√ Il caso controverso degli ultimi ebrei dello Yemen

Pubblicato in Notizie

Nella seconda metà di marzo sono arrivati in Israele, in appena 17, con un rotolo prezioso di una antichissimaTorah. Il premier Benjamin Netanyahu li ha ricevuti e i media internazionali hanno dedicato loro una decina di approfondimenti - che sono davvero tanti per gli ebrei yemeniti - raccontando la coda lunga dell’operazione Tappeto volante (o Magic carpet in inglese), avvenuta tra il 1949 e il 1950, per favorire il trasferimento delle superstiti comunità ebraiche dello Yemen verso la terra di Israele.

Nel giro di poche ore sui social media in Israele sono rimbalzate infinite volte le immagini dei nuovi arrivati con in testa la tradizionale kippà, e delle loro donne in niqab (che vela quasi per intero il loro corpo - ndr), secondo i costumi che la comunità ha mantenuto in Yemen. I commenti non erano favorevoli a questi migranti sui generis: «Se vogliono mantenere i loro costumi se ne tornino indietro»; «Ma le loro donne sono ebree o musulmane?» e via discorrendo. Purtroppo i social hanno evidenziato la punta di un iceberg finora troppo sottaciuto: ossia la sostanziale difficoltà degli ebrei yemeniti ad essere accettati in Israele e uno dei motivi principali per i quali le restanti 40 persone della comunità hanno scelto di rimanere a Sanaa – dove vivono nel recinto dell’ex ambasciata statunitense, dietro un muro –, e la ragione per cui per anni hanno opposto sempre molta resistenza al trasferimento in Israele, dopo avere ascoltato i racconti di chi li ha preceduti negli anni Cinquanta.

Non si tratta però solo di difficoltà di integrazione. Sulle pelle degli sfollati yemeniti si gioca un pesante braccio di ferro tra il governo e l’Agenzia ebraica, che incoraggiano il «ritorno» degli ebrei sparsi in altri Paesi del mondo, e la comunità ultra-ortodossa Satmar Hasidim, considerata anti-sionista e basata a New York. Secondo al-Monitor, autorevole pubblicazione online di analisi e approfondimenti dal Medio Oriente, Satmar Hasidim dal 1991 ha cercato di prevenire lo spostamento degli ebrei yemeniti in Israele, incoraggiandone invece il trasferimento negli Stati Uniti.

Dal racconto degli stessi emigrati, la comunità ultraortodossa di New York li avrebbe convinti adducendo come motivazione il fatto che in Israele non sarebbe stato possibile per loro mantenere intatta la loro fede e i loro costumi. Negli Usa, inoltre, sarebbero stati aiutati finanziariamente a stabilirsi nelle città di Monsey e Monroe (Stato di New York). La ragione dell’interesse di Satmar Hasidim per gli ebrei yemeniti riposerebbe sul fatto che essi non sono per nulla secolarizzati: sono gli unici ebrei al mondo che hanno mantenuto le più antiche tradizioni sefardite non contaminate (sono mizrahi) e per questo, secondo gli ultra-ortodossi, andrebbero preservati e dovrebbero essere protetti dal secolarismo in una comunità chiusa come quella di Monsey e Monroe.

L’uomo chiave della migrazione ebreo-yemenita verso gli Usa è rav Berl Yaakovovitz, che in 22 anni ha visitato gli ebrei yemeniti a Sanaa e a Raidah, nella provincia di Amran, ben 30 volte. Yaakovovitz rifiuta le accuse di anti-sionismo mossegli dall’agenzia israeliana per la migrazione e ammette di voler aiutare solo le famiglie ebree yemenite che desiderano migrare verso gli Usa, senza mai aver impedito la migrazione verso Israele. Per contro, l’Agenzia ribadisce che laddove la comunità Satmar Hasidim non sia riuscita a farli migrare verso New York, abbia invece incoraggiato la loro permanenza in Yemen. Rav Berl Yaakovovitz smentisce ad al-Monitor e aggiunge: «Noi semplicemente li aiutiamo a sopravvivere in Yemen: inviamo denaro; manteniamo una scuola maschile per 10 bambini e una femminile per 15 bambine; abbiamo programmi di aiuto per gli uomini sposati e diamo borse di studio ai ragazzi. Sono fondi nostri e lo Stato di Israele non c’entra nulla. Gli ebrei yemeniti sono liberi di fare quello che vogliono».

Nell’ottobre 2014 Terrasanta.net fece visita gli ebrei insediati nel recinto di Sanaa. Uno dei membri della comunità, Sulaiman Marrahabi, ci disse: «La mia vita è tra queste mura ma sogno di tornare nella mia terra. Temo però che farò la fine di molti parenti. Sono emigrati in Israele alcuni anni fa e non metteranno più piede qui, nemmeno per morire». Sulaiman è uno dei 40 yemeniti che vive ancora nel complesso di Sanaa e che si è rifiutato di lasciare la terra della regina di Saba. Nonostante la guerra, nonostante tutto.

Fonte: terrasanta.net

 

Ultima modifica il Mercoledì, 13 Aprile 2016 15:36

Gli ultimi articoli

Missionari laici della Consolata in Venezuela

16-07-2024 Missione Oggi

Missionari laici della Consolata in Venezuela

Prima di tutto vogliamo essere grati a Dio, alla Chiesa e ai Missionari della Consolata; la gratitudine è la nostra...

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

16-07-2024 Notizie

Mozambico. Non è mediatica, ma è una guerra

Una regione del Paese africano alla mercé della guerriglia islamista C’era ottimismo a Maputo, la capitale mozambicana. La guerriglia a Cabo...

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

15-07-2024 Missione Oggi

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

La Corte di Giustizia dello Stato del Paraná (Brasile) ha tenuto dal 3 al 5 luglio l'incontro sulla Giustizia Riparativa...

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

14-07-2024 Missione Oggi

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

I rappresentanti dei popoli nativi dell'Amazzonia peruviana, insieme ai missionari, si sono riuniti nella Prima Assemblea dei Popoli Nativi, che...

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

13-07-2024 Notizie

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

La comunità di Casa Generalizia a Roma festeggerà, il 18 luglio 2024, il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale di padre...

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

13-07-2024 Allamano sarà Santo

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

L'11 maggio 1925 padre Giuseppe Allamano scrisse una lettera ai suoi missionari che erano sparsi in diverse missioni. A quel...

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

11-07-2024 Allamano sarà Santo

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

In una edizione speciale interamente dedicata alla figura di Giuseppe Allamano, la rivista “Dimensión Misionera” curata della Regione Colombia, esplora...

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

10-07-2024 Domenica Missionaria

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

Am 7, 12-15; Sal 84; Ef 1, 3-14; Mc 6, 7-13 La prima Lettura e il Vangelo sottolineano che la chiamata...

"Camminatori di consolazione e di speranza"

10-07-2024 I missionari dicono

"Camminatori di consolazione e di speranza"

I missionari della Consolata che operano in Venezuela si sono radunati per la loro IX Conferenza con il motto "Camminatori...

onlus

onlus