2016 22:20

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