Papa Francesco, ecumenismo del sangue e del povero tra cattolici e ortodossi in Bulgaria

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“Quanti cristiani in questo Paese hanno patito sofferenze per il nome di Gesù, in particolare durante la persecuzione del secolo scorso! L’ecumenismo del sangue! Essi hanno diffuso un profumo soave nella “Terra delle rose””.

La seconda tappa del viaggio iniziato questa mattina (domenica) con la visita al Santo Sinodo Ortodosso di Bulgaria nella sua visita alla sede di Sofia.  Un gesto ecumenico. Anche se non ci sarà una liturgia comune,  il Papa vuole sottolineare il buon rapporto con gli ortodossi. Come già Giovanni Paolo II nel 2002, primo Pontefice in terra bulgara.

La Chiesa ortodossa bulgara ha 6,5 milioni di fedeli in Bulgaria e un numero di fedeli tra 1,5 e 2,0 milioni nei restanti Paesi europei, nelle Americhe e in Australia. Dopo gli ortodossi al secondo posto per numero ci sono i fedeli dell'Islam e al terzo quelli della Chiesa Cattolica.

Il Palazzo del Sinodo è un edificio del 1904, all’interno c’è una cappella dedicata allo Zar Boris I considerato santo ed evangelizzatore del paese .

La Chiesa Ortodossa Bulgara è indipendente dal Patriarcato di Costantinopoli e legata maggiormente a Mosca. Il Santo Sinodo è l’organo amministrativo più importante.

Il Patriarca Neofit che accoglie il Papa è il successore di Maxim che nel 2002 ricevette Giovanni Paolo II. Una visita storica allora per il cammino ecumenico.

Papa Francesco aggiunge: “Credo che questi testimoni della Pasqua, fratelli e sorelle di diverse confessioni uniti in Cielo dalla carità divina, ora guardino a noi come a semi piantati in terra per dare frutto. E mentre tanti altri fratelli e sorelle nel mondo continuano a soffrire a causa della fede, chiedono a noi di non rimanere chiusi, ma di aprirci, perché solo così i semi portano frutto”.

Il Papa ha ricordato l’impegno di Roncalli e i rapporti con la Chiesa Ortodossa Bulgara: “ sono fiducioso che, con l’aiuto di Dio e nei tempi che la Provvidenza disporrà, tali contatti potranno incidere positivamente su tanti altri aspetti del nostro dialogo. Intanto siamo chiamati a camminare e fare insieme per dare testimonianza al Signore, in particolare servendo i fratelli più poveri e dimenticati, nei quali Egli è presente. L’ecumenismo del povero”.

Un pensiero speciale per i santi Cirillo e Metodio “che ci hanno legati sin dal primo millennio e la cui memoria viva nelle nostre Chiese rimane come fonte di ispirazione, perché, nonostante le avversità, essi misero al primo posto l’annuncio del Signore, la chiamata alla missione”.

Dopo aver ricordato i rapporti sempre più amichevoli tra Chiesa cattolica e ortodossi bulgari,  la conclusione del Papa: “Missione e comunione: due parole sempre declinate nella vita dei due Santi e che possono illuminare il nostro cammino per crescere in fraternità. L’ecumenismo della missione”. E aggiunge: “Un campo che ci interpella nell’annuncio è quello delle giovani generazioni. Quant’è importante, nel rispetto delle rispettive tradizioni e peculiarità, aiutarci e trovare modi per trasmettere la fede secondo linguaggi e forme che permettano ai giovani di sperimentare la gioia di un Dio che li ama e li chiama! Altrimenti saranno tentati di prestare fiducia alle tante sirene ingannevoli della società dei consumi”.

Il saluto del Papa è per “l’alta vocazione di questo Paese, per il nostro cammino in un ecumenismo del sangue, del povero e della missione. A mia volta domando un posto nelle vostre orazioni, nella certezza che la preghiera è la porta che dischiude ogni via di bene”.

 Da parte sua il Patriarca ha ricordato che ci sono ancora divisioni che meritano un maggior approfondimento storico: "Ci sembra che, anche se ben documentata, questa parte della storia della Chiesa non sia stata analizzata in modo abbastanza imparziale e non siano state tratte le conclusioni necessarie. Invece è possibile che ne venga fuori che in quell’istante, in cui la storia della Chiesa Universale si è intrecciata con la storia dello Stato di Bulgaria, si nascondano alcune delle risposte alle domande che ci occupano ancora oggi".

Il Papa ha donato al Patriarca  un Codex Pauli, Edito in occasione del bimillenario della nascita di san Paolo, è un tomo unico di 424 pagine, arricchito da una minuziosa selezione di fregi, cornici, miniature e illustrazioni, provenienti da manoscritti di datazione diversa dell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura, in particolare dalla Bibbia Carolingia, custodita da più di mille anni dai monaci benedettini.

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